Sono molte le festività di dicembre in tutto il mondo ma la più magica è certamente il Natale. Il Natale in Islanda non è un vero Natale senza la magnifica tradizione dell’alluvione di libri, i regali più ricercati e donati per questo giorno di festa.
Non mancano però i riferimenti alla mitologia norrena con i Jólabókaflóð, orchetti bricconcelli che fanno dispetti dalla vigilia del giorno di Santa Lucia al 6 gennaio, quando ritornano sulle montagne alle quali appartengono, non senza prima aver lasciato qualche dono ai bambini più buoni.
Lo Yule: il Natale in Islanda
Tra le festività di dicembre in tutto il mondo il Natale ha un posto speciale nel cuore degli Islandesi. Natale in islandese si dice Jòl una parola simile a Yule, la festività che veniva celebrata nei Paesi del Nord Europa ben prima che divenisse il momento cardine della cristianità.
Il 21 dicembre, gli antichi pagani celebravano il solstizio d’inverno e il fatto che da questo momento le giornate iniziassero a diventare più lunghe, tanto che fu chiamata “festa della luce”.
Per avere un assaggio di come veniva celebrato tradizionalmente il Natale in Islanda il museo all’aperto Árbæjarsafn, nel periodo natalizio, propone un programma speciale, durante il quale i visitatori possono realizzare candele, gustare specialità tradizionali islandesi e riscaldarsi con una tazza di cioccolata calda.
Il Natale in Islanda dura 26 giorni, dall’11 dicembre fino al 6 gennaio, la popolazione qui è in maggioranza luterana ma non è difficile trovare atei, musulmani o persone appartenenti ad altre fedi, alcuni rimangono persino legati ai miti degli antichi norreni; perciò il Natale in Islanda viene festeggiato in diversi modi ma la celebrazione ufficiale inizia il 23 dicembre quando si consuma un pasto a base di squalo essiccato e ci si dedica al decoro dell’albero.
Nella capitale Reykjavik inoltre, i negozi rimangono aperti fino alla mezzanotte per consentite di completare gli ultimi acquisti anche ai più ritardatari.
Alle ore 18 della Vigilia del 24 dicembre le campane delle chiese suonano a festa e si celebra la ricorrenza con una cena in famiglia a base di piatti tradizionali.
Al termine del cenone si aprono i regali, mentre il 25 dicembre rimane una giornata dedicata interamente al relax e alla condivisione del tempo con la famiglia e gli amici.
Il Natale è considerato anche un periodo in cui è necessario ricordare i propri defunti, la mattina del 24 dicembre gli Islandesi si recano come consuetudine al cimitero per lasciare una candela sulla tomba dei cari che sono scomparsi.
La tavola di Natale in Islanda
Anche in Islanda come accade per le festività di dicembre in tutto il mondo la tradizione di Natale prevede dei piatti caratteristici che si portano sulla tavola delle feste.
Una tradizione amata dagli islandesi è il Jólahlaðborð, il consueto buffet di Natale. Molti ristoranti cominciano a servirlo già a novembre e spesso i posti vanno a ruba, gli Islandesi trovano sempre un buon motivo per partecipare a non uno, ma persino a parecchi buffet.
Tra i cibi che vengono consumati più di frequente in casa vi sono salmone affumicato, manzo, agnello, tacchino e merluzzo.
Un elemento che non può mancare è il Laufabrauð, un disco di pane decorato con motivi geometrici che viene cucinato in padella con l’olio. Questo piatto si inizia a consumare da fine novembre fino al termine delle festività.
Molte famiglie si riuniscono la prima domenica di dicembre per cucinare questo pane e conservalo perché possa essere consumato durante tutto il periodo e la Vigilia di Natale.
Gli Jòlasveinar: gli amici del Natale in Islanda
In Islanda quasi l’80% della popolazione crede nell’esistenza di creature leggendarie come elfi, gnomi e folletti, di quello in poche parole che possiamo definire come il popolo nascosto, “hidden people”.
Questa suggestione folkloristica è intessuta profondamente nella trama delle tradizioni islandesi e tra i protagonisti delle feste vi sono gli Jòlasveinar, gli amici del Natale (anche tradotto come i ragazzi del Natale). Si tratta di 13 piccoli orchi che in questo periodo si cimentano in piccoli scherzi e si divertono a rubare il cibo.
Secondo la narrazione popolare, questi orchetti sono figli di Grýla e Leppalúði, due spaventosi troll divoratori di bambini che vivono sulla Montagna Blu nei pressi di Reykjavik.
I due coniugi appartengono alle antiche credenze del popolo islandese e sono menzionati anche nell’Edda (il celebre poema norreno islandese), ma il più terrificante membro di questa peculiare famiglia è forse il gatto Jolakottur che durante la notte di Natale si diverte a rapire i bambini che indossano vestiti nuovi; così è uso che i bambini trovino proprio sotto l’albero qualche capo d’abbigliamento nuovo di zecca che potranno indossare però solo dal giorno successivo.
I Jòlasveinar a partire dalla vigilia del giorno di Santa Lucia e fino al 24 dicembre scendono dalle montagne, uno per ciascuna notte e fanno dispetti che portano nel loro nome singolare la caratteristica intuibile di quel particolare scherzo, sono: il lecca mestolo, il ruba salsicce, il gratta pentole, lo spia dalle finestre e molti altri.
Negli anni questi personaggi nati per intimorire i più piccoli sono stati edulcorati anche perché dal 1746, in Islanda, le autorità hanno vietato ai genitori di usare mostri, demoni e troll come metodo di persuasione per convincere la prole a comportarsi bene.
Così gli orchi maligni e terrificanti persero il loro potere di incutere un profondo timore e con la contaminazione avvenuta con altre tradizioni similari a partire dal XX secolo iniziarono sempre più a somigliare a Babbo Natale, indossando ad esempio gli abiti rossi del rubicondo benefattore, tanto che la forma singolare del nome degli amici del Natale, cioè Jòlasveinn, oggi indica proprio Santa Claus.
Per rabbonire questi simpatici bricconcelli, ogni notte, prima di andare a dormire i bambini lasciano sul davanzale della loro finestra la scarpa più grande in loro possesso, sperando che i Jòlasveinar lascino un regalo.
Analogamente a quanto accade per la nostrana Befana: se i bambini si sono comportati bene durante l’anno riceveranno dolcetti e doni dentro le scarpe poste fuori casa, per coloro invece che sono stati cattivi ci sarà ad attenderli all’interno della calzatura solo una patata cruda e rinsecchita.
Dal 25 dicembre al 6 gennaio queste creature tornano sulle montagne così come da essi sono scese, uno alla volta per ciascun giorno e l’ultimo, l’attacca candele, tornando nella sua dimora, porta con sé tutte le feste.
La Jólabókaflóð: l’alluvione dei libri
Non c’è modo più bello di celebrare le festività di dicembre in tutto il mondo di quello che gli Islandesi chiamano Jólabókaflóð, letteralmente l’alluvione di libri per Natale.
Gli Islandesi sono un popolo di scrittori e grandi lettori, infatti, dalle statistiche emerge che una persona su dieci abbia scritto e pubblicato almeno un libro, a tal proposito per Natale è tradizione regalare diversi libri e leggerne alcuni la notte della Vigilia.
L’usanza dell’Jólabókaflóð affonda le sue radici nella Seconda Guerra Mondiale, quando le leggi imponevano restrizioni rigide sull’importazione di molti beni tranne che sulla carta, quale miglior regalo allora che sfruttare questa possibilità con un bel carico di libri. Il Natale in Islanda non può essere considerato tale se non ci sono una montagna di libri sotto l’albero.
A incrementare questa tradizione contribuiscono anche le case editrici che inviano gratuitamente alle famiglie un catalogo in cui vengono presentati i libri in uscita entro la fine di novembre e che possono affollare le radici dell’albero della conoscenza oltre che quello di Natale.