Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Liguria, è stato ospite questa sera della trasmissione televisiva di Rete 4 “Fuori dal Coro” condotta da Mario Giordano. Il noto Infettivologo ha spiegato che rispetto al Coronavirus “si va in difficoltà per una ragione. Questo virus non ha un impatto tanto importante sulla letalità, anche se i numeri fanno sempre paura e sono sempre comunque tante le persone che muoiono, ma è importante per la morbilità. In medicina morbilità vuol dire numero di persone che si ammalano contemporaneamente, nello stesso momento. E’ chiaro che se io ho in una città di Milano migliaia di persone che si ammalano, il sistema sanitario rischia di andare in difficoltà. E allora noi cosa dobbiamo fare? Dobbiamo portare in ospedale quelli che non possono farne a meno, quelli che hanno bisogno quindi dell’ossigeno, quelli che hanno bisogno eventualmente di forme più invasive, ma dobbiamo essere bravi a tenere a casa quelli che possiamo tenere a casa. Come lo possiamo fare questo? Con un’alleanza con i medici di medicina generale, tra loro e gli ospedali, con dei protocolli che purtroppo ci siamo dovuti fare. Io credo che questa sarebbe stata una cosa da pensare quest’estate, di avere dei protocolli, dei percorsi per la medicina territoriale. Oggi noi abbiamo almeno un quinto dei ricoveri delle persone che arrivano in ospedale che probabilmente se fossero stati adeguatamente istruiti i medici e anche le persone stesse, probabilmente potrebbero stare a casa“.
Nel corso della trasmissione, Bassetti ha poi differenziato questa seconda ondata dalla prima di marzo-aprile: “Nella prima parte, cioè a marzo aprile quando questo nemico ci ha preso alle spalle e abbiamo avuto tanti decessi localizzati in 3-4 regioni, c’è stato evidentemente un incremento della mortalità rispetto a quella che avevamo negli anni passati. Invece in questa seconda parte dell’anno, in questa seconda ondata, il Covid si sta prendendo tutto il resto. Noi nei nostri ospedali non vediamo più la polmonite pneumociccica, la polmonite da legionella, la polmonite da emofilo, i pazienti bronchitici cronici che arrivavano con le loro e esacerbazioni, non arrivano più. Oggi ci sono solo Covid. E allora alla fine se guardiamo il numero dei decessi che sono tantissimi, ma oggi non sono concentrati in tre Regioni, sono invece distribuiti in tutto il territorio nazionale. Ogni giorno in Italia muoiono circa 2.200/2.300 persone, quindi si capisce che anche in una giornata terribile come quella di oggi in cui abbiamo avuto 500 decessi, rappresentano circa il 20% del totale. Consideriamo che mediamente una persona anziana di che cosa muore? Muore o di una problematica cardiologica o di una problematica respiratoria. Io sono curioso di vedere alla fine dell’anno, del 2020, quale sarà stato il numero di decessi che abbiamo avuto quest’anno e confrontarlo a quello degli anni passati per patologie respiratorie e quindi complicanze d’influenza, polmoniti e altro“.
In sostanza, Bassetti sta dicendo che non c’è paragone tra 900-950 morti giornalieri concentrati in 3-4 Regioni del Nord, come succedeva a marzo-aprile, e 400-500 morti giornalieri distribuiti in tutt’Italia come sta accadendo oggi, con età media di 82 anni e almeno 3 altre gravi patologie. Potrebbe trattarsi, almeno per buona parte, di anziani che purtroppo sarebbero deceduti lo stesso per altre complicazioni di altre patologie.