Si discute molto dell’ormai famoso rapporto sulla prima risposta italiana alla crisi pandemica da SARS-CoV-2. Il rapporto è stato ritirato appena un giorno dopo la sua pubblicazione lo scorso maggio e da allora non si placano le polemiche. C’è chi ritiene che sia stato “censurato” perché avrebbe messo in imbarazzo il Governo e altri alti dirigenti sanitari per gli errori commessi prima e durante la pandemia.
Dalla “vigenza del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale, riconfermata nel 2016“, a “tabelle di mortalità non aggiornate”. Sono queste alcune delle “inesattezze fattuali” che, secondo l’OMS Europa, hanno portato a ritirare il rapporto. Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Le correzioni proposte in ogni caso non erano assolutamente una censura“. “Ce n’erano parecchie – di inesattezze, dice Guerra – Sia io che due altre colleghe dell’ufficio di Copenaghen le abbiamo segnalate ai colleghi di Venezia perché potessero correggerle prima di andare in pubblicazione, prevista poche ore dopo”. La versione che era stata visionata “non riportava alcun richiamo, ad esempio, alla vigenza del Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale, riconfermata nel 2016 (non nel 2017, come poi riportato erroneamente nella versione del rapporto che è stata pubblicata). C’erano poi altri elementi come le tabelle di mortalità che non erano aggiornate”.
“Avevo provveduto a inviare ai colleghi di Venezia anche il documento relativo dell’Istat perché potessero utilizzarlo. Infine c’era la delicata questione della correttezza istituzionale nei confronti del Paese che ci ospita: nessun ufficio OMS – sottolinea Guerra – pubblica un documento relativo a uno Stato membro senza avvertirlo. Questo non ha niente a che fare con richieste di permesso, censure preventive e altro, come è stato raccontato da certi media. E’ una prassi di correttezza sostanziale, soprattutto considerando la fase epidemica acuta e critica in cui ci si trovava, con la mobilitazione di un Paese intero a combattere un virus sconosciuto, senza speculare su malattie e decessi, dando l’impressione di cercare solo visibilità mediatica”. “In questo caso dovuta ancora di più, perché – aggiunge Guerra – i colleghi di Venezia mi avevano chiesto un mese prima della pubblicazione di verificare con il ministro il suo accordo di principio per una pubblicazione che raccontasse la storia dell’epidemia in Italia. Non averlo informato solleva chiari interrogativi sulla logica e sulla possibile strategia che sta alla base di questa decisione presa autonomamente dai colleghi dell’ufficio”.
“Le correzioni proposte in ogni caso non erano assolutamente una censura – ribadisce – anzi il tentativo di rendere il rapporto fruibile senza esporlo a critiche di contenuto. Infatti la versione che è stata pubblicata recepiva molte delle proposte che erano state inviate”. “Non capisco quindi né la polemica, né tantomeno la strumentalizzazione di una mia presunta ingerenza sulle fasi successive decise dalla Direzione regionale di Copenaghen. Io non ho nessun potere e nessuna specifica autorità su tutto ciò che riguarda l’ufficio di Venezia, e tantomeno su Copenaghen. La mia – ripete – è una funzione di raccordo e assistenza tecnica al governo in una fase così delicata, garantendo la presenza dell’OMS secondo quelle che sono le prassi ordinarie dell’Organizzazione durante una crisi epocale e inaspettata come questa”.
Il testo non è stato più pubblicato, come ha spiegato l’OMS, perché poi è stata varata una procedura differente per il sostegno ai Paesi colpiti. E Guerra conferma: “Si tratta della cosiddetta Intra-Action Review disposta dall’Ufficio europeo. Una metodologia standard per garantire informazioni fattuali, accurate e complete per tutti gli Stati membri. Basta fare una ricerca sul web per accedere a tutta la manualistica e alle procedure che riguardano questo esercizio, spesso accoppiato a quella che sia chiama After-Action Review, una specie di valutazione conclusiva di quanto accaduto. E’ una modalità di elaborazione di elementi oggettivi e fattuali, che servano anche per divulgare in assoluta trasparenza quali siano e siano state le problematiche affrontate e le soluzioni adottate e fino a che punto queste soluzioni sono effettivamente servite allo scopo. Nessuno – sottolinea – vuole biasimare un Paese per come ha potuto organizzare una risposta all’uragano epidemico causato da un agente virale sconosciuto, che non abbiamo ancora imparato a contenere, data la situazione epidemiologica attuale in tutti i Paesi dell’Unione, nonostante ora si collabori molto di più che in precedenza”. “Abbiamo visto quanto sia vitale la cooperazione europea, sia per il progresso della conoscenza, che per la messa in comune di risorse economico-finanziarie, tecniche, scientifiche, materiali e, tra pochissimo, di vaccini e terapie innovative. Non ce la potremmo mai fare da soli – prosegue Guerra – Questa è una minaccia globale che va vinta solo con una concertazione globale. Oltre a ciò l’OMS ha messo a disposizione linee guida, prodotti della ricerca, dati e procedure fondamentali proprio per sostenere sia ciascuno Stato membro, che quella concertazione. Non si può pensare che ciascuno vada per conto proprio, inventando magari procedure che non rispondono a un’evidenza scientifica fattuale, in continuo progresso e per forza molto flessibile e adattabile alla situazione contingente”.
“Piano pandemico rivisto e giudicato idoneo nel 2016”
L’ultimo Piano pandemico italiano risale al 2006, poi è stato riconfermato sotto la direzione di Guerra, ma senza essere aggiornato, finendo al centro delle polemiche legate al rapporto dell’Oms Europa sulla gestione italiana della pandemia. Guerra precisa: “Il richiamo alla vigenza eseguito nel 2016 è dovuto, volendo presentare correttamente la realtà, dato che altrimenti si sarebbe data l’impressione sbagliata che non ci fosse nulla, e questo non è vero. Poi, naturalmente, si può anche entrare nella critica al piano, che tuttavia in quel momento era stato rivisto dagli uffici responsabili per le malattie trasmissibili del Ministero della Salute e verificato idoneo per la sua funzione”. Il piano “è stato rivisto e dichiarato vigente nel 2016 perché altrimenti l’Italia si sarebbe trovata sguarnita a fronte degli annunciati cambiamenti che l’Oms stava per proporre”, precisa l’esperto.
“Vuole che le elenchi la lista dei piani e delle linee guida che mi sono trovato a dover formulare durante i 3 anni della mia permanenza al ministero? Ecco un breve resoconto, anche per rispondere a certe velate accuse di inerzia. Questi – elenca – sono i piani nazionali che con i miei eccezionali colleghi della direzione generale e dell’Istituto superiore di sanità, oltre che delle Regioni, ho dovuto inventare, redigere e/o aggiornare in una situazione di grave difficoltà, sia in termini di personale a disposizione, che in termini di risorse finanziarie quasi azzerate: Piano nazionale della prevenzione, 2014; Piano nazionale per le demenze, 2014; Linee guida nazionali per la prevenzione delle malattie trasmissibili di rilevanza internazionale, 2014; Protocollo nazionale e linee guida per la gestione della salute dei migranti e per il soccorso in mare, 2014, 2015, 2016; Piano nazionale per la prevenzione vaccinale (poi convertito in legge per l’obbligo vaccinale), 2015; Piano nazionale per la prevenzione delle epatiti, 2016″. E ancora: “Piano nazionale di sorveglianza e risposta alle arbovirosi trasmesse da zanzare (Aedes sp.) con particolare riferimento a virus Chikungunya, Dengue e virus Zika, 2016; Linee guida nazionali per la vaccinazione antinfluenzale, 2013, 2014, 2015, 2016; Linee guida nazionali per il controllo della legionellosi, 2015; Linee guida nazionali per la prevenzione e controllo delle malattie batteriche invasive prevenibili con vaccinazione, 2016; Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu, 2017; Piano nazionale Hiv e Aids, 2017; Piano nazionale della genomica, 2017; Piano nazionale per la prevenzione dell’antimicrobico-resistenza, 2017“.
Oltre a ciò, “il repertorio legato alla negoziazione con il ministero dell’Ambiente e la Presidenza del Consiglio per il recepimento di normativa comunitaria e per la valutazione di impatto sanitario nella gestione dei siti di interesse nazionale (tra cui Terra dei fuochi e Ilva Taranto). Non le parlo poi – continua Guerra – della produzione delle Linee guida per la gestione delle dipendenze patologiche da gioco d’azzardo, le Linee guida per la protezione dei soggetti affetti da sindrome autistica, le Linee guida per la gestione dei dispositivi a favore dei soggetti non autosufficienti. E molto altro che non elenco”. “Sono anche riuscito a portare l’Italia nel Comitato di gestione dell’Oms, regione Europa, e sono stato eletto nell’Executive Board dell’Oms generale (Ginevra), dopo aver portato a compimento il rinnovo dell’iter parlamentare relativo proprio all’Ufficio Oms di Venezia. Ho avviato e gestito le prime esercitazioni aereonavali e terrestri di biocontenimento, con due aeroporti sanitari aggiunti ai due già presenti (Malpensa, Fiumicino, Pratica di Mare e Catania), ricostruendo la capacità nazionale di protezione rispetto alle epidemie esterne (era il tempo di Ebola, quando abbiamo fatto cose sconosciute al pubblico generale, come il rimpatrio protetto di oltre tremila persone)”. Il piano di prevenzione della pandemia influenzale “è un piano datato, che riportava anche l’approvvigionamento di un farmaco antivirale attivo contro i virus influenzali, il noto Tamiflu, di cui esistevano scorte custodite dalle Forze armate nei depositi centrali del ministero della Salute. E’ un piano che, tuttavia, rispecchiando l’impostazione ancora attuale allora, poi cambiata nel 2018 dall’Oms, prescriveva azioni di preparazione e prima risposta alla possibile pandemia influenzale sicuramente ancora attuali e utilizzabili in presenza anche di virus sconosciuti“, assicura Guerra.