Con la seconda ondata di Covid-19 che galoppa in Italia, così come nel resto d’Europa, torna ad aumentare anche il numero di decessi legati alla malattia, che nei mesi estivi si era quasi azzerato. Ieri, venerdì 23 ottobre, l’Italia ha registrato 91 morti e 19.143 nuovi casi su 182.032 tamponi. Tuttavia, ci sono molti motivi per i quali i dati di questi giorni non devono far allarmare, fermo restando che ogni perdita avvenuta a causa di questo virus subdolo che ha fatto la sua comparsa nel mondo circa un anno fa rimane una ferita indelebile per i familiari e un dolore per tutta l’Italia.
In questo articolo, proponiamo i dati sulla mortalità relativi alla settimana dal 7 al 13 ottobre, estratti dal Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SISMG) gestito dal Dipartimento di Epidemiologia SSR Lazio – Asl Roma 1 per conto del Ministero della Salute nel progetto “Piano Operativo nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute” CCM – Ministero della Salute. “Il SISMG, basato sui dati di mortalità dalle anagrafi Comunali, è attivo tutto l’anno e permette di identificare in maniera tempestiva eventuali variazioni della mortalità attribuibili a diversi fattori (epidemie, esposizioni ambientali, socio-demografici) che modificano i valori giornalieri o il trend stagionale”, si legge nel rapporto. “Nel rapporto vengono riportati i dati di mortalità per settimana, per i soggetti di età maggiore o uguale ai 65 anni di età residenti e deceduti in 19 città (Aosta, Bolzano, Trento, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo). Il valore atteso (baseline) viene definito come media settimanale sui dati di serie storica (5 anni precedenti) della mortalità giornaliera e pesato per la popolazione residente (dati ISTAT) per tener conto dell’incremento della popolazione anziana negli anni più recenti”.
Dal rapporto, a cura di Paola Michelozzi, Matteo Scortichini, Fiammetta Noccioli, Francesca de’Donato (DEPLAZIO) e Pasqualino Rossi (Ministero Salute), emerge che “tra le città del Nord la mortalità totale e per tutte le classi di età (85+, 75-84 e 65-74 anni) è stata in linea con l’atteso”, mentre “tra le città del Centro-Sud la mortalità totale e per le classi di età 75-84 e 65-74 è stata in linea con l’atteso mentre per la classe 85+ è stata lievemente superiore all’atteso”. Nella gallery scorrevole in alto, tutti i grafici che riportano questi dati.
I dati attuali ci fanno comprendere che la situazione non è allarmante dal punto di vista della mortalità, mentre è impietoso il confronto con i dati di aprile, quando la mortalità in Italia ha raggiunto il suo picco (soprattutto al Nord) finora nel 2020, per poi scendere a livelli molto bassi tra giugno e luglio. Il 27 marzo, per esempio, l’Italia registrava tristemente 967 vittime a fronte di un numero molto più basso di tamponi e dunque di casi positivi rilevati. Oggi, a differenza di allora, le terapie sono più definite, gli ospedali sanno curare e gestire meglio i pazienti ed è alta l’attenzione nelle case di riposo e strutture simili per gli anziani, che in occasione della prima ondata si sono rivelate un tragico punto debole con conseguenze devastanti sui nostri anziani, la fascia di popolazione più vulnerabile alla malattia.
Questi dati ci indicano che al momento, per quanto riguarda la mortalità in Italia, non si segnalano anomalie rilevanti. Tutti, dalle istituzioni agli ospedali ai semplici cittadini, dobbiamo fare la nostra parte per proteggere le persone anziane e più vulnerabili al Covid-19, rispettando le regole per combattere il contagio, al fine di evitare di tornare ai numeri drammatici di vittime della scorsa primavera.