Venerdì 9 marzo, il vulcano La Soufriere sull’isola caraibica di Saint Vincent ha prodotto un’eruzione esplosiva che ha ricoperto di cenere l’isola. “Il vulcano continua ad eruttare in maniera esplosiva con la produzione di copiose quantità di cenere. Le esplosioni e la conseguente ricaduta di cenere, di portata simile o più grande, probabilmente continueranno a verificarsi nei prossimi giorni, influenzando Saint Vincent e le isole vicine”, dichiarano dal Centro di Ricerca Sismica dell’University of West Indies.
Intorno alle 13:30 UTC di ieri, domenica 11 aprile, si è verificata un’altra potente eruzione esplosiva del vulcano La Soufriere, rilevata dal satellite Copernicus, che ha interrotto la fornitura di energia elettrica e di acqua sull’isola. La serie di grandi esplosioni continua ad alti livelli ed è caratterizzata da impressionanti nubi di cenere che si estendono sull’Atlantico, avanzando verso la Penisola Iberica (vedi video seguente). Le misurazioni delle concentrazioni di anidride solforosa (SO2) nell’atmosfera mostrano gli enormi pennacchi di SO2 generati dal vulcano La Soufriere (vedi foto della gallery scorrevole in alto). Sembrerebbe che il vulcano abbia emesso 450.000 – 600.000 tonnellate di SO2!
Un altro indice che fornisce indicazioni sulla potenza dell’eruzione è l’indice VEI (indice di esplosività vulcanica), che classifica le eruzioni vulcaniche in funzione dell’esplosività. Per l’eruzione del vulcano La Soufriere, si parla di un indice VEI di 4 o addirittura 5, quando l’iniezione stratosferica è sostanziosa. Per fare un confronto, tra le eruzioni del passato con indice VEI 5, ci sono quella del Vesuvio del 79 d.C., quella del Monte Fuji del 1707 e quella del Monte Sant’Elena del 1980.
La nube di anidride solforosa del vulcano La Soufriere si estende nell’Atlantico [VIDEO]
Uno spettacolare pennacchio denso e scuro ha raggiunto i 12.000 metri di altitudine, per poi essere trasportato verso le Barbados e diffondersi a circa 3.000km dal vulcano. Il bollettino dell’Organizzazione Nazionale per la Gestione delle Emergenze (NEMO) esorta i residenti con problemi respiratori a prendere tutte le precauzioni necessarie per proteggersi.
Fortunatamente, non si registrano feriti o vittime a causa dell’eruzione in corso, in quanto il governo aveva ordinato l’evacuazione dell’area più vicina al vulcano su suggerimento degli scienziati che avevano osservato del magma risalire verso la superficie, segno che un’eruzione fosse imminente. L’eruzione ha portato all’evacuazione di 16.000 persone nella giornata del 9 aprile e altre continuano a lasciare l’area in questi giorni. I funzionari della NEMO hanno raccontato come l’isola di Saint Vincent sia ormai diventata “un grande campo di battaglia invaso dalla cenere“. La polvere biancastra ha, infatti, ricoperto strade, case ed edifici, limitando la visibilità persino nella capitale Kingstown, situata all’estremità opposta del Paese rispetto al vulcano. Gli edifici iniziano a subire danni a causa della cenere, che continua ad accumularsi con un peso sempre maggiore.
Il primo ministro Ralph Gonsalves ha comunicato che lo spazio aereo del Paese è chiuso a causa della cenere e che circa tremila persone hanno passato le ultime notti in strutture messe a disposizione dal governo. “E’ un’operazione enorme quella che stiamo affrontando”, ha dichiarato, aggiungendo che il suo governo è stato in contatto con altri Paesi che vogliono fornire aiuti. Tra queste ci sono la Guyana e il Venezuela che hanno inviato navi con forniture e mezzi di sostentamento. I governi di Saint Lucia, Antigua e Grenada, inoltre, hanno aperto le proprie frontiere agli sfollati. Al piano di evacuazione hanno partecipato anche diverse compagnie di crociera che hanno ospitato una parte consistente dei residenti in cerca di riparo.
Effetto sul clima?
Oltre all’impatto sulle persone, l’eruzione potrebbe avere anche un effetto sull’atmosfera. Tutto ha a che fare con l’anidride solforosa emessa dal vulcano, il cui nome, La Soufriere, è proprio un riferimento allo zolfo. A seconda di quanto l’eruzione andrà avanti e di quanta anidride solforosa verrà emessa e se la nube di cenere raggiungerà la stratosfera, potrebbe provocare un effetto di raffreddamento globale. Infatti, quando l’anidride solforosa raggiunge la stratosfera, come successo il 9 aprile, si trasforma in aerosol che, insieme alla cenere vulcanica, formano una parziale barriera per la radiazione solare. Le caratteristiche della nube di cenere determinano ampiamente se un’eruzione vulcanica influenza il clima o no.
Un fattore importante è l’altezza nell’atmosfera. Se un’eruzione vulcanica è abbastanza grande da raggiungere la stratosfera, sopra gli 8km nelle regioni polari e sopra i 15km nelle regioni tropicali, l’assenza di meteo a queste latitudini significa che le particelle di aerosol immesse possono persistere per anni, riflettendo la luce solare verso lo spazio e raffreddando il pianeta. Le grandi eruzioni alterano l’equilibrio radiativo della Terra perché le nubi di aerosol vulcanici assorbono la radiazione terrestre e disperdono una notevole quantità della radiazione solare in arrivo: è un effetto noto come “forcing radiativo” che può durare 2-3 anni dopo un’eruzione vulcanica. Un altro importante fattore della possibile influenza delle eruzioni vulcaniche sul clima è la quantità di anidride solforosa contenuta nella nube vulcanica e le quantità possono essere enormi. Quando ha raggiunto la stratosfera, i veloci venti possono diffondere velocemente la nube di cenere nel mondo, dando un impatto globale ad un’eruzione locale.
L’eruzione del vulcano La Soufriere potrebbe continuare per un po’ di tempo, avvisa Richard Robertson, scienziato del Centro di Ricerca Sismica dell’University of West Indies: “È probabile che ad un certo punto, si calmerà e speriamo di avere una pausa per poter recuperare, ma non sorprendetevi se dopo la pausa, riprenderà così di nuovo”.
La NEMO ha paragonato l’eruzione a quella del 1902, la peggiore nella storia di Saint Vincent, in cui persero la vita oltre 1.000 persone.