Allerta ghiacciaio di Planpincieux, il Cnr: “E’ allarmante, ma è un fenomeno naturale”

"Il ghiacciaio Planpincieux sta attraversando un processo che si è già verificato in precedenza, come conseguenza del caldo estivo, anche prima degli effetti dovuti al cambiamento climatico"
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“Il ghiacciaio Planpincieux sta attraversando un processo che si è già verificato in precedenza, come conseguenza del caldo estivo, anche prima degli effetti dovuti al cambiamento climatico”, lo ha detto all’AGI Renato Colucci, glaciologo e ricercatore presso l‘Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), commentando il possibile crollo del ghiacciaio Planpincieux sul Monte Bianco, che ha mobilitato interventi di evacuazione e prevenzione. Ma lo stato di allerta non sorprende dato che storicamente questi eventi estremi si sono succeduti diverse volte.

Lo scorso anno in Svizzera sono bastate due settimane per fondere 800 milioni di tonnellate di ghiaccio, che hanno causato una violenta alluvione a Zermatt. “E’ importante precisare – spiega Colucci – che ogni ghiacciaio presenta caratteristiche strutturali specifiche e peculiarità, che influiscono sul suo comportamento. Quello che è accaduto lo scorso anno in Svizzera è un classico esempio di evento estremo che pero’ rientra nella categoria di fenomeni naturali. Un’ingente quantità di acqua rimasta intrappolata da quella che si puà considerare una diga naturale è fuoriuscita repentinamente provocando l’alluvione”.

L’esperto aggiunge che la conformazione del Planpincieux fa sì che la fronte del ghiacciaio si muova su un pendio ripido. Questo allarga naturalmente i crepacci e, unitamente alla aumentata fusione dovuta alle temperature estive piu’ elevate, lubrifica la base del ghiacciaio, che può rompersi improvvisamente e trasportare ingenti valanghe di ghiaccio a valle. “Si tratta di un evento naturale – sottolinea Colucci – che dipende dall’evoluzione del ghiacciaio e si verificava anche prima che l’effetto dei cambiamenti climatici fosse così significativo. Ovviamente le temperature più elevate influiscono sulla frequenza e l’intensità di questi fenomeni, ma paradossalmente possiamo pensare che tra poche decine di anni il Planpincieux non potrebbe non rappresentare più un pericolo da questo punto di vista, perché il ghiaccio verosimilmente si ritirerà a quote più elevate”.

Il ricercatore precisa che la fusione dei ghiacciai provoca comunque una serie di complicazioni ambientali, per cui è necessario intervenire fintanto che la situazione risulta gestibile. La fusione dei ghiacciai può provocare infatti conseguenze di vario genere e rappresenta spesso un pericolo per le valli limitrofe.

Oltre al già citato caso in Svizzera, lo scorso anno il Planpincieux è stato protagonista di un altro evento simile a quello che si sta verificando in questi giorni. Sempre in Svizzera, nel 2017 una parte del ghiacciaio Trift, collassata nel borgo di Saas-Fee, ha indotto 220 persone a lasciare le proprie abitazioni in maniera preventiva a seguito della situazione di allerta.

Nell’agosto 2010 sul Tahoma Glacier sul Monte Rainier (USA) ha provocato una valanga di massi e rocce che hanno provocato la chiusura di una strada e una delle piste dell’adiacente parco nazionale del Monte Rainier. Nello stesso anno, l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull, in Islanda, ha fatto sì che l’acqua di fusione del ghiacciaio inondasse la zona a valle costringendo centinaia di persone ad evacuare l’area. “Le conseguenze della fusione – conclude il glaciologo – sono direttamente collegate al fatto che una minore presenza di acqua immagazzinata e stoccata sotto forma di ghiaccio sulle Alpi significa minore quantità di acqua disponibile per il sistema idrologico alpino, ma non solo. Si pensi che il 30 percento dell’acqua che scorre nel Po dipende direttamente dalla fusione dei ghiacci, per cui una riduzione nella disponibilita’ delle risorse porterebbe a una diminuzione significativa dell’apporto di acqua nel fiume”.

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