“Si sta registrando una decrescita in tutta Europa, sia per quanto riguarda i casi sintomatici che i positivi”. Cosi’ il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanita’, Silvio Brusaferro, in conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia. “La curva ricoveri comincia ad andare verso l’appiattimento. E’ un dato importante, abbiamo sempre detto che il primo segnale di inversione e’ l’Rt, poi i casi sintomatici, il terzo segnale e’ l’occupazione dei posti letto e purtroppo l’ultimo e’ quello dei decessi, ancora molto elevato. Anche rispetto ai segnali di saturazione la curva si sta appiattendo“, ha aggiunto.
“I valori sono in decrescita rispetto alla settimana scorsa ma per quanto riguarda l’incidenza abbiamo una situazione molto diversificata fra regioni”, quella che fotografiamo è “una realtà ancora molto impegnata in termini di nuovi casi che si registrano”. “La curva dell’occupazione dei posti letto negli ospedali comincia ad andare verso l’appiattimento”. “Sull’occupazione dei posti letto di area medica ed in terapia intensiva la curva comincia ad andare verso l’appiattimento“, ha detto Brusaferro.
“L’eta’ mediana e’ in leggera crescita, questa settimana intorno ai 48 anni. Questo segnala che persone piu’ anziane contraggono l’infezione, ed e’ un fenomeno che dobbiamo contrastare il piu’ possibile. Quasi tutte le regioni hanno messo in campo delle risorse tali per le quali oggi possiamo vedere una decrescita della probabilità di completa saturazione delle terapie intensive”, ha aggiunto.
I dati dell’epidemia migliorano, “ma non dobbiamo assolutamente rallentare le misure e rilassarci. Il sovraccarico e’ ancora alto in moltissime regioni. La curva si appiattisce ma e’ ancora molto significativa – ha ribadito – e se non decresce molto rapidamente diventa un fattore critico. Bisogna continuare a ridurre drasticamente le interazioni fisiche e le occasioni di aggregazione”.
“Questo impianto che il nostro Paese sta adottando con il contributo delle regioni, dello Stato, di tutti gli organi che rappresentiamo, il commissario straordinario, il Cts, sta mostrando che e’ in grado di modellare la curva e rispondere con flessibilita’ da parte del servizio sanitario nazionale, e questo e’ figlio di un investimento, di una programmazione, di un impegno enorme”.
“La velocita’ di trasmissione sta rallentando ed anche l’incidenza su 100 mila abitanti inizia a deflettere” e “sta avvenendo in maniera significativa in tutto il Paese. Dieci regioni sono ancora a rischio alto, nove di queste lo sono da piu’ di tre settimane. Questo vuol dire che sono al massimo sforzo da molto tempo. Qui bisogna evitare il piu’ possibile il rischio di aggregazione, ridurre il numero di persone nelle abitazioni. Distanza interpersonale, mascherine e igiene mani siano dei mantra. Un Rt ancora poco sopra a 1 porta ad un aumento di casi”, ha detto Brusaferro, descrivendo la situazione delle regioni. In 9 permane rischio alto da piu’ di 3 settimane.
“Per quest’anno dobbiamo immaginarci un Natale a misura Covid“: ha ribadito Brusaferro, tornando a porre l’accento sul rispetto delle misure di distanziamento, “anche in famiglia”. “Per quanto riguarda gli spostamenti a Natale, ci troviamo in una fase dove l’incidenza e’ elevata e diffusa, quindi credo che le prossime settimane saranno molto critiche rispetto alla nostra capacita’ per evitare aggregazioni. Se non lo facciamo questi numeri che stanno per deflettersi ripartono. Dobbiamo pensare ad un Natale che avra’ una sua unicita’, dove gli affetti dobbiamo viverli in una dimensione Covid. Con questi numeri e’ difficile immaginare qualsiasi tipo di spostamento di massa o forme di aggregazione e raduni soprattutto da persone che vengono da quadri epidemiologici diversi”.
“Vediamo in questa settimana una decelerazione piu’ marcata dell’epidemia, e ci aspettiamo nei prossimi giorni una riduzione anche dei decessi. E’ importante pero’ che l’allentamento non venga visto come una rinunzia a tutte quelle strategie e comportamenti individuali responsabili che ci hanno consentito di ottenere questi risultati”. Lo ha detto il Presidente del Consiglio Superiore di Sanita’, Franco Locatelli, nel punto stampa al ministero sul Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia. “Per la prima settimana vediamo una riduzione marcata. La strategia diversificata a livello territoriale sta dando i suoi frutti. L’allentamento delle misure per chi passa da colori piu’ marcati a meno marcati non deve far passare il messaggio che si puo’ rinunciare a comportamenti responsabili individuali che ci hanno consentito di ottenere questi risultati“. I dati mostrano che “la pressione sulle strutture sanitarie non sta aumentando” e che forse “si sta anzi riducendo” in maniera sensibile.
Locatellli ha sottolineato che “e’ inimmaginabile e incompatibile con la situazione epidemica pensare di avere assembramenti nelle piazze e nelle strade per celebrare la fine dell’anno e l’inizio del nuovo“. Allo stesso modo “la celebrazione del Natale dovra’ essere resa compatibile con le misure concordate, ad esempio con la Cei”. “Il prossimo sara’ un Natale diverso da quello precedente“, ha aggiunto. “Gli attuali numeri non sono compatibili con la riapertura degli impianti sciistici, e sarebbe importante che anche i paesi dell’Europa diano un messaggio forte per un atteggiamento condiviso. Sulla Svizzera non credo che sia questo il momento per un Paese fuori dalla Comunita’ europea di creare occasioni di tentazione di migrazione”.
Il tipo di immunità conferita dai vaccini in arrivo contro Covid-19 “è ancora da definire con i dati dei prossimi mesi. Dalle informazioni disponibili dei press release, e non da studi scientifici sottoposti a revisione, almeno uno dei vaccini sembrerebbe conferire immunità sterilizzante“, evitare cioè il contagio e dunque la trasmissione del virus, ha aggiunto Locatelli. I vaccini, spiega Locatelli in generale, “sono in grado di conferire immunità da malattia o immunità sterilizzante. Nel primo caso, il vaccinato è protetto e non sviluppa manifestazioni gravi di Covid-19 come l’insufficienza respiratoria che è quello che poi lo porta in terapia intensiva. Nel secondo caso il vaccinato non si contagia se esposto al virus e dunque non è in grado di contagiare. Questo tipo di immunità è senz’altro più utile per abrogare la circolazione virale, ma anche l’altro risultato è comunque assai apprezzabile”.