Il premier Draghi nel primo consiglio dei ministri: “questo è un governo ambientalista, faremo ripartire l’Italia”

Sarà un governo 'green' e decisamente ambientalista: la svolta a favore del Clima, forse, sta arrivando anche in Italia
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Anche se proveniamo da esperienze e culture diverse abbiamo un intento comune: lavorare uniti per mettere in sicurezza e far ripartire il Paese“, ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi, aprendo oggi i lavori del consiglio dei ministri. “I bisogni dell’Italia vengono prima di interessi di parte; il nostro – aggiunge Draghi – sarà un governo ambientalista. Qualsiasi cosa faremo, a iniziare dalla creazione di posti di lavoro, andrà incontro alla sensibilità ambientale e non andrà a gravare sulla situazione esistente”.

Ambiente, energia, ecologia. In questo momento temi come quello delle energie rinnovabili sono al centro del dibattito politico e Mario Draghi lo ha precisato fin dal primo momento del suo insediamento. Sarà una svolta? Lo sapremo solo tra un po’ di tempo, ma intanto tutto il mondo politico sembra essere diretto nella medesima direzione.

La transizione ecologica

Il clima è una questione da ‘sbrogliare’ a livello mondiale. Il 2020, come ha confermato di recente la Nasa facendo il bilancio dello scorso anno, si contende con il 2016 il record dei 12 mesi più caldi mai registrati a livello globale, con una temperatura superficiale media che supera di 1,02 gradi quella del periodo di riferimento 1951-1980. E per questo motivo è necessario imprimere un’accelerazione sulle politiche già avviate o da mettere in campo.

Foto di Matteo Bazzi / Ansa

L’Italia, in particolare per questo 2021, è chiamata alla sfida da protagonista. Ci sono poco più di 8 mesi perché il nostro Paese arrivi alla conferenza mondiale delle Nazioni Unite (Cop26) a Glasgow, di cui e’ partner insieme al Regno Unito, che ne ha la presidenza, il primo novembre prossimo, in regola con il piano di taglio delle emissioni di gas serra. La nuova Transizione ecologica appena varata con la nomina a ministro di Roberto Cingolani, il fisico che dal primo settembre 2019 era a capo dell’innovazione tecnologica di Leonardo, dovrà prima di tutto occuparsi di questo.

I due obiettivi Ue al 2030 e al 2050 di aumentare l’impegno di taglio dei gas serra dal 40 al 55 per cento e raggiungere la neutralità climatica sono prioritari; poi c’è il comparto energetico con in primo piano lo sforzo di raddoppiare la crescita delle rinnovabili, attivare una vera e propria economia circolare e intervenire sui trasporti. Senza dimenticare la partita dei rifiuti, con gli impianti ancora al palo che non consentono di avviare il riuso dei materiali, e la sostenibilità delle città. Il 10 febbraio scorso l’Italia, con il ministro uscente dell’Ambiente, Sergio Costa, ha trasmesso a Bruxelles la strategia di sviluppo a basse emissioni nell’ambito degli impegni dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che invitava i Paesi firmatari a comunicare entro il 2020 i propri piani. Nella strategia tre gli assi principali: riduzione della domanda di energia, grazie soprattutto al calo della mobilità privata e dei consumi in ambito civile; decisa accelerazione delle rinnovabili e della produzione di idrogeno; potenziamento e miglioramento delle superfici verdi, per aumentare la capacità di assorbimento di Co2.

Il plauso del WWF

La sfida lanciata dal WWF, in occasione delle elezioni del 2018, sull’adeguamento dell’assetto del governo del nostro Paese alle sfide ambientali prioritarie su scala globale ed europea sulla strada della decarbonizzazione e del contrasto alla perdita di biodiversita’ e’ stata raccolta e, quindi, non possiamo che salutare con favore che con il Governo Draghi si certifichi la nascita di un Ministero per la Transizione Ecologica e si inseriscano in ruoli di rilievo figure con una dichiarata sensibilita’ ai temi dello sviluppo sostenibile“. Lo ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia. Nell’esprimere soddisfazione nel vedere una figura tecnica di spessore quale il ministro Cingolani alla guida delle politiche ambientali del Paese in una congiuntura cosi’ delicata, il WWF auspica che gli interventi per la difesa della biodiversita’ e per la cura del territorio rimangano un asse portante dell’attivita’ del neonato Ministero e diventino quindi i parametri guida della transizione. È inoltre fondamentale, come gia’ rappresentato al Presidente del Consiglio Draghi, proseguire un confronto aperto e vivo tra il governo e la cultura ambientale e scientifica sul futuro del Paese, in coerenza con le scelte fatte nell’ambito dell’European Green Deal e per la definizione dei nuovi contenuti del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza.

“Il Patto per l’ecologia“, lanciato nel 2018 dal WWF, per superare gli attuali limiti nelle competenze e nell’operativita’ del Ministero dell’Ambiente venne, sottoscritto da tutti i maggiori partiti che compongo l’attuale maggioranza (FI, Lega, LEU, M5S, PD) che convennero sulla necessita’ di rafforzare e ampliare le competenze del Ministero per renderlo adeguato a voler contribuire ad un nuovo modello economico capace di dare il giusto valore alla base stessa della nostra esistenza e del nostro benessere: il capitale naturale, la ricchezza della natura del nostro Paese e che avesse come sua mission la conversione ecologica dell’economia, come scelta competitiva su scala globale ed europea per migliorare l’efficienza e l’innovazione del sistema e che assicuri il benessere dei cittadini e garantisca un futuro al nostro capitale naturale e ai beni comuni (materiali e immateriali).

Il primo banco di prova per il nuovo Governo e per il nuovo Ministro riguarda la revisione sostanziale del PNRR, che ancora non risponde adeguatamente alle sfide green lanciate dall’Europa con lo strumento Next Generation EU e che richiederà forti sinergie di visione con altri Ministeri chiave, quale quello a guida di Enrico Giovannini, figura capace di dare una nuova impronta alle politiche infrastrutturali del Paese, a partire dall’elettrificazione del sistema dei trasporti. Secondo il WWF,

a) bisogna ancora capire come l’Italia voglia rispondere alla richiesta dell’Europa di dedicare almeno il 37% delle risorse messe in campo dal piano per azioni per il clima e la biodiversità, visto che ad oggi a questo scopo risulta che destinato solo il 31% del complesso dei 223.9 miliardi destinati al Piano;

b) come l’Italia voglia attuare un vero e proprio salto, tecnologico e di sistema, verso l’economia decarbonizzata in tutti i settori, a partire dalla ripresa della crescita rapida dalle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica;

c) nella proposta di PNRR non si individua alcuna risorsa e strumento dedicati specificamente alla riqualificazione e resilienza del nostro patrimonio naturale;

d) alla tutela del territorio e, quindi, alla prevenzione del rischio idrogeologico e per l’adattamento ai cambiamenti climatici vengono destinati dal 2021 al 2026 solo 3,61 miliardi di euro, l’1,6% delle risorse messe in campo dal piano;

e) il 45,5% delle risorse assegnate alla Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica del PNRR sono per ‘progetti in essere’ mentre l’Europa chiede interventi innovativi e coerenti con le politiche Green.

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