“Questa pandemia ha evidenziato in maniera straordinaria quanto ancora sia importante il rapporto medico-paziente nei veri rapporti umani, nella sofferenza. Molti dei nostri concittadini non ci sono più e i gesti di calore non li hanno potuti avere dai propri congiunti, ma da infermieri e medici che stanno dando tutto”. Antonino Mazzone, direttore del Dipartimento Area medica dell’Asst Ovest Milanese, lo sa bene e lo sta scoprendo anche da malato: paziente Covid ricoverato con una polmonite da Sars-CoV-2 nel reparto che guida all’ospedale di Legnano. Ora i suoi ragazzi curano anche lui, racconta il primario in una testimonianza all’Adnkronos Salute.
“I miei medici vengono a cercarmi per consolarmi ed essere consolati”, spiega Mazzone, per tutti “il grande Nino“. Si dice “davvero orgoglioso, sia dei medici che del personale infermieristico. Nonostante gli sforzi e i turni massacranti ripetono sempre che stanno bene, che ce la faremo. Sorridono” anche adesso che la seconda ondata li ha travolti ancora una volta. Un sorriso che immagini “anche se non si può vedere sotto gli strati della vestizione”. Ma dietro la mascherina “gli occhi parlano, sono tutti bellissimi e ti trasmettono gioia”.
“Da sempre ricordo tutti i nomi delle persone che lavorano con me“, sottolinea il primario. “Ora sono tutti bardati“, dopo la “fatica enorme del vestirsi e rivestirsi” sembrano tutti uguali “e devo chiedere ‘chi sei?”, ma di ognuno di loro Mazzone va fiero. Adesso ancora di più. “Da paziente – insiste – sento la necessità di riconoscere ai medici internisti e agli infermieri quello che fanno ogni giorno”. Li hanno chiamati eroi, ma per il medico-paziente “sono quelli che hanno appena bussato alla mia porta per vedere come sto, quelli che in assoluto silenzio hanno contribuito al benessere dei pazienti Covid e all’efficienza del nostro sistema sanitario“.
Loro come lui, che anche dal letto continua a lavorare. Mazzone ragiona sulla lezione che il virus ci sta dando: “Siamo un grande Paese – osserva – Diamo il meglio nell’emergenza però abbiamo difficoltà a gestire la routine. Siamo arrivati preparati, ma il numero” dei contagi “oggi era imprevedibile e si fa fatica”. E poi c’è “la tristezza” che ti prende quando sfogli un giornale, apri Internet o accendi la Tv: la considerazione amara che il mondo dei media “non è stato capace di fare un’analisi serena di quello che si sta facendo e di cosa succede nei grandi ospedali. Non si riflette sui fatti, si parla per partito preso. Non va bene“, avverte lo specialista. “Bisogna tornare al ragionamento di Galileo: competenze, osservazione, sperimentazione, validazione e replicabilità, il resto conta poco”.