L’emergenza coronavirus ha costretto il Governo a prendere nuovi seri provvedimenti: dopo il nuovo Dpcm l’Italia è adesso divisa in zone ‘colorate’, gialle, arancioni e rosse, in base alla gravità della situazione e in ognuna di esse bisogna rispettare delle precise misure restrittive. Nelle zone rosse si vive una sorte di lockdown: si può infatti uscire di casa solo per lavoro, motovi di salute o necessità.
La situazione italiana è seria e a lanciare l’allarme è Roberto Cauda, ordinario di Malattie Infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma: “Credo che l’obiettivo di tutte le misure dell’ultimo Dpcm sia smettere di inseguire un virus che corre molto veloce. Oggi abbiamo numeri importanti e circa un 17% di positivi sul totale dei tamponi. Aumentano i casi, i ricoveri e i ricoveri in terapia intensiva. Incalzati da questi numeri giudico prudente la stretta. Ma se il lockdown nazionale deve essere l’ultima ratio, ritengo anche che sia corretto finché si può tentare di mitigare la situazione, frenando la corsa del virus ma tentando anche di preservare la vita e l’economia. Non sarà facilissimo riportare l’Rt a 1, ma dobbiamo pensare che i primi effetti di queste nuove misure li vedremo fra due settimane“, ha affermato all’Adnkronos.
“E’ importante aver adottato 21 criteri, anche molto concreti. Avremmo dovuto vedere il 9 novembre i risultati del Dpcm precedente, e a questo mi pare che non siano stati rilevanti. C’è da dire che questi tre colori che dividono l’Italia non sono intangibili: potranno esserci variazioni sulla base dei numeri. Quello che cambia è l’approccio: proviamo ad anticipare le mosse del virus diventando cacciatori e non lepri. Ovvero quanto sia cruciale la medicina del territorio. Medici di famiglia e pediatri non devono essere lasciati soli: sono l’architrave di un sistema sanitario efficace e, se ormai è chiaro che occorre ripensare una sanità non più ospedalocentrica, non dimentichiamo di proteggere i nostri medici e operatori sanitari, che hanno pagato un tributo importante, assicurando loro dispositivi di protezione individuale anche per le future emergenze“, ha concluso.