“Vi e’ consenso fra gli addetti ai lavori che un’eventuale chiusura delle scuole e’ stimata essere efficace solo se di durata prolungata”. Rispose cosi’ il Comitato tecnico scientifico il 4 marzo all’interrogazione del ministro della Salute, Roberto Speranza, sull’eventualita’ di chiudere gli istituti. In quei giorni la situazione epidemiologica del Paese era “ancora differenziata con regioni e province con un elevato numero di casi e altre in cui il numero dei contagiati e’ limitato”. “Non esistono attualmente dati che indirizzino inconfutabilmente sull’utilita’ di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione locale“, affermavano gli esperti, riuniti alla Protezione civile. “Alcuni modelli predittivi – inoltre – indicano che la chiusura delle scuole potrebbe garantire una limitata riduzione nella diffusione dell’infezione virale”.
Alla fine, il governo ha chiuso tutte le scuole e il 5 marzo, il giorno dopo, il verbale riporta che “il Cts ribadisce che il testo elaborato nella giornata di ieri, in riferimento alla sospensione delle attivita’ didattiche, non e’ in alcun modo in disaccordo con la decisione di sospensione“. Nelle settimane successive, in vista della Fase 2, la riapertura delle scuole veniva esclusa tassativamente.