Coronavirus, in Corea del Sud la vita è tornata alla normalità: “Nessuno si è adattato a convivere con il virus meglio di loro”

Al momento l'unica cosa che non si può fare è viaggiare all'estero: le chiavi del successo della Corea del Sud nel gestire la pandemia
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La Corea del Sud ha riportato 126 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore. I numeri rilasciati dall’Agenzia di Controllo e Prevenzione delle Malattie della Corea hanno portato il bilancio nazionale a 26.511 casi totali e 464 vittime. Le autorità sanitarie hanno iniziato un processo per sottoporre a tampone 130.000 dipendenti e 30.000 pazienti in ospedali, case di cura e centri di assistenza per cittadini anziani nell’area della capitale come parte degli sforzi per prevenire focolai in queste strutture.

Quella della Corea del Sud è stata una delle migliori risposte alla pandemia, che ha portato il Paese a bloccare la trasmissione del virus molto meglio di altri Paesi ricchi durante i primi mesi dell’emergenza. L‘efficacia della Corea del Sud nell’impedire la diffusione della malattia è doppia rispetto a quella di USA e Regno Unito, secondo un recente rapporto di una rete di ricerca collegata all’ONU. La chiave del successo del Paese sta nella combinazione di tecnologia e attività di test, controllo e comunicazione centralizzati. Tra i primi Paesi ad essere colpiti per la vicinanza alla Cina, la Corea del Sud ha uno dei rapporti di casi rispetto alla popolazione più basso del mondo (517 casi ogni milione di abitanti) e un’ottima gestione della malattia nei pazienti, come si evince dal basso numero di decessi (appena 9 ogni milione di abitanti). Oggi la vita è praticamente tornata alla normalità nel Paese, nonostante la pandemia sia ancora in atto nel mondo. Si prevede che l’economia della Corea del Sud cali solo dello 0,8% quest’anno.

I numeri giornalieri dell’epidemia in Corea del Sud hanno raggiunto il picco alla fine di febbraio con oltre 900 casi, prima di tornare a numeri a una sola cifra nel mese di aprile. Poi a metà agosto, sono emersi centinaia di casi giornalieri, collegati a gruppi religiosi e manifestazioni politiche. Da allora il bilancio giornaliero si è nuovamente abbassato, con poche decine di casi a settembre mentre nel mese di ottobre si aggiravano intorno a quota 100. Oltre 31 milioni di sudcoreani hanno viaggiato per riunioni di famiglia e vacanza tra il 29 settembre e il 4 ottobre, ma sono stati confermate solo 44 infezioni collegate alle vacanze, secondo l’Agenzia di Controllo e Prevenzione delle Malattie della Corea.

Foto di Chung Sung-Jun / Getty Images

Il governo, molto apprezzato dalla popolazione per l’approccio alla trasparenza adottato nel comunicare la situazione, annuncia le misure anti-Covid da rispettare circa ogni due settimana. A seconda del numero di casi, il governo informa se è il caso di aumentare o alleggerire le misure, come il numero massimo di persone negli assembramenti, l’orario di chiusura di bar e ristoranti, ecc. Per assicurarsi che la risposta alla pandemia sia efficace e sostenibile, la Corea del Sud “minimizzerà le misure estreme”, come chiudere le attività, e rinforzerà la “prevenzione di precisione” adattata ai rischi individuali, ha affermato il Ministro della Sanità Park Neung-hoo. L’attività di test è al centro delle azioni di contrasto all’epidemia nel Paese, come si evince anche dall’ultima decisione di testare pazienti e dipendenti di ospedali e case di cura, e i risultati arrivano entro 1 o 2 giorni.

Foto di Chung Sung-Jun / Getty Images

Tutti indossano la mascherina in Corea del Sud. Ogni paziente che viene confermato positivo, anche coloro che hanno sintomi lievi o non hanno sintomi, viene isolato negli ospedali o nei dormitori convertiti gestiti dal governo: le cure sono gratuite. Fin dallo scoppio dalla pandemia, il Paese ha adottato la divisione dei pazienti in 4 livelli sulla base del profilo di rischio e della gravità dei sintomi: solo i casi più gravi vengono ricoverati in ospedale. Di conseguenza, la Corea del Sud non ha mai dovuto imporre un lockdown, quindi ristoranti e aziende sono rimasti aperti, attenuando gli effetti sull’economia.

Foto di Chung Sung-Jun / Getty Images

In questo momento, l’unica cosa che non si può fare in Corea del Sud è viaggiare all’estero, ma molte persone si spostano all’interno del Paese e vanno in vacanza. Per il resto, non ci sono grandi restrizioni: è quasi tutto aperto, la popolazione indossa le mascherine e pratica il distanziamento sociale. Si può andare al centro commerciale, al cinema, ovunque, ma bisogna indossare la mascherina. Nei ristoranti, bisogna lasciare le informazioni per essere contattati per quanto riguarda l’attività di tracciamento dei casi. Le chiese hanno ripreso le funzioni in presenza dei fedeli e gli stadi possono accogliere i tifosi. Alcune parti di questa strategia non funzionerebbero nelle società occidentali. Le autorità sanitarie hanno libero accesso ai dati mobili privati delle persone e utilizzano i siti web del governo per condividere la posizione dei casi confermati, raccolta dalla storia GPS degli smartphone. Le informazioni non includono i nomi delle persone, ma contengono dettagli come età, genere e luogo di lavoro.

Nessun Paese si è adattato a vivere con il virus e a contenerlo come la Corea del Sud. Non si deve o si vuole sradicare il virus, ma si modifica il proprio comportamento e si va avanti con la vita”, dice Dale Fisher, presidente della rete globale di allerta e risposta all’epidemia dell’Oms.


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