Il governo italiano ha bloccato le esportazioni di un carico di vaccini di Oxford-AstraZeneca contro SARS-CoV-2 verso l’Australia. La decisione riguarda 250.000 dosi del vaccino prodotto in una struttura AstraZeneca in Italia. Il nostro è il primo Paese europeo ad utilizzare le nuove normative che consentono di fermare le esportazioni se l’azienda che fornisce i vaccini fallisce nel rispettare i propri obblighi nei confronti dell’UE. La scelta è sostenuta dalla Commissione Europea.
AstraZeneca sembra sulla strada per riuscire a fornire solo il 40% della fornitura concordata agli stati membri nei primi 3 mesi dell’anno ed ha citato problemi di produzione per la carenza. A gennaio, l’allora Premier Giuseppe Conte aveva descritto i ritardi nella fornitura dei vaccini sia di AstraZeneca che di Pfizer come “inaccettabili” e aveva accusato le aziende di aver violato i contratti. Il suo successore Mario Draghi ha dato priorità all’intensificazione del programma vaccinale, sostenendo che le regole dovrebbero essere applicate rigorosamente.
L’UE è stata ampiamente criticata per il ritmo lento del suo programma di vaccinazione. L’Australia ha iniziato il suo programma di vaccinazione la scorsa settimana, utilizzando il vaccino Pfizer/BioNTech e dovrebbe iniziare le somministrazioni con il siero di AstraZeneca domani, venerdì 5 marzo.
Farnesina: “L’Italia si è mossa d’intesa con l’UE”
L’Italia si è mossa d’intesa con la Commissione Ue per il blocco dell’export del vaccino AstraZeneca in Australia, spiega la Farnesina in una nota, ricostruendo i passaggi che hanno portato a tale decisione. Il Ministero degli Esteri ha ricevuto lo scorso 24 febbraio una richiesta di autorizzazione all’esportazione di vaccini contro SARS-CoV-2 da parte di AstraZeneca, ai sensi del Regolamento UE 2021/111 della Commissione Europea, approvato lo scorso 30 gennaio, “che subordina l’esportazione di taluni prodotti alla presentazione di un’autorizzazione di esportazione”. In precedenti casi di richieste di autorizzazione ricevuti da AstraZeneca, l’Italia – d’intesa con la Commissione – ha concesso il proprio nulla osta, trattandosi di modiche quantità di campioni destinati ad attività di ricerca scientifica. Nel caso di quest’ultima richiesta, tuttavia, si trattava di ben 250.700 dosi di vaccino. Per tale ragione il MAECI, dopo aver consultato le altre Amministrazioni italiane competenti – che hanno tutte espresso parere negativo – ha inviato il 26 febbraio scorso la proposta di non autorizzazione alla Commissione europea che, ai sensi del Regolamento, ha l’ultima parola in quanto lo Stato membro è tenuto a decidere “conformemente al parere della Commissione“.
Le motivazioni alla base della proposta italiana di non accogliere la richiesta sono le seguenti: il fatto che il Paese destinatario della fornitura (Australia) sia considerato “non vulnerabile” ai sensi del Regolamento; il permanere della penuria di vaccini nella UE e in Italia e i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte di AstraZeneca nei confronti dell’UE e dell’Italia; l’elevato numero di dosi di vaccino oggetto della richiesta di autorizzazione all’esportazione rispetto alla quantità di dosi finora fornite all’Italia e, più in generale, ai Paesi dell’UE. La proposta italiana di diniego dell’autorizzazione è stata approvata dalla Commissione Europea e il Ministero degli Affari Esteri ha quindi provveduto, nello stesso giorno, ad emanare formalmente il provvedimento di diniego all’esportazione, notificato alla controparte il 2 marzo 2021.