Appare oramai quasi certa, dal quadro modellistico generale, l’irruzione di aria gelida proveniente dai settori artici scandinavi e russi, verso l’Europa centro-orientale tutta e anche verso il Mediterraneo centrale e l’Italia. Le percentuali affinché si realizzi una significativa “invernata” di metà gennaio e per qualche giorno a seguire, sono elevate, superiori alla 70%. Dunque, anche l’Italia, specie centro meridionale, si prepara a essere sferzata da venti gelidi di Burian, poiché l’estrazione della massa d’aria fredda sarà artica, ma attraverserà tutta la pianura Sarmatica dove attiverà i gelidi venti tipici dei quelle steppe, appunto di Buran, i quali scorreranno lungo il bordo meridionale di un’alta pressione di blocco protesa dall’Ovest Atlantico, Penisola Iberica, Francia e fino ai settori baltici-russi. L’asse di saccatura che guiderà l’irruzione gelida, sarà indirizzato proprio all’Italia, quindi soprattutto il fine settimana, ma con anticipi freddi anche prima, il gelo irromperà su gran parte della penisola portato un crollo termico fino a 10°C al Sud, rispetto ai valori attuali. Sulle regioni settentrionali e su parte di quelle centrali, l’ulteriore calo termico sarà meno apprezzabile, ma anche qui evidente, per via di valori attuali già abbondantemente freddi e sotto media.
Data, quindi, per abbastanza scontata l’irruzione gelida, qualche dubbio in più, invece, c’è circa la consistenza delle precipitazioni associate e quindi delle piogge, ma soprattutto delle nevicate, visto che in presenza di aria diffusamente fredda la neve potrebbe essere il fenomeno prevalente sino alle basse quote. Ebbene c’è, in questo senso, una divergenza da parte dei due maggiori centri di calcolo mondiali, GFS e ECMWF. Quest’ultimo, il modello europeo, ancora non ipotizza minimi depressionari al suolo conseguenti all’irruzione fredda. Sostanzialmente si tratterebbe di aria gelida più nei bassi strati, in afflusso in un canale barico al suolo piuttosto teso, senza l’innesco di basse pressioni locali e, quindi, piogge o nevicate piuttosto scarse, magari qualcuna localizzata sui settori adriatici, appenninici relativi e tra le isole maggiori, ma su gran parte del territorio la fase fredda trascorrerebbe abbastanza asciutta. Scenari piuttosto diversi, invece, disegna il modello americano GFS, il quale, come visibile dalla immagine in evidenza, ipotizza piuttosto repentinamente l’innesco di un minimo depressionario proprio a ridosso dell’Italia centro meridionale e, quindi, attivazione di movimenti vorticosi dal basso certamente più predisponenti precipitazioni diffuse, localmente anche di buona intensità, naturalmente spesso nevose fino a bassa quota o persino in pianura. Punto di vista divergente che, inevitabilmente, via via che ci approssimeremo all’evento, con buona probabilità entro un paio di giorni, si uniformerà o nell’uno o nell’altro senso. Dal nostro punto di vista, invece, dato lo spessore e la consistenza dell’aria fredda in arrivo e considerato un evidente surplus termico presente sui bacini intorno all’Italia, crediamo che l’innesco di un minimo nostrano sia molto probabile e, quindi, che l’evoluzione finale possa essere meglio letta, a ora, dal modello americano, con una discreta consistenza e diffusione anche delle precipitazioni associate all’irruzione fredda. La redazione di MeteoWeb continuerà a seguire l’evoluzione in riferimento all’irruzione gelida attesa dalla seconda parte e verso il fine settimana, apportando quotidiani aggiornamenti.
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