SARS-CoV-2 e vaccinazioni, le indicazioni OMS: “Non somministrare il siero Moderna alle donne incinte”

Esperti OMS: "Non somministrare il vaccino Moderna alle donne incinte, a meno che i benefici dell'immunizzazione non superino i potenziali rischi"
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Il Gruppo strategico di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle vaccinazioni ha diffuso una serie di raccomandazioni preliminari sull’uso del secondo vaccino a mRna approvato contro Covid: tra le indicazioni, quella di non somministrare il vaccino Moderna contro Covid-19 alle donne incinte, a meno che i benefici dell’immunizzazione non superino i potenziali rischi, come per le operatrici sanitarie, più esposte al virus, o per le future mamme con altre patologie che le mettono in particolare pericolo di forme gravi di Covid. Il Gruppo ha riconosciuto la mancanza di dati sulla sicurezza del vaccino nelle donne che allattano ma, dato il meccanismo d’azione, ritiene improbabile che possa rappresentare un rischio. Gli esperti raccomandano che il vaccino venga offerto a una donna che allatta ed è parte di un gruppo per cui la vaccinazione è raccomandata, come ad esempio gli operatori sanitari.

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Foto Getty Images/Claudio Ventrella

Sempre secondo il Gruppo strategico di esperti, il vaccino Moderna contro Covid-19 va somministrato in due dosi a distanza di 28 giorni l’una dall’altra: sulla base delle attuali evidenze scientifiche, viene spiegato che l’intervallo fra le due dosi può essere allargato a 42 giorni, se ritenuto necessario per circostanze eccezionali legate al pesante carico di Covid in un Paese. Questo è il limite massimo, l’intervallo più lungo fra le due dosi analizzato nei dati preliminari del trial di fase 3, ma le evidenze sono poche: la maggioranza dei volontari ha ricevuto la seconda dose a una minore distanza dalla prima, avvertono gli esperti. In ogni caso, si raccomanda di non dimezzare la dose.
Si evidenzia inoltre la necessità di somministrare il vaccino solo in contesti in cui eventuali reazioni anafilattiche possano essere trattate.
Fornite poi raccomandazioni specifiche sugli stretti limiti di esclusione della vaccinazione e sul periodo di osservazione post-immunizzazione, nonché sulla gestione, sul monitoraggio e sulla segnalazione di eventuali eventi di sicurezza.

Il Gruppo strategico di esperti ha precisato che, dovendo fare i conti con scorte limitate di vaccini anti-Covid, si può considerare di ritardare la vaccinazione di quanti hanno avuto un’infezione da Sars-Cov-2, documentato da tampone molecolare, negli ultimi 6 mesi. Secondo gli esperti, la vaccinazione dovrebbe essere offerta a prescindere dall’aver già contratto il virus, sia in forma sintomatica che asintomatica. I dati attualmente disponibili indicano, infatti, che una reinfezione sintomatica entro 6 mesi dalla prima è piuttosto rara. Ma in presenza di scorte limitate di vaccini, le persone con Pcr positiva nei 6 mesi precedenti possono scegliere di ritardare la vaccinazione fino alla fine di questo periodo.

Gli esperti OMS non ritengono necessaria la vaccinazione anti-Covid per i viaggiatori, a meno che non facciano parte di gruppi a rischio: in questo momento di scorte molto limitate di vaccino, sottolineano gli esperti, una ‘corsia preferenziale’ per i viaggiatori internazionali minerebbe i principi di equità. Per questo, ma anche per la mancanza di evidenze che la vaccinazione riduca il rischio di trasmissione del virus, non si raccomanda per ora la vaccinazione dei viaggiatori.

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