Farmaci anti-Covid: è polemica! Come se non bastasse il caos che regna in Italia, adesso subentrano delle nuove clamorose novità. Secondo quanto dichiarato dal leader della Lega Matteo Salvini ospite di Myrta Merlino a La7, alcuni pazienti positivi al coronavirus potrebbero essere curati in casa con un farmaco di poco costo, l’idrossiclorochina, acquistabile a 6,08 euro.
La sottosegretaria dem della Salute, Sandra Zampa, ha però presto smentito Salvini: “è un antimalarico, attualmente utilizzato nel nostro paese in campo reumatologico”. Nonostante alcuni casi di guarigione, in Italia e a Wuhan, l’Aifa sostiene che questo farmaco può avere conseguenze negative ed è quindi stato bocciato dall’Agenzia italiana del farmaco e dallo scorso maggio ne è stata sospesa la somministrazione per la cura del coronavirus, preferendo l’utilizzo del Remdesivir, dai costi però molto elevati.
Nelle ultime settimane, però, è emerso un dettaglio davvero clamoroso: il Remdesivir costa 2.100 euro per cinque giorni di trattamento, ma il suo costo di produzione è di meno di 5 euro. L’ex ministro della Salute Giulia Grillo ha chiesto dei chiarimenti a proposito a Roberto Speranza: “se i dati raccolti attraverso atti ufficiali del Parlamento europeo e primarie agenzie di stampa sono corretti, non si capisce come sia stato possibile siglare l’8 ottobre scorso, in sede europea, un accordo che prevede un prezzo pari a 2.100 euro per un medicinale di sintesi chimica che l’azienda Usa Gilead aveva realizzato negli anni passati per debellare l’epidemia di virus Ebola, il cui costo di produzione è stimato inferiore a 5 euro per un ciclo di trattamento di 5 giorni”.
“E’ stato fissato un unico prezzo di Remdesivir per tutti i paesi industrializzati, pari a 390 dollari a fiala e a 2.340 dollari per un ciclo di trattamento di cinque giorni, ben al di sotto del valore che il farmaco può generare per i pazienti e per i sistemi sanitari. La riduzione dei tempi di ospedalizzazione, infatti, oltre a rappresentare un risparmio di costi diretti, permette anche di liberare capacità ospedaliera per trattare più pazienti in una condizione di risorse limitate come l’attuale”, ha risposto la Gilead, mentre da Speranza non è arrivato nessun chiarimento.
“Il prezzo congruo dovrebbe essere il doppio di quello a cui Gilead ha scelto di proporlo alla Commissione europea e alle autorità sanitarie dei paesi a più alto reddito pro-capite, mentre ha negoziato licenze volontarie a lungo termine con nove produttori di farmaci generici per la produzione destinata alla distribuzione in 127 paesi a basso reddito“, ha affermato l’azienda farmaceutica, facendo riferimento al riconoscimento di alcune istituzioni indipendenti come l’Icer inglese.