“Ho paura di riammalarmi. Ho paura di riaffrontare di nuovo quello che abbiamo vissuto a marzo. La sola idea mi turba molto, perché negli ospedali abbiamo dato tutto, tutte le nostre forze ed energie, anche se mi sento rassicurata dal fatto che abbiamo accumulato un’esperienza e dovremmo essere più pronti e attrezzati. Per gli italiani mi auguro non si arrivi a un nuovo lockdown, che si pensi anche all’aspetto psicologico ed economico. Sarebbe un dramma”. Sono i pensieri di Elena Pagliarini, infermiera di pronto soccorso all’ospedale di Cremona, protagonista della foto simbolo dei giorni più difficili dell’emergenza Covid-19. In quella foto, l’infermiera appare esausta a fine turno, bardata e con la mascherina, la testa china sul tavolo.
Oggi ha fatto il suo turno e domani mattina partirà alla volta di Roma per ricevere l’onorificenza di Cavaliere al merito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sarà una “toccata e fuga” per poi tornare subito in corsia. “Tutto grazie alla mia collega che ha cambiato il suo turno col mio. Non voglio pesare troppo su di loro – spiega all’Adnkronos Salute – Io faccio l’infermiera e questo voglio fare per sempre. Il resto è un ‘di più’ che mi è successo. E l’onorificenza è per me grande motivo di orgoglio, una soddisfazione”.
Queste settimane in cui i contagi sono in aumento di nuovo in Italia, dopo un’estate di tregua apparente, sono una tempesta di “emozioni” per lei. “Vivo questi giorni un po’ sconfortata dal fatto che Covid è ancora presente e si fa sentire parecchio. Mi turba a livello fisico e psicologico. Spero non si torni indietro. Se mi rassicura il fatto che a Cremona vedo oggi una situazione più controllata rispetto al passato, mi proietto su altri ospedali, mi spaventa il fatto che in altre aree si possa vivere quello che abbiamo vissuto noi. Quando esprimo le mie paure parlo da persona normale, sperimento i timori di chiunque altro. Dal punto di vista lavorativo mi sento più sicura: conosciamo un po’ di più il virus, e anche le persone sono più informate, a livello territoriale i medici di famiglia sono più pronti e attrezzati, ci sono postazioni per i tamponi. Avere un metodo, un piano d’attacco, questo dovrà pur fare la differenza – auspica Pagliarini – Detto questo, è umano avere paura. E preoccupa il pensiero di doverci ributtare in quella dimensione. Mi auguro che né io né altri colleghi ci troviamo a sperimentare momenti così”.
Nonostante i pensieri, “che ci sono, e anche io da persona positiva faccio comunque fatica a non lasciarmi andare al pessimismo, spero che non sia necessario entrare in un altro lockdown – incalza l’infermiera dell’ospedale cremonese – Sarebbe la morte totale di tantissime persone. Ho visto molte attività chiudere qui a Cremona, penso all’impatto psicologico, ai drammi di alcuni, ai bimbi a cui stiamo togliendo tanto. Penso anche ai miei familiari. Per esempio mio fratello ha tre figli e non riesco neanche a immaginare se dovesse perdere la sua attività. Nel mio piccolo, io mi ritengo fortunata. Al di là delle difficoltà affrontate, delle discussioni sull’adeguatezza della retribuzione, lavorando nel servizio sanitario nazionale lo stipendio l’ho sempre percepito. Penso invece al piccolo negozietto che deve chiudere”.
Da qui l’invito a non mollare con le misure comportamentali anti contagio: “Le norme ci vogliono e non possiamo più vedere gruppi di ragazzi riuniti in piazza, tutti senza mascherina. Le misure vanno osservate in maniera corretta e vanno fatte rispettare, magari potenziando i controlli. Allo stesso tempo, ogni tanto penso anche al premier Conte. C’è molta gente che giudica, ma se dovessi mettermi nei panni di quell’uomo forse io tremerei, sarei morta al secondo Dpcm, è molto difficile gestire una situazione simile. Quell’uomo ha in mano i destini di tanti italiani, ha in mano la sanità pubblica. Lo stimo”. Quanto al futuro, conclude Pagliarini, “mi auguro una sola cosa: che finisca tutto per tutti. Il più presto possibile“.