Nuovo Dpcm del 3 dicembre, le anticipazioni: coprifuoco, ristoranti aperti fino alle 23, piste da sci, vacanze sulla neve e spostamento tra Regioni per Natale

Le anticipazioni sul nuovo Dpcm del 3 dicembre e le richieste delle Regioni al Governo: il punto della situazione su ristoranti, coprifuoco, vacanze sulla neve, piste da sci e spostamenti tra Regioni
MeteoWeb

Cresce l’attesa per il nuovo Dpcm che il premier Conte dovrà firmare, dopo un’apposita riunione del Consiglio dei Ministri, entro Giovedì 3 Dicembre: le misure in vigore in Italia scadono proprio Giovedì, ed è quindi una scadenza obbligata per delineare un nuovo quadro che contempli la rinnovata situazione epidemiologica, fortunatamente oggi più contenuta rispetto a un mese fa, e detti i comportamenti da adottare nel mese di Dicembre e in vista delle festività natalizie.

Tante le ipotesi che si sono rincorse freneticamente nelle ultime settimane sul nuovo Dpcm provocando confusione, ansia, paura e preoccupazione. Ma come sempre accade in questi casi, molto spesso s’è trattato di chiacchiere e fantasie. La realtà è che all’interno del Governo ci sono molte figure, Ministri, consiglieri e sottosegretari ma anche leader di partito, che vorrebbero proseguire in chiusure feree e, anzi, addirittura restringere ulteriormente le norme in vista del Natale, per evitare che ci sia più mobilità e aumentino i contatti sociali. Ma in realtà le norme del prossimo Dpcm saranno inevitabilmente di riapertura, sulla falsariga di quanto già accaduto in Francia, Spagna e Regno Unito, in coerenza con l’andamento della curva epidemiologica che fortunatamente è positivo (vedi immagine sotto), e soprattutto perchè l’economia del Paese non può soffrire oltre e il tessuto sociale non può permettersi ulteriori rigidità.

Nuovo Dpcm, le proposte delle Regioni al Governo: niente più coprifuoco

A far ragionare il Governo sono i rappresentanti delle Regioni, che evidentemente mantengono un maggior contatto con il territorio e con le esigenze della popolazione. Secondo le proposte elaborate dai governatori, nel nuovo Dpcm dovrebbe sparire il coprifuoco. Una proposta di buon senso, considerando che di notte, in pieno inverno e con i locali chiusi, è più che improbabile – se non praticamente impossibile – che ci siano assembramenti. E vietare a chi vuole uscire di casa per una passeggiata a tarda sera in strade semi deserte mentre di giorno ci sono folle per lo shopping natalizio, sarebbe l’ennesimo schiaffo all’intelligenza degli italiani, già scocciati dalle norme imposte per fronteggiare l’emergenza che spesso e volentieri hanno valicato le necessità scientifiche di limitare il contagio, sfociando in inutili privazioni delle libertà fondamentali.

Nuovo Dpcm, l’ipotesi sul tavolo del Governo: tutti i locali della ristorazione aperti fino alle 23

ristorante coronavirusPer i locali della ristorazione, la proposta è di riaprirli tutti fino alle 23, non solo per l’asporto ma anche per la somministrazione nel locale. Anche qui, si tratta di una norma di buon senso considerando che i ristoranti, i pub, le pizzerie e i bar sono stati i locali più colpiti dai provvedimenti della seconda ondata, nonostante fossero quelli che maggiormente avevano rispettato le norme anti contagio. “L’apertura a pranzo dà una boccata d’ossigeno ai ristoranti ma non basta a sopravvivere” ha detto il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, in rappresentanza delle Regioni da vice presidente della Conferenza delle Regioni.

Nuovo Dpcm, il punto sulle piste da sci e le vacanze sulla neve

sci vacanza neveIl punto della situazione sulle piste da sci e le vacanze sulla neve, proprio quest’anno che la “dama bianca” cadrà copiosa già nei prossimi giorni secondo le nostre previsioni meteo. Le Regioni hanno anche chiesto la riapertura di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, che si trovino all’interno di alberghi e/o strutture ricettive limitatamente ai propri clienti che sono ivi alloggiati e hanno anche proposto di aprire gli impianti sciistici almeno per chi pernotta nelle strutture alberghiere o per chi ha una seconda casa o la prende in affitto nei locali della villeggiatura invernale, sempre nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. L’alternativa, in caso di chiusura totale delle piste sciistiche, le regioni chiedono al Governo non solo ristori importanti, ma anche la chiusura dei confini nazionali, perchè sarebbe clamoroso vietare di far sciare in Italia quando tutti gli altri Paesi d’Europa, dalle vicine Svizzera e Austria ma anche la Spagna o i Paesi Scandinavi, hanno già riaperto gli impianti e quindi gli italiani potrebbero benissimo andare a sciare lì in vacanza, spendendo soldi all’estero alimentando economie straniere e poi rischiando comunque di tornare a casa con il virus.

Anche in questo caso, le proposte delle Regioni sembrano le più coerenti rispetto all’attuale quadro della situazione. “Non vorremmo subire il danno e la beffa di tenere chiuso il nostro arco alpino e vedere persone andare altrove a fare le proprie vacanze e poi tornare importando il contagio dall’estero. se Austria, Slovenia e Svizzera apriranno non lo fanno per autolesionismo“, ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti.

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Nuovo Dpcm, le Regioni chiedono di fare chiarezza sugli assembramenti: necessario seguire una logica

Il punto nevralgico del nuovo Dpcm dovrebbe la chiarezza sul divieto di assembramento, che i Governatori hanno molto a cuore vivendo ogni giorno la realtà dei vari territori. Il divieto di assembramento dovrà essere il “principio cardine” del nuovo Dpcm secondo le Regioni, perchè è sembrato a tutti paradossale che in alcuni contesti e per alcune attività ci possano essere folle e assembramenti (spesso anche involontari), come nelle vie dello shopping, mentre si tengono chiuse altre attività come ristoranti, palestre e anche le scuole che ne provocano meno.

Nuovo Dpcm, gli ultimi aggiornamenti sugli spostamenti tra le Regioni

Resta il nodo degli spostamenti tra Regioni: il Governo sarebbe orientato per vietare ogni spostamento per tutte le tre settimane di festività, dal 19 dicembre al 10 gennaio senza deroga alcuna. Un’ipotesi clamorosa, che non consentirebbe a familiari che lavorano e/o studiano fuori sede di ricongiungersi nella festività più importante dell’anno. Anche su questo, i Governatori si sono opposti e hanno chiesto anche una “zona bianca” per quelle Regioni che possono permettersi più aperture alla luce di una situazione di contagio più contenuta. Il governatore ligure Toti ha chiesto che “non ci siano misure più restrittive per il Natale, che vale tre mesi di fatturato: ci giochiamo la finale di Champions dell’economia“. Inoltre come Regioni “chiediamo che il nuovo Dpcm sia equilibrato. Nessuno si aspetta un Natale con cenoni infiniti e raduni familiari, o un Capodanno con i trenini a cantare Brigitte Bardot. Ma non è neanche utile continuare a immaginare un Natale cupo“. Ci si gioca “un pezzo di occupazione, commercio, agroalimentare, ristoranti”. Per Totiè comprensibile e giusto chiudere se le condizioni del virus lo impongono, come nelle settimane passate“. Meno comprensibile se il virus consente “qualche spazio di libertà in più“.

Sugli spostamenti tra regioni “ho letto anticipazioni molto fastidiose: il principio della zonizzazione dev’essere applicato anche ora, e ulteriori restrizioni a Natale sarebbero fuori luogo. Anzi, propenderei a consentire alcuni limitati spostamenti anche tra regioni più a rischio della gialla, come i ricongiungimenti tra familiari“. Per Totile tre zone vanno bene, ma mi chiedo: se una regione ha parametri migliori della zona gialla, deve sottostare a quei vincoli?. Occorre un’altra fascia, una zona cuscinetto tra la totale assenza di regole e la zona gialla“.

Nuovo Dpcm, verso un cambiamento nei criteri della classificazione delle fasce di rischio

Infine, le Regioni hanno chiesto al Governo più chiarezza sui passaggi tra fasce nel nuovo Dpcm dopo le incongruenze di questo mese di Novembre. In modo particolare la controversa dichiarazione della “zona rossa” in Calabria o le ambiguità sulla gestione della Campania, gialla quando era al collasso e poi rossa mentre scendevano contagi e ricoveri, impongono una riflessione importante. “In questa seconda ondata, gli attuali strumenti e misure di protezione civile messi in campo per affrontare una pandemia che dura da oltre 10 mesi, rischiano di non essere piu’ adeguati, anche in considerazione della stagione influenzale ormai alle porte e dell’avvio della straordinaria campagna vaccinale per il Covid. Appare pertanto auspicabile verificare, in questa fase, l’opportunità di un confronto tra Stato e Regioni per un intervento di chiarezza legislativa in relazione alle misure da adottare finalizzato anche ad un più chiara definizione dei ruoli dei diversi attori istituzionali” hanno scritto le Regioni al Governo in un documento. “Occorre – si legge – una valutazione di carattere politico che contemperi la necessità di salvaguardare in primis la salute dei cittadini, la tenuta del sistema sanitario e la tutela del sistema produttivo, economico e commerciale, già duramente provato. Per questo, si rende opportuno anche, stabilire un percorso procedurale più chiaro per il collocamento e il superamento dei termini per il passaggio tra le diverse fasce, rendendo al contempo trasparenti i dati e le modalità di applicazione dei parametri“. Quasi tutti i governatori, hanno spiegato che bisogna accorciare i tempi, rendere più attuali i numeri su cui si basa l’attribuzione di una zona alle regioni e accorciare anche il meccanismo di uscita da una zona rossa a una arancione o da una arancione a gialla. Come dargli torto?

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