“Chiusura alle 22? Improponibile per noi come credo per tutti. Non so chi potrebbe restare aperto ed operare in simili condizioni”. E’ lapidario nel liquidare la possibilità di una anticipazione della chiusura dei ristoranti, ipotesi pensabile “in caso di lockdown, o non ha senso”. E’ il commento all’Adnkronos di Francesco Carducci, amministratore delegato della Società che ha realizzato il progetto di recupero, ristrutturazione e adeguamento del complesso architettonico dell’Auditorium della Conciliazione da anni considerato uno degli spazi culturali più prestigiosi della Capitale a cui è annesso il Chorus, esclusivo ‘salotto romano’ che in un ambiente unico offre bar, ristorante e musica dal vivo. Carducci, a pochi giorni dal grande re-opening del Chorus, giovedì prossimo, chiuso dallo stop forzato del marzo scorso, afferma: “In una città come Roma dove non si va più al cinema, né al teatro. L’unica forma di piccolo intrattenimento è andare a cena fuori, cosa che non avviene prima delle 21. Impensabile dunque limitare gli orari. I ristoranti oggi devono essere salotti per sopravvivere; in tal senso noi siamo fortunati per i soffitti alti 10 metri e gli ampi spazi, che consentono di dividersi tra tavoli, salottini e bancone ascoltando musica dall’aperitivo in poi. Ma – conclude – in caso di chiusura, non ci sarebbe salvezza, chiuderemmo dunque e comunque”.
“Le discoteche sono più di sette mesi che sono chiuse, con una breve parentesi estiva di un mese di apertura di quelle all’aperto: ma è necessario tenere presente che l’85- 90% delle attività sono chiuse. Si è voluto penalizzare un settore forte del divertimento italiano, e riteniamo non sia giusto“. Lo ha detto a Giselda Curzi per l’Adnkronos Maurizio Pasca, presidente del Silb, Sindacato Italiano dei Locali da Ballo in merito a eventuali nuove restrizioni da parte del governo. “Gli assembramenti? I ragazzi si riuniscono altrove, in luoghi completamente abusivi, in capannoni, ville, e quant’altro, – ha evidenziato Pasca – trovano altri luoghi dove assembrarsi, senza rispetto delle misure di sicurezza. Restrizioni? Il prolungamento dello stato di emergenza darà la possibilità al Presidente del Consiglio di farsi forte con nuovi e più stringenti decreti: in questo caso non si morirà di Covid ma di povertà”.
“Certamente rimane prioritario il principio della salvaguardia della salute dei cittadini, ma non è tenendo chiuse le discoteche che diminuiscono i contagi. Noi più volte ci siamo fatti promotori con il ministero della Salute, e con lo stesso Presidente del Consiglio, – ha ricordato Pasca – del fatto che anche le discoteche e locali simili possono aprire nel rispetto rigoroso delle regole: mascherine, distanziamento, igiene. Avevamo anche previsto che per entrare si dovesse scaricare obbligatoriamente Immuni e oltre alla temperatura avevamo previsto l’effettuazione del tampone veloce, quello salivare”. “Per non parlare poi della grave situazione che vive anche l’indotto. L’economia di questo settore si va frantumando giorno per giorno, non si può andare avanti così“, ha concluso Pasca.