Valerio De Gioia, giudice del Tribunale di Roma, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sui problemi legati al covid nei tribunali – “Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo –ha affermato De Gioia-. Le modalità del processo a distanza, da remoto, sembravano entrate a regime, invece ci ritroviamo in una condizione in cui nessuno si è attivato a potenziare questo procedimento. Il sistema giustizia non può fermarsi. Noi siamo stati presi alla sprovvista a marzo, oggi arrivare ad ottobre e trovarci tutti in aula come se niente fosse lascia perplessi. Cosa stiamo facendo per evitare che il covid si diffonda all’interno di un tribunale? C’è un grande problema del federalismo giudiziario, non abbiamo una linea unitaria su tutto il territorio nazionale. Questo è un grave errore. Dovrebbe esserci un’indicazione precisa, unitaria, compresa quella di scaglionare i processi, mettendoli a distanza di un’ora. Ma questo comunque non risolve il problema. Alcune udienze vengono rinviate se un avvocato o un imputato è positivo o è in isolamento, però anche su queste situazioni un intervento unitario dall’alto servirebbe. Se questa estate qualcuno si fosse impegnato nel dettare queste linee saremmo arrivati a settembre con indicazioni più chiare. Rinviare le udienze a gennaio, febbraio, significa correre il rischio che poi venga rinviato ulteriormente”.
“Questo dpcm, che comunque era necessario, presenta alla lettura di un giurista dei profili opinabili. Il ‘fortemente raccomandato’ senza prevedere sanzioni viene percepito dalla popolazione come un’indicazione che crea confusione, servono indicazioni più nette e chiare per fare in modo che il cittadino possa adeguarsi”.