L”accordo per l’esecuzione dei tamponi rapidi antigenici negli studi dei pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale ha un valore ‘erga omnes‘. Secondo quanto si rileva a margine della trattativa, infatti, le sigle sindacali dei pediatri hanno tutte firmato l’accordo coprendo il 100% dei pediatri di libera scelta. Le sigle dei medici di famiglia che hanno dato l’ok coprono il 70% dei medici di base sul territorio. Tutti i medici di base ed i pediatri di libera scelta saranno dunque tenuti ad effettuare i tamponi rapidi e le modalità organizzative possono essere demandare ad accordi a livello regionale.
I tamponi rapidi antigenici saranno effettuati dai pediatri di libera scelta ai bambini nel caso essi siano contatti stretti asintomatici. A spiegarlo è Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), secondo il quale l’accordo siglato che permetterà di eseguire i tamponi rapidi negli studi dei pediatri, oltre che dei medici di famiglia, dimostra “il grande senso di responsabilità della categoria dei pediatri di fronte all’emergenza attuale”.
L’accordo per i tamponi rapidi negli studi, spiega Biasci, “è stato firmato la scorsa notte da tutte e tre le sigle sindacali dei pediatri di libera scelta, ovvero Fimp, Simpef e Cipe. Si tratta di un accordo collettivo stralcio specifico per l’esecuzione dei tamponi negli studi medici e per i dispositivi di diagnosi ambulatoriali, per i quali nella legge di Bilancio sono stati previsti 235 milioni con cui le Regioni potranno acquistare tali dispositivi diagnostici”. Quanto all’organizzazione per l’esecuzione dei tamponi, ha chiarito, “il pediatra di libera scelta potrà decidere volontariamente se eseguire tale attività nel proprio studio oppure, se non vi sono le condizioni, gli accordi integrativi regionali stabiliranno le modalita’ di partecipazione con l’esecuzione dei tamponi presso le strutture delle asl”.
I commenti e le reazioni
“Un accordo che porterà al massimo a fare uno o due tamponi al giorno dal medico di famiglia. A che serve?“. Se lo domanda Francesco Esposito, segretario nazionale della Federazione sindacale dei medici uniti (Fismu) commentando all’Adnkronos Salute l’intesa ‘d’emergenza’ siglata dal sindacato di maggioranza della medicina di famiglia con la Sisac, l’ente delegato dalla parte pubblica per la contrattazione, che prevede l’impegno dei dottori del territorio ad eseguire tamponi rapidi antigenici in studio oltre alla dotazione di strumentazione diagnostica. Per la realizzazione dei tamponi è previsto uno stanziamento da parte del Governo, nel decreto Ristori, di 30 milioni di euro. La retribuzione per i camici bianchi sarà di 18 euro a tampone eseguito in studio (12 se realizzato in altre strutture). Conti alla mano, pochi test per ciascun medico. “Di fatto parliamo di uno/due tamponi di media al giorno da fare, in tutta probabilità considerati gli spazi degli studi, in una struttura pubblica. Tutto ciò sempre che le Regioni siano celeri a mettere a disposizione gli spazi per i test. Siamo il Paese delle montagne che partoriscono solo topolini”, denuncia Esposito.
“Invece di fare una campagna massiccia di prevenzione e test sul territorio con medici, strutture e personale ad hoc, si punta al titolo ad effetto per i giornali, ma di poco o nullo impatto per contenere l’epidemia nel Paese”, dice Esposito. Secondo l’accordo di ieri sera, continua, “i medici di famiglia hanno un obbligo che oltretutto nei loro ambulatori non potranno rispettare perché insicuri e inadeguati. Ricordiamo che questi studi rappresentano l’80% degli studi dei medici di famiglia. Nelle realtà di medicina associata, Ucp e Casa della salute, era già previsto fare i tamponi, anzi già li stiamo facendo. La soluzione è e rimane quella che avanziamo da mesi: potenziare la medicina dei servizi assumendo 10.000 medici precari. Consapevoli del momento difficile che attraversa il paese, Fismu ha demandato ad Intesa Sindacale ogni valutazione politica sulla firma dell’accordo”.