Uno studio dell’Università di Padova ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico da particolato non aumenta la trasmissione del Covid-19, la malattia provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Su questo studio si è espresso anche Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata. Lo studio dell’Università di Padova “è certamente utile a riaccendere i riflettori su un argomento facilmente dimenticato, non ci sorprende perché fin dalle prime settimane dell’emergenza sanitaria da Covid-19 avevamo coraggiosamente ricercato le implicazioni tra inquinamento e malattia da nuovo coronavirus – ha rimarcato all’Adnkronos Salute Minelli – e a più riprese ribadito che il virus non utilizza affatto le particelle inquinanti come ‘vettori’ a bordo dei quali raggiungere l’organo bersaglio, sempre ammesso che il bersaglio elettivo del coronavirus sia l’albero respiratorio. Non è il virus e l’inquinamento che si tengono per mano, insomma, ma il virus e l’organismo umano che comunicano attraverso precisi collegamenti biochimici attivati proprio da particolari agenti inquinanti”, spiega Minelli.
“Ciò che invece abbiamo tentato di dimostrare con uno studio pubblicato nel mese di dicembre insieme ai colleghi dell’Università dell’Aquila (Associations between Covid-19 Incidence Rates and the Exposure to PM2.5 and NO 2: A Nationwide Observational Study in Italy Int J Environ Res Public Health – 13 Dec. 2020), si riferisce alle complesse dinamiche che il SARS-CoV-2 attiva all’interno dell’organismo con particolare riferimento al processo con il quale grazie alla ‘serratura’ (recettore Ace-2) presente sulla superficie cellulare dell’ospite, il nuovo coronavirus entra in quelle cellule utilizzando la chiave (proteina ‘spike’) di cui è dotato”. “Lo studio, quindi, ha inteso evidenziare come l’emergenza sanitaria sia strettamente connessa a una specifica ‘dinamica ecologica’ visto che ad alti livelli di particolato sottilissimo (Pm2.5) corrisponde una maggiore espressione del recettore Ace2, motivo per il quale nelle popolazioni più esposte a quel particolare inquinante la diffusione di SARS-CoV-2 è stata quanto mai spregiudicata, con esiti spesso terribilmente drammatici“, conclude Minelli.