Pil del 2° trimestre crolla al -12,4%, clamoroso -17,3% annuo: nessuno così male nel mondo, “è recessione conclamata, Italia rischia di tornare indietro agli anni ’90”

"Con l'ancor più pesante calo che emerge dai dati diffusi oggi dall'Istat (-12,4% nel secondo trimestre 2020 sul trimestre precedente) l'Italia entra clamorosamente in recessione conclamata"
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Nel secondo trimestre 2020 il Pil italiano è crollato del 12,4% sul trimestre precedente e del 17,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: lo ha reso noto l’Istat in una stima preliminare, precisando che i dati sono corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. Si tratta del calo più forte dall’inizio delle rilevazioni nel 1995.

Il secondo trimestre del 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2019. La caduta registrata tra aprile e giugno risente delle misure restrittive prese per contenere gli effetti dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus. In termini congiunturali si tratta del terzo ribasso consecutivo, si conferma quindi la recessione. Il calo trimestrale del 12,4% segue il -5,4% del trimestre precedente, già impattato dalla crisi dovuta alla pandemia. La contrazione tendenziale del 17,3% invece viene dopo la flessione annua del 5,5%. I dati del precedente trimestre sono stati entrambi rivisti al ribasso di 0,1 punti percentuali. Il valore trimestrale del Pil si ferma a 356 miliardi e 647 milioni di euro, un minimo.

“Si rischia di tornare indietro di 23 anni”

Con il pesantissimo calo del primo trimestre 2020, (-5,3%) che aveva fatto seguito alla contrazione dello 0,2% registrata nel quarto trimestre 2019, il Pil italiano era entrato in recessione tecnica. Con l’ancor più pesante calo che emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat (-12,4% nel secondo trimestre 2020 sul trimestre precedente) l’Italia entra clamorosamente in recessione conclamata“: lo afferma Promotor, secondo cui “è facile prevedere che l’andamento del secondo semestre dell’anno sarà ancora negativo, ma non è certo impresa facile ipotizzare l’entità del calo dell’intero 2020“. Secondo l’ultima stima della Commissione Europea, ricorda il centro studi, la contrazione di quest’anno dovrebbe essere dell’11,2% e sarebbe il calo più pesante registrato dal Pil nella storia dell’Italia unita dopo quelli del 1943 e del 1944. Il Pil italiano (a prezzi costanti 2010) tornerebbe indietro di 23 anni, scendendo a quota 1.440 miliardi, cioè allo stesso livello degli anni 1996-1997.
Negli ultimi 30 anni, osserva Promotor, il Pil italiano in euro 2010 è passato da quota 1.327 miliardi del 1990 a quota 1.687 miliardi nel 2007 per sprofondare poi nel 2013 a 1.541 miliardi (livello uguale a quello del 2000), per recuperare quindi fino a 1.621 nel 2019 e sprofondare di nuovo nel 2020 fino al livello di 23 anni fa.
E’ del tutto evidente che per superare questa difficilissima situazione il nostro Paese ha bisogno di interventi, non solo immediati ma anche radicali ed incisivi. Anche ammettendo che il crollo dovuto alla pandemia da Coronavirus potesse essere colmato in tempi ragionevolmente brevi, rimarrebbe sempre da recuperare il ritardo che già nel 2019 vi era rispetto al 2007, ritardo che segna una pesante interruzione nel percorso secolare di crescita del Pil italiano ed anche una drammatica anomalia rispetto alle altre economie avanzate che hanno superato in pochi anni la crisi del 2008 per continuare poi a crescere fino alla battuta d’arresto del 2020,” ha sottolineato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor.

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