Donald Trump non nega che sapeva in anticipo della pericolosita’ del coronavirus, come ha ammesso nelle sue interviste (registrate) al giornalista del Watergate Bob Woodward per il suo libro ‘Rage’, ma ha spiegato di aver agito in un modo che pensava riducesse il panico. “Non volevo creare il panico“, si è giustificato Trump. “Non volevo creare il panico e certamente non volevo portare questo Paese e il mondo nel delirio. Volevamo mostrare fiducia. Possiamo dimostrare di essere forti”, ha insistito il presidente, parlando con i giornalisti. E poi ha rivendicato ancora: “Il lavoro che abbiamo fatto è stato incredibile. Ma non vogliamo instillare il panico. Non volevamo saltare da una parte all’altra e iniziare a gridare che avevamo un problema, che è un problema enorme, facendo spaventare tutti“. Alla domanda se si fossero potute salvare più vite se fosse stato più esplicito sulla pericolosità del virus, Trump ha replicato: “Penso che da ogni punto di vista abbiamo fatto un lavoro incredibile“. Dal libro di Woodward emerge che il presidente fosse già a conoscenza da febbraio della letalità del coronavirus.