E’ stato ritrovato Chen Qiushi, il giornalista cinese scomparso a febbraio mentre riportava, anche con video, e commentava i primi interventi della Cina dopo lo scoppio della pandemia a Wuhan. La notizia è arrivata tramite un live su YouTube dell’amico e star delle arti marziali Xu Xiaodong, che racconta come Chen sarebbe stato arrestato dalle autorità cinesi e ora godrebbe di “buona salute“, nonostante sia ancora sotto la supervisione di “un certo dipartimento governativo” a Qindao, nello Shandong. Con la scomparsa di Chen, ex avvocato, il governo cinese era stato accusato di trattenere ed arrestare ingiustamente giornalisti ed informatori. E infatti così è stato.
Le autorità non hanno mai fornito dettagli sulla sua posizione o, peggio ancora, sul suo stato di salute, ma poco dopo la scomparsa la madre aveva dichiarato che il figlio era stato sottoposto ad una quarantena forzata. Stando a quanto riportato da Xiaodong, ‘‘per il momento’‘ le autorità non avvieranno un procedimento penale, dopo che indagini in Cina, Hong Kong e Giappone hanno stabilito che Qiushi non ha tentato di incitare nessuno e non è mai stato in contatto con gruppi di opposizione stranieri.
Ci sono però sono rapporti contrastanti sull’attuale situazione di Qiushi: non si sa se sia ancora in detenzione, o sotto controllo a casa dei genitori, o ancora sotto sorveglianza in un luogo non ben specificato. Un amico di Qiushi, contattato dal Guardian, ha detto di essere sicuro solo del fatto che ”Chen non è libero”. Il giovane è uno dei numerosi “citizen journalists” arrestati dalle autorità per aver documentato le prime fasi della pandemia a Wuhan, città da cui è partita all’inizio dell’anno.
Li Zehua, recatosi nella città proprio per indagare sulla scomparsa di Chen, era anch’egli stato arrestato all’inizio di febbraio e poi rilasciato ad aprile. Fang Bin, cittadino di Wuhan, è scomparso nello stesso periodo e da allora non è stato più visto. Il Partito Comunista Cinese (Pcc), guidato dal presidente Xi Jinping, ha assunto una linea sempre più dura contro l’opposizione e le voci dissidenti. Nei giorni scorsi Ren Zhiqiang, ex magnate immobiliare avversario di Xi, è stato condannato a 18 anni di carcere per corruzione, un’accusa che secondo i gruppi per i diritti umani verrebbe sfruttata dal Partito per mettere a tacere l’opposizione. Ren è stato indagato ad aprile per “gravi violazioni della disciplina e della legge“, poche settimane dopo la sua scomparsa, seguita alla pubblicazione di un saggio in cui paragonava Xi ad un “pagliaccio” per la sua gestione dell’epidemia.