SARS-CoV-2, bassi livelli UV aumentano il rischio di contagio: si diffonde più velocemente in inverno, altre conferme sulla stagionalità del virus

Le variazioni naturali della radiazione ultravioletta influenzano la trasmissione dell'infezione: nuove conferme sulla stagionalità di SARS-CoV-2
MeteoWeb

Diversi studi sostengono la stagionalità del coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia in atto, sottolineando il legame con clima e ambiente. Oltre alla relazione individuata con l’inquinamento atmosferico, che ha trovato recenti conferme in uno studio del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), realizzato in collaborazione con l’Università del Salento e Istituto Superiore di Sanità, la ricerca scientifica ha evidenziato anche il legame con i raggi ultravioletti.

L’ultimo studio a confermare tale relazione è quello condotto dagli esperti dell’Universita’ di Harvard, dell’Universita’ della California a Santa Barbara e dell’Ecole Normale Superieure Paris-Saclay, in Francia, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori hanno analizzato la correlazione tra i livelli di luce ultravioletta (UV) e la diffusione del nuovo coronavirus, giungendo alla conclusione che la trasmissione di SARS-CoV-2 sembra facilitata dalla diminuzione naturale dei livelli di radiazione UV.

Il team ha confrontato i dati relativi ai numeri dell’infezione e le informazioni meteorologiche di oltre tremila regioni amministrative in piu’ di 170 paesi. “I nostri risultati – sostiene Jonathan Proctor, dell’Universita’ di Harvard – suggeriscono che l’incidenza del nuovo coronavirus potrebbe avere un andamento stagionale, diffondendosi piu’ velocemente in inverno quando la radiazione ultravioletta e’ minore rispetto all’estate“. Stando al lavoro del gruppo di ricerca, la diffusione di Covid-19 tra la popolazione tendeva a essere inferiore nelle settimane successive a una maggiore esposizione ai raggi ultravioletti. Gli autori aggiungono che anche altri agenti patogeni della stessa famiglia di SARS-CoV-2 si sono dimostrati suscettibili ai raggi UV. “Non e’ stato facile comprendere l’impatto dei raggi ultravioletti sul mondo reale – precisa Tamma Carleton dell’Universita’ della California a Santa Barbara, altra firma dell’articolo – a causa della scarsita’ di dati e della difficolta’ di isolare le variabili climatiche da altri fattori di trasmissione”.

Per evitare di considerare variabili potenzialmente confondenti che differivano tra le varie aree di indagine, i ricercatori hanno esaminato come i numeri variassero in base alle alterazioni di luce solare, temperatura, precipitazioni e umidita’, considerando i mutamenti in relazione alle stesse popolazioni. “Abbiamo esaminato le fluttuazioni quotidiane delle condizioni ambientali – riporta Kyle Meng dell’Universita’ della California a Santa Barbara – per verificare se potessero influenzare i casi di Covid-19 nelle due settimane successive. Stando ai nostri risultati, i cambiamenti nell’esposizione alla luce UV hanno portato a una diminuzione di 7 punti percentuali del tasso di crescita di Covid-19 nell’emisfero settentrionale”. “Sebbene questo lavoro dimostri che le alterazioni del clima possano influenzare la trasmissione della pandemia – sottolinea Jules Cornetet a L’Ecole Normale Superieure Paris-Saclay, altra firma del documento di ricerca – stiamo osservando solo una parte del quadro completo della stagionalita’. I fattori determinanti sono molto piu’ numerosi e la sola esposizione ai raggi UV non e’ sufficiente ad arrestare il contagio”.

Gli scienziati ipotizzano che la radiazione ultravioletta possa inattivare il virus sulle superfici, e contemporaneamente stimolare la produzione di vitamina D rafforzando il sistema immunitario. “Ci sono ancora tanti interrogativi e tanti aspetti che non comprendiamo su come i fattori ambientali siano legati alla trasmissione del virus – conclude Proctor – ma una migliore comprensione di questi aspetti potrebbe aiutarci a stabilire l’adeguamento stagionale delle politiche di contenimento e delle campagne di vaccinazione”.

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