SARS-CoV-2: task force di esperti WMO per studiare gli effetti di meteo e smog sulla pandemia

La WMO ha istituito una task force di 16 esperti per studiare l'influenza dei fattori meteorologici e della qualità dell'aria sulla pandemia di SARS-CoV-2
MeteoWeb

La trasmissione del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 potrebbe diventare stagionale, ma non si dispone ancora di dati sufficienti sul ruolo del meteo e della qualità dell’aria tali da consentire un adattamento delle misure di controllo della pandemia: poiché sono ancora molte le incognite sulla sua trasmissione, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), agenzia delle Nazioni Unite, ha istituito una task force di 16 esperti per studiare l’influenza dei fattori meteorologici e della qualità dell’aria sulla pandemia.
Secondo il primo rapporto elaborato, la stagionalità delle malattie virali respiratorie – in particolare il picco della stagione fredda per l’influenza e i coronavirus che causano il raffreddore nei climi temperati – ha suggerito che SARS-CoV-2 “sarebbe una malattia altamente stagionale se persistesse per diversi anni“. I modelli hanno dimostrato che la trasmissione “potrebbe diventare stagionale nel tempo, suggerendo che sarebbe possibile fare affidamento su fattori meteorologici e di qualità dell’aria per monitorare e prevedere” la malattia in futuro.
Tuttavia, i ricercatori WMO hanno precisato che è ancora troppo presto per prendere in considerazione questi fattori, notando che la dinamica della trasmissione l’anno scorso “sembra essere stata regolata principalmente da interventi governativi piuttosto che da fattori meteorologici“.
In questa fase, i dati disponibili non supportano l’uso di fattori meteorologici e di qualità dell’aria per permettere ai governi di allentare le misure che prendono per ridurre le trasmissioni“, ha spiegato il dottor Ben Zaitchik, co-presidente della task force e membro del Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie della Johns Hopkins University, Baltimora. “Nel primo anno della pandemia, abbiamo osservato ondate di contaminazione durante le stagioni calde e nelle regioni calde. Non ci sono prove che questo non possa accadere di nuovo nel prossimo anno“.

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