Il cuore grande della Montagna: una nevicata storica che sa di beffa dopo la chiusura delle piste da sci, “ma ci rialzeremo più forti di prima” – FOTO e INTERVISTE

Montagna, sulle Alpi una grande nevicata poche ore dopo la drammatica chiusura delle piste da sci. Ai microfoni di MeteoWeb Mario Panizza dal Passo del Tonale, Giorgio dell'Miralago di Misurina, Franz Ladinser da San Candido, Lino Bazzanella e Monica Bertarelli da Sappada
MeteoWeb

Sulle Alpi è iniziata quella che per molte zone dell’arco alpino sarà una delle nevicate più grandi e abbondanti degli ultimi decenni: tra Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia entro domenica cadranno oltre 2 metri di neve fresca, in alcune aree anche tre, per quello che è un evento meteorologico di portata storica. Attenzione soprattutto al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove tra sabato e la mattinata di domenica 6 dicembre avremo 36 ore di neve sfrenata a causa dell’effetto “stau” dovuto al forte scirocco che sta caratterizzando questa forte ondata di maltempo.

Questa grande nevicata arriva un po’ come una beffa per tutta la comunità alpina, che ogni anno attende con ansia proprio la neve per la stagione turistica e molto spesso ha dovuto fare i conti con la carenza di innevamento in concomitanza con le festività più attese dell’anno. Quest’anno, invece, la stagione turistica non potrà partire almeno fino all’Epifania a causa dei divieti imposti dal Governo con il Dpcm del 3 dicembre nonostante l’abbondante innevamento di queste ore, che garantirà la presenza di tanta neve per tutto il periodo natalizio.

Sembra fatto apposta, di solito ci auguriamo che nevichi, aspettiamo la neve con gioia, invece oggi suona un po’ come una beffa” confida ai microfoni di MeteoWeb Mario Panizza, Presidente del Collegio provinciale dei maestri di Sci del Trentino. Dal Passo del Tonale, sotto una fitta nevicata, testimonia l’abbondante innevamento con non poco rammarico. “E’ arrivata ad hoc, nel weekend prima del Ponte di Sant’Ambrogio. Sarebbe stato un inizio stagione perfetto, invece non possiamo neanche aprire. Siamo un po’ scoraggiati, lo stato d’animo non è dei migliori. Il periodo natalizio per noi è il più importante, da qui all’Epifania facciamo più o meno il 40% del nostro lavoro di tutto l’anno, il Natale per la montagna è come il Ferragosto a mare“.

Inoltre – prosegue Panizzaincombe il rischio che anche da febbraio a Pasqua ci siano ulteriori difficoltà. In Trentino abbiamo 3 mila maestri di sci, sono grandi professionisti che hanno nell’insegnamento dello sci la loro unica attività professionale. Con questo mantengono le loro famiglie. E’ un momento molto difficile, pur comprendendo tutte le necessità imposte dall’emergenza sanitaria. Siamo coscienti della situazione epidemiologica, vediamo quanta pressione c’è nei nostri ospedali, quindi faremo questo sacrificio e stringeremo i denti per andare avanti, sperando che la situazione migliori al più presto. Già la scorsa primavera abbiamo chiuso in anticipo e non abbiamo avuto nulla dallo Stato, quindi non siamo molto convinti del fatto che arrivino ristori. Non confidiamo nelle parole dette, eppure tutte le scuole di sci del Trentino sono pronte con rigidi protocolli per i maestri e per i clienti, siamo già operativi e ci auguriamo effettivamente di poter partire il 7 Gennaio con tutte le avvertenze del caso per garantire la sicurezza con le nostre misure anti-Covid già messe in atto da tempo. Siamo molto responsabili nei confronti di noi stessi e dei nostri clienti“.

Un senso di responsabilità che tutti gli attori della montagna hanno già più volte dimostrato in relazione ad ogni tipo di calamità che si è abbattuta sul territorio. Evidentemente, però, non è bastato al Governo per dargli fiducia. E così l’intero settore è al collasso.

Come si può pensare di lavorare con queste restrizioni? Fare il Natale o il Capodanno mangiando in una camera di un albergo di montagna, senza neanche poter sciare, non credo sia un’esperienza indimenticabile. Sono il primo a dire che non lo farei“. Giorgio, titolare dell’Hotel Miralago di Misurina e si sfoga ai microfoni di MeteoWeb. “Non so cosa faremo, noi proveremo ad aprire, siamo una piccola realtà a conduzione familiare e quindi non abbiamo spese enormi, quindi chi c’è c’è, apriamo comunque. Ma molti alberghi del nostro comprensorio rimarranno chiusi, in tutta l’area del Cadore, a Cortina, ci sono realtà importanti che non potranno aprire in questo modo. Chi deve prendere lo staff stagionale non potrà aprire e non aprirà. Non abbiamo prenotazioni, è tutto quasi deserto anche perchè fino a ieri nessuno sapeva neanche quali erano le regole. Adesso vediamo che succede, dalle Regioni gialle può venire chiunque prima del 21, ma poi c’è il blocco delle Regioni. E molta gente lavora fino al 23. Il periodo natalizio fa da solo il 50% della nostra stagione invernale, di solito tanti alberghi chiudono dopo l’Epifania per 2-3 settimane perchè Gennaio dopo il 6 è sempre un mese morto, si ricomincia un po’ a Febbraio ma quest’anno non sappiamo cosa succede, se ci sarà la terza ondata. Qui nessuno assumerà nessuno quest’anno, è una mazzata incredibile per il turismo. Spero che il Governo ci verrà incontro almeno a livello contributivo, per noi è una sofferenza. D’estate ci hanno lasciato lavorare ma in montagna la stagione invernale è la più importante, e comunque non è stata un’estate normale con tutta la tensione per quelle precauzioni. Non abbiamo comuqnue lavorato normalmente. Adesso dicono che siamo aperti, ma non siamo realmente aperti. Siamo molto lontani dalla normalità, con gli impianti sciistici chiusi il turismo cala del 90%. E’ come dire agli hotel di mare di stare aperti, ma gli chiudono le spiagge. Chi andrebbe in vacanza al mare, se non può andare al mare? E’ la stessa cosa: qui la gente viene per sciare, per divertirsi sulla neve. Noi abbiamo il codice ateco aperto, ma non possiamo avere clienti, quindi che sto aprto a fare? Per adesso è tutto chiuso, vi invito a venire qui nelle prossime settimane a vedere la situazione. Poi magari arrivano tutti i veneti, ma la vedo difficile perchè comunque ci sono tante limitazioni. Intanto sta scendendo un sacco di neve: nell’impiantistica avremmo risparmiato una marea di soldi per l’innevamento artificiale, centinaia di migliaia di euro di risparmio grazie a questa nevicata. Che però non servirà a molto“.

Nel vicino Friuli Venezia Giulia il responsabile del Residence Cavanis di Sappada, Lino Bazzanella, conferma le stesse impressioni. “Fino al 7 Gennaio non apriremo sicuramente, senza clientela extra regionale è inutile anche solo pensare di poter aprire. Ad oggi l’unico dipendente sono io, sono in cassa integrazione, rispondo al telefono e basta. Non c’è la possibilità di assumere il personale stagionale, e stiamo aspettando per valutare cosa fare nel prosieguo della stagione. Siamo una piccola struttura con una gestione di residence, quindi lavoriamo con poco personale ma quest’anno c’era una seconda struttura in apertura qui a Sappada e saremmo stati in 7. Invece nulla, è tutto fermo. Con le piste e Nevelandia chiusi, con la possibilità di ospitare solo i clienti provenienti dal Friuli Venezia Giulia, aprire sarebbe anti economico. Siamo in montagna, riscaldare le strutture costa molto a questa quota in pieno inverno. Ci fossero stati gli impianti sciistici aperti sarebbe stato diverso, anche con la sola clientela regionale, avrebbe avuto un senso. Ma così non arriva nessuno. Stiamo perdendo tempo, abbiamo lasciato tutto aperto per le prenotazioni sui portali ma non ne abbiamo neanche una. C’è solo qualche richiesta di disponibilità per un soggiorno spot, 2-3 giorni per Natale o Capodanno dal Friuli, ma una struttura non può stare in piedi in questo modo. Aspettiamo il 7 gennaio quando teoricamente saranno aperti i confini regionali e gli impianti da sci“.

Anche Bazzanella esprime il rammarico per la nevicata: “Le piste erano già stare innevate, avevano preparato il fondo, poi ha iniziato a nevicarci sopra e adesso c’è questa grande nevicata in arrivo dopo i 20cm già caduti ieri. Sarebbe stata una fantastica Immacolata con la neve, quando tanti altri anni in questo periodo apriamo con enormi sacrifici senza innevamento. Tutti pubblicizzano il fatto che gli alberghi sono aperti, ma non hanno precisato che in realtà non sono aperti davvero. Il Governo consente di aprire, ma noi che apriamo a fare? Il nostro timore è che questo fatto sia un tranello per non dare alcun tipo di ristoro al settore alberghiero. E’ come se ci dicono: voi siete aperti, è una scelta vostra di chiudere. Ma se hanno chiuso gli impianti, le Regioni, la mobilità, noi che apriamo a fare, per avere soltanto spese? Sarebbe un azzardo di ogni singolo albergatore, ma la chiusura è comunque una scelta obbligata“.

Non la pensa in modo diverso Franz Ladinser, titolare della Boutique & Gourmet Hotel Orso Grigio di San Candido, nota località turistica dell’Alta Pusteria nel territorio della provincia autonoma di Bolzano: “è un inverno particolare, credo che anche noi rimarremo chiusi. San Candido è una località del turismo invernale fuori dal circuito dello sci, abbiamo una buona fetta di clientela che non scia, credo che avremmo fatto una stagione tra Natale e Capodanno buona anche con gli impianti chiusi se non ci fosse stata la libera circolazione ma le limitazioni della mobilità tra Regioni dopo il 21 ci penalizzano fortemente, la sola clientela della provincia di Bolzano non garantisce il nostro lavoro“.

Ma io non mi deprimo – aggiunge Ladinser ai microfoni di MeteoWeb, tirando fuori tutto l’orgoglio e dando una visione positiva in una situazione molto difficile – perchè so già che questo colpo lo reggiamo, lo pariamo. Sono consapevole che dopo il 10-15 Gennaio, quando riapriamo, non sarà il massimo perchè il nostro lavoro invernale è concentrato nei 10 giorni tra Natale e Capodanno, ma comunque sopravviveremo. Sono dispiaciuto perchè in questo weekend qui arriva un sacco di neve, ci sono previsioni meteo fantastiche, ma che volete che vi dica, questo spettacolo ce lo godremo da solo. E’ un peccato, noi stiamo facendo un tentativo. Proveremo a far arrivare gli ospiti prima del 21, se l’Alto Adige diventerà zona gialla e spero e credo di sì, i turisti possono arrivare il 20 e rimanere quanto vogliono, perchè per il rientro possono tornare a casa loro in qualsiasi momento, è permesso e consentito dalle leggi. Quindi abbiamo lanciato la proposta di fare questo tentativo, vedremo come andrà“.

Franz Ladinser ci tiene a sottolineare un concetto che tutti i rappresentanti del mondo della montagna hanno ribadito nelle nostre chiacchierate, dimostrando enorme sensibilità: “rispetto al nostro interesse economico, prevale sempre l’interesse collettivo. Il guadagno non potrebbe mai giustificare eventuali tragedie familiari. Ci sarebbe da vergognarsi, è fuori discussione dare priorità all’emergenza sanitaria, prevale anche per noi la tutela della salute generale. Credo sia d’obbligo, non si discute. Certo, ci saranno aziende che avranno grossi danni, ma altrimenti ci sarebbero persone che avrebbero grossi danni. La situazione è drammatica, prima di tutto dobbiamo rimettere a posto la salute, poi dopo ci rifaremo“.

Anche dal vicino Friuli Venezia Giulia arrivano testimonianze che riescono ad essere positive e costruttive, nonostante il momento. Non è forse questa la terra che si è rialzata dopo il devastante terremoto del 1976? “Fasìn di bessôi” recita un antico proverbio friulano, che significa “facciamo da soli“. Lo dimostra egregiamente Monica Bertarelli, Direttore del Consorzio del turismo di Sappada, portavoce di una serie di attività meritorie di attenzione e testimonianza di una comunità che nelle difficoltà si rimbocca le maniche: “erano anni che non nevicava a dicembre, sarebbe stato l’inizio stagione ottimale. Ma non stiamo fermi ad aspettare: sappiamo che gli impianti apriranno il 7 Gennaio e siamo corsi ai ripari già a settembre-ottobre organizzando 105 giorni di attività con 12 attività diverse che ci consentono comunque di avere un certo appeal nei confronti dei nostri ospiti. Tutte attività outdoor che proponiamo per gruppi massimo di 10 persone, garantendo distanziamento e norme di sicurezza, a prezzi molto vantaggiosi grazie al sostegno del Promoturismo Friuli Venezia Giulia“.

Bertarelli spiega che hanno valorizzato le risorse del territorio: “Sappada è un paese con 1.300 abitanti e dieci medaglie olimpiche. Abbiamo gli atleti olimpici che sono il nostro orgoglio, e quindi facciamo respirare ai nostri ospiti anche la passione, l’adrenalina e il mito delle vittorie olimpiche dei grandi fondisti di Sappada, Silvio Fauner e Pietro Piller Cottrer, che hanno fatto la storia dello sci nordico internazionale: chiunque potrà concedersi una sciata con i due campioni, grazie ai quali, la bellissima vallata incorniciata dalle Dolomiti, è famosa in tutto il mondo. Dopo un paio d’ore in loro compagnia sull’anello del fondo di Sappada, ci si potrà concedere un après ski, facendosi raccontare gli aneddoti più significativi della loro carriera direttamente dai miti Fauner e Piller Cottrer“.

Per Sappada sarà in ogni caso un inverno ricco di iniziative, una grande fortuna per tutti i friulani che potranno comunque recarsi in ogni caso nella nota località turistica in ogni circostanza. Ma prima e dopo le festività natalizie potranno farlo anche gli altri cittadini delle altre Regioni gialle, cioè praticamente di quasi tutt’Italia già dalla prossima settimana. A Sappada ci sarà la possibilità di visitare quello che è uno dei borghi più belli d’Italia, cioè Sappada vecchia: “la magia qui è di casa, con la bellezza delle case settecentesche dove spicca il contrasto del colore del legno con la purezza del manto nevoso che ricopre i tetti e i passanti respirano, oltre che la storia, anche il profumo di quel legno, ancora vivo. Le borgate vecchie sono un’esclusiva della località di Sappada: ognuna con la sue caratteristiche uniche e ammirate da chiunque le attraversi“.

Monica Bertarelli ripercorre tutte iniziative dell’inverno che dona agli ospiti della località friulana “la possibilità di dedicarsi a innumerevoli attività legate non solo alla morfologia del territorio e alle sue caratteristiche, ma anche alla storia e alle tradizioni di una località autentica, dalle forti connotazioni culturali. E così, dall’avventura di una corsa con la slitta trainata dai bellissimi cani di Ararad, si può passare alla contemplazione della ultracentenaria pratica della scultura ligneo, con Manuel, un giovane e talentoso artigiano che scolpisce davanti ai suoi ospiti e spiega i segreti e la storia delle maschere di Sappada. I più romantici possono cimentarsi nelle escursioni con le ciaspole nelle ore del crepuscolo, per godere dello spettacolare panorama che si dipinge attorno a loro. Chi invece ama mettersi alla prova e vivere in modo naturale la montagna innevata e le sue scoscese pareti ghiacciate, ha la possibilità di praticare l’ice climbing o di farsi accompagnare da esperte guide alpine, alla scoperta di nuove mete per lo sci alpinismo. E’ l’ottica di una montagna d’inverno basata non solo sullo sci, ma anche su altro, per nuove forme di turismo, sport e attività alternative allo sci come escursioni, camminate, o Dolomice, il festival di arrampicata su ghiaccio non solo per i più avventurosi ma anche per i bambini che alle cascatelle avranno una guida a disposizione per imparare la disciplina“.

Insomma, sulle Alpi c’è una montagna che non si arrende. E questa nevicata potrebbe trasformarsi da una beffa a un’occasione di rilancio. Arriva quindi un messaggio positivo proprio nel giorno in cui il Presidente del Collegio Nazionale Maestri di Sci Beppe Cuc e il Presidente dell’Associazione Maestri di Sci Italiani Maurizio Bonelli, hanno inviato alla stampa un comunicato stampa congiunto in rappresentanza dei 15.000 Professionisti della neve e di 400 Scuole Sci distribuite sul territorio nazionale, hanno voluto segnalare nuovamente ai media nazionali la situazione di grande preoccupazione che sta coinvolgendo (e coinvolgerà) la categoria dei Maestri di sci, così in analogia, con tutti gli operatori e le maestranze del comparto turistico montano.

Le misure del nuovo DPCM hanno messo ai margini il mondo della montagna e degli sport invernali mentre venivano utilizzati toni mediatici che con retorica populista hanno etichettato il mondo della montagna e del turismo invernale con fuorvianti messaggi secondo cui le attività dei Professionisti della neve hanno unicamente scopo ricreativo e sono destinate a solo pochi fortunati abbienti. E invece la montagna è l’unica “zona territoriale” citata nella nostra Carta Costituzionale, nella quale precisamente all’art. 44 viene fissato, con sorprendente risolutezza: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”. All’interno dei vasti territori montani e dei suoi meravigliosi paesaggi ci sono persone e famiglie che per generazioni, con alacre impegno e grandi sacrifici, hanno realizzato sistemi d’integrazione e sostentamento, spesso legati al mondo del turismo invernale. I Maestri di sci fanno parte di questo “sistemamontagna” non per caso, ma grazie a decenni di assegnamento sulla propria professionalità e sulla determinazione di chi è abituato prima a lavorare e poi a chiedere. I 15.000 Maestri di Sci Italiani non sono sprovveduti e come ricorda la loro stessa storia, da sempre, rappresentano i primi custodi delle regole che la montagna impone. Con equilibrio e discrezione i Professionisti della neve, infatti, hanno approcciato l’emergenza Coronavirus rimettendosi con scrupolosa attenzione alle Direttive delle nostre Istituzioni. Era la sera del 10 marzo quando il Presidente del Consiglio Prof. Avv. Giuseppe Conte, in diretta televisiva annunciava agli italiani che “purtroppo tempo non ce n’è. Occorre rinunciare tutti a qualcosa per tutelare la salute dei cittadini. Oggi è il momento della responsabilità”. In quel preciso istante l’intera categoria dei maestri fece sue le indicazioni d’immediata  interruzione dell’attività nelle aree sciabili, ed è stata quindi tra le prime a rinunciare e interrompere la propria occupazione nel pieno della stagione turistica“.

Ora con il DPCM del 3 dicembre un altro colpo di scure giunge inesorabile sui Professionisti della neve, privati come detto di una parte consistente della stagione scorsa, quella 2019/2020 e, ora, con la prospettiva di non rimettere gli sci ai piedi sicuramente fino al 7 gennaio 2021; ma, poi, cosa succederà? Per i nostri Maestri di sci e per tutte le loro famiglie non sarà assolutamente facile, ma con il
consueto senso di responsabilità la Scuola Italiana Sci si sta adattando e si adatterà, pur non condividendo le scelte prese che ci riguardano, crediamo dettate dalla non conoscenza di base del mondo della montagna e delle figure professionali che la compongono“.

La Scuola Italiana Sci in questi mesi non è stata ferma: sono stati predisposti scrupolose Linee Guida, scrupolosi Decaloghi e Vademecum, condivisi con gli impiantisti, per garantire la totale sicurezza agli allievi prima, durante e post lezioni. Pertanto, in questo delicato contesto il Collegio Nazionale Maestri e l’Associazione Maestri di Sci Italiani, richiamiamo ancora una volta l’attenzione del Governo e di tutti coloro che hanno responsabilità nella gestione di questa calamità, affinché nelle prossime settimane il settore non sia nuovamente dimenticato o, peggio, ritenuto sacrificabile come in parte già avvenuto. A tal proposito il presidente Col.Naz Beppe Cuc e AMSI Maurizio Bonelli intendono sottolineare che se si chiedono ulteriori sacrifici, per il bene comune, la categoria è pronta a sostenerli ma rivolgiamo un accorato appello a chi ha responsabilità di Governo, affinchè, anche in considerazione dell’andamento pandemico si rivaluti, prima dell’inizio delle festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto alla chiusura. La montagna e i suoi operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati e soggiogati da un atteggiamento sordo, poco lungimirante che in totale assenza di concertazione ha di fatto decretato un gravissimo danno per la categoria. La storia restituirà, come sempre, l’esatto valore delle cose e di chi in totale disprezzo ha ritenuto di poter immolare e sacrificare un intero comparto e le aspirazioni di milioni di consumatori che hanno visto sfumare le loro giuste e sacrosante aspettative. Il rispetto delle persone e delle regole sono per noi elementi assoluti, chiediamo semplicemente di lavorare, non come se il COVID non ci fosse, ma rispettando e facendo rispettare le regole che, il Governo vorrà imporci, con concreta determinazione e solida risolutezza, regole e misure che tra l’altro abbiamo già individuato a tutela di Noi stessi e di tutti i nostri allievi. Ora come già evidenziato si apre la partita dei ristori che ci auguriamo tengano in considerazione le nostre proposte che si dovranno concentrare sul calo di fatturato dei mesi di novembre 20, dicembre 20 e gennaio 21 rispetto agli stessi mesi delle passate stagioni. Se così non fosse sarà ancora una presa in giro per la Nostra categoria“.

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