“Arrivano mesi non facili”, lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, commentando l’andamento dell’epidemia di coronavirus in Italia. “Dalla metà di agosto – ha sottolineato il ministro, intervenendo a Cartabianca su Rai3 – i numeri sono un po’ alla volta peggiorati“, e pur ricordando che “non siamo ai livelli di tanti altri Paesi europei, in questo momento noi siamo messi meglio rispetto alla Francia, alla Spagna, a tanti altri Paesi anche dell’Europa centrale”, “però è evidente che quando aumentano i movimenti delle persone aumentano anche le possibilità di contagio. Il 14 settembre abbiamo fatto la scelta di riaprire le scuole, scelta giustissima che rivendichiamo e che riteniamo indispensabile per far ripartire il Paese, è chiaro che attorno a questo evento che muove più di 10 milioni di persone ci aspettiamo possano esserci ulteriori contagi”.
“Dobbiamo per questo – ha aggiunto il ministro – mantenere ancora una grandissima attenzione. Provare a rispettare il più possibile le regole fondamentali che abbiamo imparato in questi mesi a partire dall’utilizzo delle mascherine, dal distanziamento, dal lavaggio delle mani”. “Arrivano ancora mesi non facili – ha avvertito – dobbiamo dire alle persone la verità. E in questi mesi non facili i comportamenti di ciascuno di noi sono davvero fondamentali”.
“Col decreto rilancio abbiamo investito più di un miliardo e mezzo di euro per rafforzare i nostri presidi sanitari, la nostra rete ospedaliera, la nostra rete territoriale; in modo particolare abbiamo aumentato in modo molto significativo la dotazione di posti letto in terapia intensiva e sub intensiva, proprio per essere pronti da questo punto di vista“. Ma questo “non deve farci correre rischi”. Anzi “io credo che dobbiamo avere grandissima attenzione ancora e lavorare perché il virus non si diffonda ulteriormente”. “I numeri che vediamo in altri Paesi europei – ha aggiunto Speranza – sono impressionanti, la Francia è arrivata a 16mila casi in un solo giorno. L’Italia sta un po’ sotto i 2000 casi al giorno, quindi numeri che sono molto distanti da altri paesi che pure stanno facendo solo interventi mirati. Però – ha avvertito – la partita è aperta. Quanti saranno i contagi tra un mese o tra due settimane non è scritto nel cielo, dipende esattamente dai comportamenti di ciascuno di noi“.
E “dopo un’estate che è stata un po’ più allegra, le persone avevano una voglia anche di liberarsi, dopo mesi difficili come quelli che abbiamo vissuto tra marzo e aprile”. “Ma ora – ha aggiunto il ministro della Salute – dobbiamo tornare ad avere grandissima prudenza e grandissima attenzione, perché abbiamo un vantaggio rispetto a tanti altri paesi, e il nostro paese viene guardato anche con attenzione da altre parti del mondo, però non possiamo abbandonare gli sforzi fatti finora“.
“Dobbiamo lavorare con grande sintonia per evitare un lockdown totale che significa far pagare un peso enorme ai cittadini e adesso i numeri” dei contagi da Covid-19 “non lo giustificano ma e’ chiaro che tutto dipendera’ dai comportamenti delle persone e dalla nostra capacita’ di tenuta. In questo momento non ci sono le condizioni in nessuna regione italiana” per un lockdown, “poi valuteremo in una logica mai di scontro ma di condivisione con le Regioni. Oggi abbiamo numeri piu’ bassi ma piu’ diffusi, nessun territorio e’ esente, dappertutto va tenuta molto alta l’asticella dell’attenzione“, ha aggiunto Speranza, rispondendo alla domanda se il governo potrebbe decidere di impugnare un’eventuale decisione da parte della Regione Campania di fare un lockdown sull’intero territorio campano alla luce dei contagi.
Sull’ipotesi di una proroga dello stato di emergenza, il ministro ha concluso: “E’ una valutazione che faremo a ridosso del 15 ottobre. La situazione oggi non e’ migliore rispetto ai giorni di fine luglio. Faremo una valutazione, ci confronteremo con il parlamento. Io sono per mantenere ancora la linea della massima prudenza“.