Le misure prese “sono necessarie, ma non è detto che siano sufficienti”. Lo dice in un’intervista a Il Fatto Quotidiano Domenico Arcuri, Commissario all’emergenza, che non capisce le proteste delle Regioni, visto che “hanno condiviso, approvato e implementato per mesi questo famoso sistema coi 21 parametri. Un sistema, peraltro, basato in larga parte su dati forniti dalle Regioni stesse e che ha due finalità: comprendere a che punto è l’epidemia nei vari territori e prevederne l’evoluzione”.
Sostenere che le scelte fatte siano state dettate dal “colore” delle Regioni “è una surreale falsità – commenta -. Questi provvedimenti servono a raffreddare la curva dove è necessario, tentando di tutelare la salute senza mandare troppo in sofferenza il nostro sistema economico”.
La curva dei contagi “è impetuosa e continua e crescere. Lo vediamo anche grazie alla moltiplicazione delle attività di screening: siamo passati dai 26mila tamponi al giorno di marzo-aprile ai 234mila di oggi (ieri, ndr) e puntiamo – coi test antigenici – ad arrivare a 350mila al giorno”.
Prima “c’era un esercito sconosciuto di asintomatici, oggi riusciamo a rintracciarli. La differenza vera è che il 94,7% dei positivi in questo momento è in isolamento domiciliare, a marzo-aprile erano il 51,8%, solo il 4,8% è ricoverato e lo 0,5% e’ in terapia intensiva contro il 41,5% e il 6,7% di mesi fa. Tuttavia soffre la rete ospedaliera, in cui ci sono 24mila ricoverati, e soprattutto i Pronto soccorso e non le terapie intensive”. I posti letto attivi o attivabili “oggi sono 9.714 in tutto e con le dotazioni a disposizione arriveremo alla fine a 11.307″. Siamo meglio attrezzati, “ma se i numeri restano questi nessun sistema puo’ reggere. Basta guardare il resto d’Europa”.