Coronavirus, sindaco Monza: “Siamo al collasso, chiesto l’aiuto dell’Esercito”

"Siamo in una situazione drammatica, sono giorni che lo diciamo a chi di dovere perché siamo di fronte a numeri che il nostro ospedale non riesce più a reggere"
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“Siamo in una situazione drammatica, sono giorni che lo diciamo a chi di dovere perché siamo di fronte a numeri che il nostro ospedale non riesce più a reggere. Il sistema ospedaliero è vicino al collasso, se non ci è già arrivato”, per cui “la situazione è insostenibile“. A dirlo a LaPresse è il sindaco di Monza Dario Allevi che ha annunciato di aver chiesto, tramite il dg del San Gerardo di Monza Mario Alparone, aiuto all’esercito.

“Chiederemo all’esercito se ci può mandare un numero sufficiente di personale medico per assistere 80/100 nuovi ricoverati: abbiamo i posti”, precisa Allevi ma “non abbiamo personale a sufficienza” visto che ci sono “310 tra medici ed infermieri del San Gerardo in quarantena”.

Monza era stata risparmiata durante la prima ondata ma ora, racconta il sindaco, è “l’epicentro” del contagio. “Siamo tornati a quelle tristissime giornate del lockdown quando tutti erano in casa. Oggi invece c’è ancora tanta gente a passeggio ma l’unico rumore che si sente in città è quello delle sirene delle ambulanze”, svela. In mattinata, l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera si è recato di persona a vedere e toccare con mano l’emergenza al San Gerardo. “Gli abbiamo chiesto di accelerare, e non con i numeri esigui di questi giorni, i trasferimenti di pazienti verso altri ospedali della regione. Noi – ricorda Allevi – nella prima ondata abbiamo aperto le porte del nostro ospedale, chiudendo tutti i reparti che erano in attività e chiedendo un grosso sforzo e sacrificio ai monzesi che hanno dovuto rimandare interventi o visite. Allora avevamo circa 600 ricoverati di cui il 75% arrivavano da Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi perché nella prima ondata eravamo riusciti a contenere i virus”.

“Oggi – prosegue Allevi – si sono invertiti i ruoli del territorio: siamo noi, Milano e Varese, quelli meno colpiti nella primavera, a essere l’epicentro del focolaio. Ora abbiamo bisogno che ci diano lo stesso aiuto che noi abbiamo dato loro qualche mese fa“.

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