Il 16 aprile 1943 lo scienziato Albert Hofman sperimentava per la prima volta e del tutto casualmente gli effetti allucinogeni dell’LSD. Il mondo medico la iniziò ad utilizzare come farmaco nella cura di diverse patologie psichiche, la Cia e l’esercito americano la sfruttarono come strumento di lotta politica e militare, mentre gli accademici la propagandarono come mezzo di liberazione dell’uomo dai vincoli sociali.
Tuttavia, fu all’interno della cultura degli hippy che la sostanza psichedelica ebbe il maggior successo, dove il “viaggio” allucinatorio fu vissuto come un modo per liberare la coscienza ed entrare in contatto con l’altro. Fu proprio durante gli anni ’60, inoltre, che artisti, musicisti e scrittori utilizzarono l’LSD per realizzare alcune delle loro migliori opere.
La scoperta casuale dell’LSD
Era il 16 aprile del 1943 quando Albert Hofman, uno scienziato svizzero, sperimentò per la prima volta nella storia gli effetti dell’LSD, nel momento in cui una goccia della sostanza sulla quale stava effettuando i suoi studi cadde sulla sua mano.
Subito percepì “una significativa irrequietezza, unita ad un lieve capogiro” e decise di bloccare il suo lavoro e recarsi nell’ambiente controllato della propria abitazione. Mezz’ora dopo essere tornato a casa provò forti stati di allucinazioni e iniziò a supporre che potessero essere collegati alla sostanza oggetto dei suoi studi.
I suoi studi erano iniziati 5 anni prima quando aveva iniziato ad analizzare i principi attivi dell’ergot, un parassita della segale, tuttavia, non avendo riscontrato nulla di particolarmente interessante aveva abbandonato temporaneamente la ricerca fino a quella casuale sperimentazione.
Tornato nel suo laboratorio qualche giorno più tardi, Hofman si convinse di aver vissuto una singolare esperienza generata dai fumi del solvente al cloroformio che aveva utilizzato, tuttavia, provando a inalarlo nuovamente per ripetere l’esperienza si accorse che non accadeva nulla e che le allucinazioni dovevano presumibilmente avere a che fare con l’acido che stava studiando.
Più tardi raccontò con queste parole la scoperta:” l’LSD mi aveva parlato. Era venuto da me dicendo, ‘mi devi trovare’”.
Il 19 aprile del 1943 Hofman decise di provare su di sé e questa volta attraverso un procedimento scientifico quella sostanza che prese il nome di “acido lisergico”. Le allucinazioni visive questa volta furono ben più significative e l’esperimento del 19 aprile fu descritto con dovizia di particolari scientifici degli effetti che si erano protratti per circa sei ore.
A fine giornata il chimico per tornare a casa in bici si fece accompagnare da un assistente e raccontò di aver segnato nella memoria quella data come “la giornata della bicicletta”.
Hofman descrisse con queste parole lo stato allucinatorio: “visioni di scene reali distorte e suoni trasformati in sensazioni variopinte”, e ancora “percepivo un flusso ininterrotto di immagini fantastiche come in un fantastico caleidoscopio”.
Capì in tal modo di aver scoperto quella che noi conosciamo come LSD e che era destinata a divenire durante gli anni ’60 dello scorso secolo, un elemento fondamentale della cultura hippy.
Gli studi “psichedelici” di Albert Hofman
Albert Hofman nacque in Svizzera nel 1906 e fu da sempre appassionato di botanica e chimica, completò i suoi studi all’Università di Zurigo e divenne presto un’autorità a livello globale in materia.
Dopo la laurea, infatti, entro a far parte dei Laboratori Sandoz di Basilea, nel dipartimento di chimica farmaceutica e intraprese le sue ricerche su piante medicinali come la “scilla marina”, una pianta bulbosa spontanea che cresce nelle vicinanze del mare, di cui lo scienziato chiarì la struttura chimica dei glicosidi, e la “segale cornuta”.
Il lavoro di Hofmann su quest’ultima, ossia sull’ergot, produsse una serie di farmaci importanti, come per esempio quello utilizzato ancora oggi per prevenire l’emorragia dopo il parto.
Ma fu il 25esimo composto da lui sintetizzato nel 1938, la dietilamide dell’acido lisergico (LSD), a renderlo famoso e ad avere il maggior impatto a livello mondiale.
Fu, infatti, nel 1938 che isolò nel parassita del cereale una sostanza che ribattezzò con il nome di “Lysergesäurediethylamid”, abbreviato per facilità in LSD.
La comunità scientifica accolse la scoperta del principio attivo dell’ergot e lo utilizzò per la cura di malattie come schizofrenia, depressione, alcolismo e persino per l’autismo.
La Sandoz, infatti, mise sul mercato l’LSD nel 1949 con il nome di Delysid e visto che la condizione sperimentata sotto il suo effetto era similare a quella di una malattia mentale sperimentale, fu considerato un prezioso strumento in grado di coadiuvare la psicoterapia poiché il terapista poteva trovare più facilmente accesso all’inconscio del paziente.
Pazienti e volontari intrapresero così quei “viaggi dell’anima” che facevano loro vivere un’esperienza di fuga dal proprio corpo.
Nel 1951, il chimico propose a un celebre amico, lo scrittore tedesco Ernst Junger, che faceva uso di mescalina, di prendere l’LSD insieme. “È stato il primo test di ‘viaggio psichedelico’ programmato”, raccontò Hofmann, spiegando che a casa sua con l’amico avevano suonato musica di Mozart e bruciato incensi giapponesi.
Gli studi di Hofman proseguirono su altre piante conosciute nelle culture primitive proprio per i loro effetti allucinogeni e riuscì a sintetizzare ad esempio la psilocibina, un principio attivo presente in molti funghi psichedelici.
Più tardi studiò anche i semi della Rivea corymbosa, conosciuta come “Morning Glory messicana”, mentre nel 1962 si trasferì con la moglie proprio in Messico alla ricerca della “Ska Maria Pastora”, che più tardi sarà nota come “Salvia divinorum”.
Durante gli esperimenti di una vita, Hofman incorse in varie e pericolose overdosi, dalle quali uscì indenne e senza alcun danno alla sua materia grigia, tanto da arrivare lucido all’età di 102 anni.
Nell’ottobre 2007, solamente un anno prima della sua morte avvenuta per infarto nella sua casa di Burg im Leimental, nei pressi di Basilea, Albert Hofmann venne inserito nella classifica dei 100 Geni Viventi.
Tuttavia, ancora oggi, lo scienziato non viene ricordato per i suoi molteplici meriti scientifici, ma quasi esclusivamente per la scoperta dell’LSD e dei “viaggi” che aveva reso possibili.
LSD nella cultura dei “figli dei fiori”
Fu tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60 che la scoperta di Hofman cambiò il mondo, l’LSD divenne infatti uno strumento mistico e spirituale.
Nel 1956 fu coniato il termine psichedelico (da psiche, anima e delos, manifestazione) e Timothy Leary, un docente di psicologia di Harvard, promosse il movimento psichedelico, sostenendo la politica dell’estasi che considerava l’uso della sostanza un mezzo per affrancarsi dai vincoli sociali.
Proprio per la sua posizione Leary e i suoi collaboratori vennero espulsi dall’ateneo, ma ad Harvard un gruppo di ricercatori iniziò una linea di propaganda del consumo della sostanza, sicuri che questa facilitasse l’espansione della coscienza e la liberazione dell’uomo.
Anche tra gli hippies l’LSD divenne uno strumento fondamentale per la nuova cultura delle coscienze, poiché consentiva di entrare in maggiore sintonia con l’altro e facilitava una convivenza pacifica.
Negli anni ’60, infatti, l’LSD approdò nel mondo dei “figli dei fiori”, grazie alle sue caratteristiche di potente sostanza psichedelica. Nasceva la cultura del “trip”, il viaggio mentale allucinatorio con il quale venivano identificate le esperienze generate dall’uso di questa sostanza.
Rispetto alle altre droghe l’LSD aveva un vantaggio non da poco, non era infatti in grado di portare alcun tipo di dipendenza. Uno dei poeti simbolo della Beat generation, Allen Ginsberg ne cantò le sue delizie componendo celebri cardini della letteratura mondiale come “Jubox all’idrogeno” o il celebre “Urlo”.
Tra gli artisti visivi che giovarono delle esperienze ottenute con l’allucinogeno vi fu un’intera generazione di talenti come: Jean-Michel Basquiat e Andy Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Mapplethorpe.
Nel mondo della musica a designare come sostanza d’elezione l’acido lisergico furono artisti come Jimi Hendrix e Bob Dylan, i Pink Floyd, Janis Joplin e Jim Morrison, il quale si ispirò al titolo del libro di Aldous Huxley, narratore e saggista inglese, secondo cui l’LSD apriva “Le porte della percezione“.
Su tutti i Beatles che nel 1967 celebrarono l’acido con la famosa “Lucy in the Sky with Diamonds”, palese acronimo delle iniziali dell’LSD, e brano dal testo inequivocabile.
La diffusione dell’acido lisergico suscitò l’attenzione anche della Cia e dell’esercito americano che dimostrarono il loro interesse nell’allucinogeno quale strumento di lotta politica e militare.
Iniziarono a utilizzarlo in una serie di sperimentazioni dal carattere segreto che prevedevano la somministrazione inconsapevole sia ai soldati che addirittura ai civili. Le conseguenze e le reazioni di coloro che non sapevano cosa stesse loro accadendo furono spesso drammatiche.
Nel 1969 il festival di Woodstock, (dove mezzo milione di ragazzi raggiunsero lo stato di New York per assistere alla tre giorni di musica, amore, pace, e droghe allucinogene), rappresentò il culmine del movimento psichedelico ma al tempo stesso l’inizio della sua fine.
La protesta giovanile di cui furono protagonisti i figli dei fiori scatenò un’ondata repressiva e l’LSD fu prima oggetto di una dura campagna mediatica finendo presto per essere bandito prima dagli Stati Uniti e poi da gran parte delle nazioni del mondo.
Per anni la produzione e la commercializzazione della sostanza continuò clandestinamente ma questo produsse un deprecabile incremento del mercato nero delle sostanze stupefacenti.
Negli anni ’70, infatti, l’LSD venne sostituito definitivamente da altre sostanze ben più pericolose come l’eroina, poi dalla cocaina e dall’ecstasy.