Nella serata di sabato 12 dicembre un uomo di 56 anni affetto da SARS-CoV-2, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni, è stato trasportato urgentemente dall’ospedale “S. Pio da Pietrelcina” di Vasto (Abruzzo) al “Mater Domini” di Catanzaro (Calabria) a bordo di un C-130J della 46^ Brigata Aerea dell’Aeronautica Militare.
Il trasporto è stato richiesto dalla Prefettura di Chieti ed è stato gestito dal Comando delle Operazioni Aeree di Poggio Renatico (FE), che ha assegnato il task operativo ad un C-130J della 46^ Brigata Aerea, uno dei velivoli che la Forza Armata mantiene in stato di prontezza per esigenze di supporto alla collettività.
Il paziente, in biocontenimento all’interno di una speciale barella isolante ed assistito costantemente da una equipe medica dell’ospedale di provenienza, è stato imbarcato insieme all’ambulanza che lo trasportava a bordo del velivolo militare presso l’aeroporto di Pescara. Da qui il velivolo è decollato alle ore 20:50 circa alla volta di Lamezia Terme, dove è atterrato dopo circa un’ora di volo, consentendo al paziente di essere celermente trasferito presso la struttura di destinazione.
Già nello scorso mese di marzo l’Ospedale “Mater Domini” di Catanzaro aveva ospitato ed egregiamente curato fino alla guarigione alcuni pazienti provenienti da Bergamo. La Calabria è la Regione in assoluto meno colpita dalla pandemia, con il più basso numero di casi, il più basso numero di morti e il più alto numero di tamponi effettuati in rapporto ai casi positivi. Anche gli ospedali calabresi hanno il più basso tasso di capienza di pazienti Covid positivi e il fatto che ancora oggi arrivino proprio in Calabria pazienti provenienti da altre Regioni, smentisce bufale e luoghi comuni alimentati purtroppo anche dal Governo che a novembre ha dichiarato la “zona rossa” quando in Calabria gli ospedali erano semi-vuoti e il contagio ridottissimo. “Non ci sono posti letto a sufficienza”, hanno detto per giustificare l’ordinanza. Ma in Calabria ci sono talmente tanti posti letto che si continuano ad ospitare pazienti provenienti da fuori.
Per l’emergenza COVID-19 le Forze Armate hanno messo in campo uno sforzo considerevole, impiegando oltre 53.400 uomini e donne in attività che vanno dal supporto logistico a quello tecnico sanitario, quale ad esempio quello fornito dai team interforze di 461 medici e 885 infermieri che operano nei DTD, in concorso nelle strutture sanitarie militari e civili e negli ospedali da campo.
Il supporto della Difesa si esplicita anche tramite altre risorse messe a disposizione della collettività, tramite il Comando Operativo di vertice Interforze, ovvero 73 mezzi aerei per il trasporto anche in bio-contenimento e 322 mezzi per il trasporto di materiale sanitario e dispositivi di protezione individuale.
Oltre questi assetti, la Difesa ha reso disponibili 18 strutture logistiche delle Forze Armate con funzione “Covid Hotel” per un totale di oltre 2.300 posti per pazienti in quarantena/isolamento, 4 ospedali da campo e circa 230 posti nel nosocomio militare del Celio a Roma e nei Centri Ospedalieri militari di Milano e Taranto.
Infine, per la gestione dell’emergenza, è stato incrementato di oltre 750 unità il dispositivo impiegato nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure, per un totale di circa 7.800 militari che concorrono al controllo del territorio, in supporto e stretto coordinamento con le Forze dell’Ordine.