L’emergenza coronavirus sta creando situazioni davvero spiacevoli e fastidiose. Sono sempre più numerosi i casi di bambini mandati a casa dalle scuole per degli errori di valutazione, per paura che siano contagiati. E’ accaduto nei giorni scorsi, ad Osimo, in provincia di Ancona, che un medico pediatra è stato costretto a realizzare dei certificati per far riammettere tre bambini a scuola.
Il Dottor Giuseppe Cicione ha poi voluto attirare l’attenzione su questa seria problematica, realizzando una finta email postata sui social e diventata presto virale. “Certifico che i tre pargoli allontanati stamane da scuole per febbrone misurato con termoscanner (37,4°) hanno effettuato a domicilio misurazione della temperatura col termometro della nonna il cui risultato è 36,4°. Si consiglia rientro a scuola di corsa col termometro al seguito, regalo per i bambini e rimborso spesa benzina per i genitori che hanno abbandonato il posto di lavoro per recuperare la prole“.
Questo il testo dell’email scritta da Cicione, per raccontare che tre bambini sono stati rimandati a casa da scuola dopo che il termoscanner ha rivelato una temperatura corporea troppo alta. I genitori hanno dovuto lasciare la loro sede di lavoro (alcune molto lontane dalle scuole), preoccupati, per correre dai loro pargoli, che si sono rivelati poi sanissimi, senza febbre.
“In realtà non l’ho davvero inviata alle scuole dei tre ragazzini che sono stati davvero allontanati dalle rispettive classi come sospetti casi di Covid, ma è proprio quello il test del certificato che avrei voluto scrivere“, ha raccontato a Cronache Maceratesi il dottore, segretario della Federazione italiana medici pediatri della provincia di Ancona.
“Alcune insegnanti stanno vivendo questa fase della pandemia come una vera e propria fobia. Il pericolo di diffusione dei contagi esiste e certo non va sottovalutato ma bisogna anche interpretare con serenità quello che dispone il protocollo ministeriale per non ingenerare un clima di tensione. I termoscanner vanno considerati apparecchiature per l’indagine screening. Se segnalano una temperatura superiore a 37°, la verifica e l’accertamento vanno svolti poco dopo sul bambino con il termometro tradizionale. Certi insegnanti si fermano alla temperatura del termoscanner invece di accompagnare il bambino in un’altra stanza per misurare la temperatura con il termometro tradizionale. Si allarmano, chiamano subito a scuola i genitori per riportare i bambini a casa anche in assenza di sintomi che facciano pensare al Covid. Poi la famiglia torna a casa, misura la febbre col termometro ascellare per scoprire che si ferma a 36,5° e chiama il pediatra per richidere un certificato per il rientro a scuola. Così ci vanno di mezzo i bambini: è una situazione che può rivelarsi traumatica dal punto di vista psicologico”, ha concluso.