Terra dei Fuochi: tra evidenze scientifiche ed emozioni mediatiche

Risultati del monitoraggio di metalli e composti organici persistenti nei suoli e nell'aria della Regione Campania. La contaminazione da metalli è legata essenzialmente al vulcanismo, quella da organici ad elevata urbanizzazione di Area metropolitana di Napoli, ma si procede senza alcuna giustificazione scientifica
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Nel 2011 ho pubblicato il libro Università, ricerca e territorio. Regole e meritocrazia per una scienza autonoma (La Scuola di Pitagora Editrice, Napoli) che raccoglie, per il periodo 1991-2010, contributi di varia natura (documenti interni all’Università di Napoli Federico II; interventi su stampa locale, nazionale e internazionale; documenti/denuncia indirizzati a varie autorità del nostro Paese) riguardanti l’università, la ricerca e il territorio. Nel 2019, ho pubblicato il prosieguo del libro del 2011, raccogliendo i miei contributi in nuovo libro Università, Territorio e Ambiente (www.aracneeditrice.it), pubblicati nel periodo 2011-2018.

Le problematiche culturali, territoriali e ambientali, trattate dal 1991 al 2018, sono rimaste invariate nel tempo, continuando a suscitare la mia indignazione. Ad esempio, la scellerata scelta della costruzione del più grande Ospedale dell’Italia meridionale nella Zona Rossa del Vesuvio, quella di massima pericolosità; il progetto di un sondaggio profondo a Bagnoli e dei vari progetti geotermici nei Campi Flegrei e altro. Invariati nel tempo sono ancora i problemi dell’Università dove le logiche clientelari e i privilegi medievali garantiti alle lobbies universitarie continuano a imperversare in un contesto di assoluta autoreferenzialità, laddove la premialità dei meriti e delle eccellenze, che sono certamente presenti nei vari settori dei saperi, vengono spesso pesantemente mortificate.

Molte delle mie argomentazioni, su varie problematiche trattate, sono ripetitive. Ma riguardo alla ripetitività rispetto alla immutabilità delle problematiche, mi ha rincuorato un vecchio filmato televisivo con una intervista a Eduardo De Filippo, poco prima della sua morte. Eduardo dice: «in merito alla battuta in Napoli Milionaria, “addà passà’ ‘a nuttata”, se c’è un Napoletano che a quella battuta si mette a piangere. . . io mi metto a ridere, perché ‘a nuttata nun passa mai. . . ».

Prima di affrontare, varie tematiche, voglio comunque sgombrare il campo da equivoci. Nella mia azione non sono animato da sentimenti personali di rancore nei confronti di alcuno. Richiamo in questo senso quanto scriveva, nel 1508, Erasmo da Rotterdam nel suo Elogio della follia: «Chi non risparmia le sue critiche a nessuna categoria di uomini, dimostra di non avercela con nessun di loro, ma di detestare tutti i vizi. Se dunque, ci sarà qualcuno che si lamenterà di essere offeso, sarà segno di cattiva coscienza o almeno di timore». Non pretendo assolutamente di ergermi nel ruolo di “castigatore di costumi”. Semplicemente pretendo, da cittadino, il rispetto della Legge e delle sue procedure da parte di tutti, in tutti i contesti. Avendo operato per 31 anni nell’Università, che rappresenta la punta di diamante della cultura di un popolo, essendo il luogo di formazione dei giovani e quindi delle classi dirigenti, non posso non rimarcare che se in detta istituzione non si opera attraverso il rispetto della legalità, come poi si può pretendere che i giovani che essa forma possano essere portatori di cultura e legalità nel Paese?

In questo mio contributo, tratto di una nuova tematica territoriale e ambientale ampiamente discussa in miei interventi: quella legata alla vicenda dell’inquinamento della cosiddetta Terra dei Fuochi. Altro tema ambientale, la bonifica di Bagnoli, sarà oggetto di altro mio intervento.

Quando è scoppiata la vicenda “Terra dei Fuochi”, sono più volte intervenuto sulla stampa napoletana fra il 2013 ed il 2015, invocando la necessità di procedere con metodo scientifico prima di tutto con un piano di monitoraggio regionale che accertasse lo stato del territorio, abbandonando un approccio solo di tipo emozionale, secondo il quale il presunto inquinamento prodotto nella Terra dei Fuochi avrebbe determinato un incremento delle patologie cancerogene. Senza un solido supporto scientifico, sul fatto che questa porzione del territorio Campano risulti pesantemente contaminata, per le pratiche assolutamente illegali degli sversamenti di rifiuti potenzialmente tossici da parte dei malavitosi. Pratiche assolutamente da condannare e perseguire senza se e senza ma. Per il semplice motivo che i rifiuti potenzialmente tossici vanno smaltiti, secondo le normative vigenti, in siti specializzati ad essi destinati.

In miei ripetuti interventi su stampa avevo più volte invocato prima di qualsiasi “salvifica” bonifica che si provvedesse con criteri scientifici alla conoscenza del territorio. Sinteticamente, proponevo che il problema fosse affrontato su basi scientifiche nella sua completezza, con ricerche mirate ad effettuare indagini per: 1) caratterizzare, prima di tutto, la composizione geochimica del suolo agrario, dell’aria e delle acque di falda su base regionale e locale; 2) definire il livello di biodisponibilità degli elementi e composti potenzialmente tossici; 3) determinare i tassi di assorbimento da parte delle varie tipologie di colture vegetali dei potenziali contaminanti chimici; 4) cercare di dimostrare una relazione diretta fra presenza di contaminanti nelle varie matrici ambientali, nei prodotti agricoli e infine nelle matrici umane (capelli, urine, sangue) attraverso metodologie innovative. Tutto ciò per: a) cercare di determinare su basi scientifiche, laddove possibile, i potenziali percorsi di migrazione seguiti dagli inquinanti dal comparto geologico-ambientale verso quello biologico e, da quest’ultimo, lungo l’intero percorso (catena trofica) verso l’apice, rappresentato dall’uomo; b) dimostrare scientificamente la tracciabilità dei prodotti agro-alimentari che arrivano ai consumatori, con l’obiettivo di caratterizzare (e possibilmente “certificare”) la qualità dei prodotti sani tipici di diverse specie.

Nel 2015, questa impostazione è stata fatta propria dal Programma Campania Trasparente, finanziato dalla Regione Campania, attraverso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Mezzogiorno. Programma, al quale sono stato chiamato a collaborare scientificamente, e alla cui base erano previste (ora completate) le attività di monitoraggio dei suoli, delle acque sotterranee, della vegetazione, dell’aria e delle matrici biologiche su intera Regione Campania.

Nell’ambito di tale progetto sono stato il responsabile, attraverso due Convenzioni di ricerca (2015-2017), per importo complessivo di € 220.000, riguardanti le attività per il monitoraggio dei suoli e dell’aria e uno dei coordinatori scientifici del progetto (con i fondi ricevuti da IZSM, sono state conferite ben 6 Borse di Studio – tot 50 mensilità – a collaboratori Italiani e stranieri). Ma prima ancora dei risultati di queste attività nell’ambito del Progetto Campania Trasparente ho pubblicato, col mio gruppo di ricerca, i dati riguardanti la distribuzione di 53 elementi inorganici (fra i quali i 14 elementi potenzialmente tossici previsti dalla L. 152/2006, e composti Organici: Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA); Policlorobifenili (PCB); Pesticidi (OCP), noti nella letteratura scientifica come POP-Persistent Organic Pollutants, in due Atlanti Geochimici Ambientali riportanti i dati pregressi di mie attività di ricerca e la cartografia dei suoli (circa 3.500 campioni) della intera Campania e in particolare del SIN Domizio Flegreo e Agro Aversano (circa 1.000 campioni) (De Vivo B. et al., 20016. Atlante geochimico-ambientale dei suoli della Campania. Aracne Editrice, Roma; Lima A. et al., 2017. Distribuzione geochimica degli elementi inorganici nei suoli del S.I.N. Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano. Aracne Editrice, Roma). Con detti risultati sono stati pubblicati – nel periodo 2013-2019 – anche 40 articoli scientifici su riviste internazionali di primaria importanza. In particolare i risultati contenuti negli Atlanti e nelle pubblicazioni, li ho trasferiti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica (12a Legislatura), durante una mia audizione nel 2015.

Entro la fine del 2020 saranno resi pubblici (in 3 Volumi, per un totale di circa 1300 pagine, con la descrizione di circa 900 mappe di distribuzione delle concentrazioni degli elementi inorganici e composti organici, potenzialmente inquinanti) i dati ottenuti nell’ambito del Progetto Campania Trasparente su circa 9.000 campioni di suoli e su aria riguardanti ben sette stagioni fra 2015 e 2017.

Ebbene cosa dicono i dati scientifici del monitoraggio di intera regione Campania? Confermano quello che mi era ben noto sulla base dei risultati parziali che ho raccolto negli ultimi 20 anni, tutti riportati in pubblicazioni scientifiche. Vale a dire che nella Terra dei Fuochi la contaminazione di elementi potenzialmente tossici, quali, ad esempio, Be, Sn, Tl, As e altri è sostanzialmente naturale, essendo legata al vulcanismo alcalino napoletano e campano e che la distribuzione dei valori “anomali” di elementi metallici potenzialmente tossici (MPT) e di IPA, PCB, OCP, sia antropogenici che geogenici, è essenzialmente distribuita nell’Area Urbana e Metropolitana di Napoli, nell’area del bacino del fiume Sarno e nella propaggine meridionale dell’avellinese (bassa Irpinia) confinante con settore orientale del territorio vulcanico napoletano e del bacino del fiume Sarno, ma senza che ci sia alcuna dimostrazione scientifica di rapporto causa-effetto fra presenza di potenziali inquinanti tossici e patologie.

A valle dei dati scientifici ottenuti con il Progetto Campania Trasparente, bisognerebbe, ora, effettuare indagini sito-specifiche, caso per caso, con il prelievo di ulteriori campioni di suoli, acque, aria, colture agricole e matrici biologiche, sulle quali effettuare anche indagini di bioaccessibilità (per stabilire quale sia la percentuale di “contaminanti” che passa dalle matrici ambientali ingerite alle cellule del corpo umano) e indagini isotopiche (per definire la sorgente dei contaminanti potenzialmente tossici: geogenica o antropogenica). Con il coinvolgimento, in questa fase, di Istituzioni Oncologiche, per la definizione di tutti gli aspetti potenziali che coinvolgano la salute umana. Si otterrà, così, un quadro chiaro che renderà la Campania la regione-modello meglio caratterizzata scientificamente dal punto di vista ambientale in Italia.

La Terra dei Fuochi è interessata da alcuni superamenti per MPT e Organici in siti spot, né più né meno come si verifica in altre aree della Regione Campania (e dell’Italia). Questa situazione rendeva giustificabile il sequestro dei suoli agricoli operati nella Terra dei Fuochi da parte di allora Generale Costa di ex Corpo della Forestale (ora, Ministro dell’Ambiente), con conseguente distruzione del comparto agricolo della zona “incriminata” e di intera Campania? Assolutamente no! Ma nonostante le evidenze scientifiche si è proceduto con assoluta ignoranza e pervicacia nonostante fosse stata segnalata l’assurdità dei sequestri di terreni agricoli per “contaminazioni” per Be e altri elementi associati. La vicenda purtroppo ancora una volta evidenzia in Italia il trionfo degli incompe…tanti, che sono il vero cancro del Paese.

E rende ancora giustificabile, che con una operazione esclusivamente di propaganda si continui ad infangare il territorio della Campania, denominando il Decreto su “inquinamento ambientale” con la dizione “Terra dei Fuochi”? Creando nella sostanza il “brand Terra dei Fuochi” che tira molto mediaticamente e politicamente, e che fa etichettare come un “negazionista”, chi, come il sottoscritto porta semplicemente solide evidenze scientifiche che non supportano l’esistenza di una diffusa criticità ambientale appunto nella Terra dei Fuochi. Si è proceduto e si continua procedere con nessuna giustificazione scientifica. Ma, a fronte della mole dei dati scientifici, che fa della Campania la regione, ora, maggiormente e meglio monitorata d’Italia, si continua ad invocare la necessità di salvifiche “bonifiche” nella Terra dei Fuochi. . . a beneficio di chi e di quali interessi? La necessità propagandistica elettorale è palese; chi aneli ai benefici “economici” lo lascio alle interpretazioni dei lettori. Tutto quanto sopra l’ho illustrato in tre interviste su Radio Radicale del 4 e 19 luglio, 22 novembre 2018 (www.radioradicale.it/scheda/586174; www.radioradicale.it/scheda/587393; www.radioradicale.it/scheda/558426).

Tutto questo non significa che bisogna minimizzare oppure sottacere in merito alle pratiche illegali gestite dal crimine organizzato sul territorio, con smaltimento di rifiuti urbani e industriali (provenienti anche dal nord industrializzato Italiano) in sversatoi illegali. Dove sono ubicati gli sversatoi, nei vari Comuni della provincia di Napoli e Caserta, è certamente noto alle popolazioni di quei territori. Non c’è bisogno del “pentito” di turno, che sveli ciò che tutti sanno. Va quindi detto, senza ipocrisie, che il crimine dello smaltimento illegale dei rifiuti potenzialmente tossici, è stato consumato con la connivenza della popolazione; la stessa popolazione, che ora richiede a gran voce, appunto, salvifiche bonifiche contro quanto avveniva nel loro territorio sotto i loro occhi.

terra dei fuochiRiguardo a tutto quanto sopra nella Terra dei Fuochi, così come nel resto della Regione Campania, in siti spot dove sono presenti criticità ambientali, vanno fatti interventi mirati sito-specifici di messa in sicurezza, e non come impropriamente, e penso interessatamente, si chiedono, scriteriati interventi di bonifica, che sarebbero accolti come la salvifica manna divina, anche dagli stessi interessi che sono stati dietro tutte le pratiche di illegalità nello smaltimento dei rifiuti potenzialmente tossici. Nello stesso tempo non bisogna inseguire le mode, secondo le quali tutto sarebbe risolvibile con impiego della “fitoremediation”. Quest’ultima pratica, va specificato che può essere utilizzata, per alcuni specifici elementi/composti potenzialmente tossici, ma NON esiste alcuna pianta che sia in grado di rimuovere contemporaneamente tutti gli elementi e composti potenzialmente tossici (siano essi inorganici che organici) da un sito. La capacità di alcune piante ad estrarre elementi metallici dai terreni elementi metallici è ben nota da decenni, nel settore dell’esplorazione mineraria. Queste piante erano e sono note come traccianti (pathfinders) di specifici metalli (es, il California poppi, é un pathfinder di anomala presenza del rame nel sottosuolo; altre lo sono per lo Zn, U, Pb etc). Che poi le piante siano capaci di eliminare composti organici (IPA, PCB) fino alla falda è una pura sciocchezza scientifico-mediatica. Le piante per potere “assorbire” elementi metallici e/o composti organici (IPA e PCB), li devono trovare solubilizzati nella matrice liquida (acqua di falda). Ma i composti Organici, in particolare IPA e PCB, sono pochissimo solubili, vale a dire rimangono essenzialmente “bloccati” nella matrice solida (suoli), e quindi non possono certamente essere eliminati fino alla falda nei suoli dove sono presenti in concentrazioni superiori alle soglie fissate da D. Lgs 152/2006. Che poi delle specie erbacee, che hanno un apparato radicale che non si spinge oltre 15-20 cm di profondità, possano, forse in parte “assorbire” bassissime quantità di IPA e PCB, potrebbe essere possibile a livello molto superficiale. Ma invocare l’uso della fito-remediation quale strumento per la rimozione di tutti i metalli potenzialmente tossici, IPA e PCB fino alla falda è pura fake science.

Riguardo, sempre la tematica ambientale, rispetto alla quale vengono emanati Decreti da parte del Ministero Ambiente, commento criticamente, quanto deciso in merito all’introduzione di soglie per l’uso agricolo dei suoli (DM 46/2019), e, penso nel 2018, un provvedimento di deroga del Ministero con il quale si rende legale lo smaltimento dei fanghi di depurazione nei campi agricoli.

Quando questa deroga mi fu comunicata, da mio ex collega universitario, il compianto Senatore Prof. Franco Ortolani dei 5 Stelle, feci un balzo sulla sedia, pregandolo di intervenire perché questo fosse evitato, in considerazione della potenziale tossicità dei fanghi di depurazione, per il loro contenuto di MPT e composti Organici. A tale scopo, trasmisi al Senatore Ortolani, il file del capitolo 4 (Inquinamento da fanghi di acque luride), del mio libro “De Vivo B. e Lima A., 2009. Caratterizzazione geochimica dei siti, rifiuti e analisi di rischio, Aracne Editrice, Roma” (www.aracne-editrice.it), in modo che lo portasse a conoscenza del Ministro dell’Ambiente, Costa. Il compianto Senatore Ortolani, devo dire avvilito, mi comunicò che nulla poteva contro la volontà del Ministero.

Il DM 46/2019, fissa per alcuni MPT, le soglie per l’uso agricolo del suolo, ad un livello, spesso intermedio fra quelle per uso residenziale e uso commerciale/industriale dei suoli. Nel Decreto non si spiega, quale sia stata la ratio scientifica che abbia portato alla determinazione delle nuove soglie. Sembra che comunque non sia stata fatta una valutazione solida su basi scientifiche, in funzione della biodisponibilità, vale a dire della componente che si trasferisce dalla matrice solida (suoli), alla componente liquida (acquifero) e anche della bio-accessibilità (il quantitativo di MPT contenuti nei suoli e/o prodotti agricoli che vengono assimilati dall’organismo umano grazie ai processi di masticazione e digestione dovuta all’acido e agli altri enzimi presenti nel succo gastrico).

Nelle attività del Progetto Campania Trasparente, 1.193 campioni, selezionati dal totale dei 7.300 top soils, sono stati analizzati, per la determinazione della biodisponibilità. A questo scopo 15 grammi di campione sono stati trattati con nitrato di ammonio, e successivamente analizzati con ICP-MS e ICP-ES, per la determinazione delle concentrazioni di 14 elementi: As, Be, Cd, Co, Cu, Hg, Ni, Pb, Sb, Se, Sn, Tl, V, Zn. Il dato scientifico più eclatante – ma ben noto al mio gruppo di ricerca e alla comunità scientifica internazionale – è che la componente biodisponibile dei MPT che si trasferisce dalla matrice suolo alla matrice acqua, e quindi da questa, potenzialmente, alle colture agricole, è assolutamente esigua (mediamente intorno allo 0,1% del totale contenuto nei suoli; solo per alcuni elementi si arriva allo 0,5%, e solo per un elemento si supera 1%, rispetto alle concentrazioni totali che si riscontrano nei campioni analizzati previa solubilizzazione dei campioni con un attacco forte di Aqua Regia). Questo si traduce nel fatto che le colture agricole siano essenzialmente sane e quindi NON tossiche per la salute umana. Ma se proprio si vuole proteggere la salute dei cittadini, come è giusto e corretto che sia, perché allora non si fissano le soglie per tutti i contaminanti potenzialmente tossici (inorganici e organici) dei vari prodotti agricoli edibili? Su questo fronte esiste una assoluta carenza legislativa.

Vista l’importanza del ruolo della biodisponibilità nell’ambito delle produzioni agricole, è alquanto incomprensibile quanto emanato con il D.M. 46/2019. Fissare soglie di rischio per le concentrazioni di MPT per l’uso agricolo dei suoli senza tenere in conto, in modo scientificamente corretto, sia la biodisponibiltà che la bioaccessaibilità, è, a mio giudizio, assolutamente errato. Ma se tale norma, ripeto a mio giudizio, errata, diventa Legge, poi giustamente tutti i funzionari degli Enti pubblici sono tenuti a tenerla in conto e farla rispettare, anche se scientificamente infondata.

 

A cura di Benedetto De Vivo, Professore Straordinario presso l’Università Telematica Pegaso, Napoli; Adjunct Professor: presso Virginia Tech, Department of Geosciences, Blacksburg 24061, VA, USA; Nanjing University, Nanjing, China; Hubei Polytechnic University, Huangshi, China. Già Prof. Ordinario di Geochimica Ambientale presso l’Università di Napoli Federico II.

2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemistry; 2020 International Research Award as Innovative Researcher in Applied Geochemistry (by RULA AWARDS & IJRULA); In Lista di University Manchester, UK, tra i Top Italian Scientists (http://www.topitalianscientists.org/top_italian_scientists.aspx) nella Disciplina Natural & Environmental Sciences, 2019.

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