SARS-CoV-2, dagli anticorpi monoclonali ai vaccini, Le Foche spiega: “non è certo ancora se dopo la seconda dose si contagia o meno”

L'approfondita analisi del Professor Le Foche sui vaccini anti-Covid e la terapia di anticorpi monoclonali: le parole dell'immunologo a Domenica In
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La campagna di vaccinazione anti-Covid ha subito un clamoroso rallentamento in Italia, facendo allarmare tutta la popolazione. Proprio sui vaccini, la loro efficacia ed il loro ‘funzionamento’ è intervenuto ieri, a Domenica In, il professor Le Foche: “io credo che siamo in un periodo di transizione, c’è stato un periodo in cui abbiamo dovuto soccombere al virus, abbiamo accettato delle condizioni particolari, adesso siamo in un momento di transizioni in cui abbiamo un’arma, i vaccini funzionano tantissimo perchè inducono un’immunità su 100 persone a 95 persone, 95 persone saranno immunizzate su 100, sono vaccini che funzionano e sono innocui, sono l’arma per andare avanti. Questi vaccino è un vaccino che ci dice che riduce la clinica della sindrome, riduce la malattia ma non è certo se riusciamo a contagiare o meno, se anche dopo la seconda dose si contagia o meno. Questa condizione deve prevedere un’attenzione, il nostro comportamento dovrà essere prudente anche dopo il vaccino, quindi bisognerà continuare ad indossare la mascherina“.

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foto di Erik S. Lesser-Getty Images

L’immunologo dell’Università La Sapienza di Roma, Francesco Le Foche ha risposto anche a chi chiede se il vaccino altera il DNA: “è un vaccino che viene immesso, viene introdotto nel citoplasma della cellula, non nel nucleo della cellula. E’ un RNA Messaggero, un pezzo di materiale genetico che deve produrre il messaggio ai ribosomi per produrre la proteina spike, la proteina che fa introdurre il virus nella cellula. Non viene in contatto col materiale genetico nostro, non ci trasforma in Ogm“.

“Credo che torneremo alla vita normale, con un po’ più di attenzioni, ma penso di si”, ha aggiunto Le Foche, prima di aprire un’importante parentesi sulla terapia degli anticorpi monoclonali: “è una terapia. E’ molto importante soprattutto nelle prime fasi della malattia, sono fondamentali, nelle prime fasi della malattia sembrerebbero ridurre assolutamente la malattia più importante, cioè il progress della clinica, e quindi ridurre la parte grave della malattia, la malattia severa e ridurre le ospedalizzazioni. Sono delle terapie che possono essere fatte dal medico di famiglia, ridurrebbero le ospedalizzazioni e la malattia severa. L’EMA entro marzo aprile dovrebbe prendere in considerazione gli anticorpi monoclonali, e potrebbe essere un’integrazione fondamentale al vaccino, il vaccino è una prevenzione questa è una terapia, sono una immunoterapia passiva, vengono iniettati direttamente, è come se il paziente avesse fatto il vaccino e prodotto gli anticorpi, che possono stare anche tre mesi per il soggetto e possono essere dati preventivamente a persone fragili o che non possono fare il vaccino. Quella del vaccino è un’immunoterapia attiva, cioè fa produrre direttamente alla persona gli anticorpi. Io credo che intorno a maggio giugno potrebbe essere in commercio questa terapia”.

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