Il SARS-CoV-2 è il protagonista assoluto di questo difficile 2020 che sta per terminare. Nonostante il virus sia popolare da un anno ormai, sono ancora tantissimi i dubbi legati al virus, ai suoi effetti e soprattutto alla sua diffusione. Tante sono le domande, soprattutto in caso di persone asintomatiche: ad alcune di queste stanno rispondendo gli esperti di Dottoremaeveroche.it, il sito ‘anti-bufale’ della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Fnomceo. Proprio oggi è stata pubblicata una importantissima risposta ad una domanda molto ricorrente: gli asintomatici possono definirsi sani?
La risposta
La risposta è no, perchè hanno contratto la malattia e possono diffondere il virus ad altri. Ma per arrivare a questa risposta bisogna prima esaminare tutto il quadro della situazione, come fatto da Giada Savini su dottoremaeveroche.it.
“La difficoltà di stabilire una cifra affidabile del tasso (rapporto tra il numero di eventi registrati in una popolazione (al numeratore, in alto nella frazione) e il numero totale delle persone che compongono quella stessa popolazione (al denominatore, in basso nella frazione) di Covid-19 asintomatico sta nella non facile possibilità di distinguere tra persone asintomatiche e persone presintomatiche” afferma Krutika Kuppalli, infettivologa della Medical University of South Carolina in Charleston, in un approfondimento di poche settimane fa della prestigiosa rivista scientifica Nature [1].
Quale è la differenza tra sintomatici e presintomatici?
“Asintomatico è chi non ha mai sviluppato sintomi durante tutto il corso della malattia, mentre presintomatico è chi ha sintomi lievi prima di sviluppare i sintomi veri e propri”, spiega Kuppalli [1]. Della stessa opinione anche Daniel P. Oran ed Eric J. Topol – quest’ultimo recentissimo ospite della trasmissione Che tempo che fa e ricercatore di fama internazionale dello Scripps Research Translational Institute, uno dei più grandi centri di ricerca in discipline biomediche al mondo. Oran e Topol spiegano come sia “spesso impossibile distinguere gli asintomatici dai presintomatici, futuri malati che potrebbero essere identificati solo attraverso osservazioni dell’individuo ripetute nel tempo” [2]. Pertanto, in attesa di studi più rigorosi, Eric Topol ha sottolineato in un tweet che “l’uso delle mascherine indossate in tutte le occasioni di vicinanza fisica con altre persone sia l’unico efficace freno all’epidemia, finché non sarà possibile sottoporre ad un test tutta la popolazione” [3].
E’ possibile essere contagiosi senza sapere di essere malati?
Uno studio condotto da Gabriel Leung e colleghi, dell’Università di Hong Kong, e pubblicato sulla rivista Nature Medicine, ha rilevato “la più alta carica virale nei tamponi faringei al momento della comparsa dei sintomi” suggerendo che i pazienti siano più contagiosi proprio poco prima o nel momento in cui i sintomi hanno iniziato a manifestarsi [7,8]. Un altro studio, pubblicato su una rivista del gruppo editoriale The Lancet, ha messo in evidenza che la carica virale era “più alta durante la prima settimana dopo l’insorgenza dei sintomi e successivamente è diminuita con il tempo” [7,9].
Gli autori di questo studio hanno notato che questo “comportamento” contrastava con quello di un’altra patologia causata da coronavirus, la Sars, dove il picco di carica virale era a circa 10 giorni dall’esordio, e con la MERS, altra patologia da coronavirus, che sembra avere la massima carica virale alla seconda settimana dopo la comparsa dei sintomi. Il “profilo di carica virale” di Covid-19 sembra in realtà essere più simile all’influenza, hanno scritto gli autori dello studio, in quanto “raggiunge il picco intorno al momento della comparsa dei sintomi”.
Va ribadito che si ritiene che la carica virale sia correlata alla capacità di un paziente di infettare gli altri, e quando il picco si verifica più tardi durante il corso della malattia, è più probabile che un paziente abbia già cercato cure, sia stato sottoposto a test e abbia iniziato il trattamento o ricevuto istruzioni per rimanere isolato [7].
L’elevata carica virale nelle prime fasi del decorso della malattia per i pazienti con Covid-19 – scrivono gli autori dello studio pubblicato sul Lancet Infectious Diseases “suggerisce che [il virus] può essere trasmesso facilmente, anche quando i sintomi sono relativamente lievi” [7].