“Verso settembre probabilmente riusciremo a vaccinare contro Covid la maggior parte delle persone che vanno vaccinate. Ma tutto dipende dall’impegno che ci mettiamo, non è che il successo nella campagna vaccinale dipende da qualcun altro. Il ministro Speranza è ottimista per questa estate? Una dose di ottimismo non guasta mai, specie da parte dei governanti e specie dopo tutti questi mesi di frustrazioni. Certo abbiamo numeri risicati per il traguardo dell’immunità di gregge. E con numeri risicati, appena sopra la soglia necessaria“, l’indice di contagio “Rt rimane uguale a 1 e quindi sarà inevitabile il mantenimento di qualche misura, a meno a che non si imposti un programma di sorveglianza senza precedenti che contribuisca a interrompere la trasmissione“. Ne è convinto il virologo Andrea Crisanti.
L’obiettivo di vaccinare la maggioranza degli italiani in pochi mesi è alla nostra portata? “Se sono riusciti a vaccinare 500 mila persone al giorno in Gb, dopo 3 mesi di progressivo incremento e coinvolgendo tutte forze in campo – osserva all’Adnkronos Salute – perché non dovremmo farlo anche noi? E’ chiaro che se in Italia non ci rendiamo conto che questo è un obiettivo di importanza nazionale, se una certa percentuale di medici di base non vuole vaccinare, se quello fa il distinguo e c’è chi dice forse, non ci arriveremo. E questo al di là dei problemi con le dosi“.
Quando parla di numeri risicati per l’immunità di gregge il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell’ateneo cittadino lo fa sulla base di un calcolo: “Bisogna fare due conti – ragiona -. Per l’immunità di gregge dovremmo vaccinare almeno 40 milioni di persone. Guardiamo alla popolazione italiana e togliamo già 9 milioni di under 18 non vaccinabili al momento; poi un 20% di cittadini che dice no al vaccino, cioè altri 11 milioni di persone, circa 2 milioni di persone che vivono sul nostro territorio e non sono censite. Ecco perché parlo di numeri risicati per l’immunità di gregge”. “E dobbiamo considerare – aggiunge – anche quella quota di persone che a un certo punto perdono l’immunità, passato oltre un anno e mezzo dal vaccino fatto. Paradossalmente più è elevato il ritmo di vaccinazione più questa quota pesa. Da tutto ciò si capisce come l’equilibrio sarà precario e sarà necessario insistere sull’attività di sorveglianza“, conclude.