Da quando è iniziata la pandemia da SARS-CoV-2 è vietato qualsiasi tipo di assembramento per evitare che il contagio dilaghi. Moltissime attività a cui eravamo abituati sono state stravolte o vietate. E mentre con l’arrivo della primavera si pensa alle riaperture, ci si chiede: quanti contagi avvengono all’aperto?
Secondo i nuovi dati forniti dall’Health Protection Surveillance Centre (HPSC) dell’Irlanda, che monitora i casi nel Paese, solo un caso confermato di Covid-19 ogni 1000 è ricondotto alla trasmissione all’aperto. Dei 232.164 casi registrati nel Paese fino al 24 marzo 2021, solo 262 sono stati il risultato del contagio all’aperto, rappresentando lo 0,1% del totale. Ci sono stati 42 focolai associati agli assembramenti all’aperto. Un focolaio scoppiato in una comunità ha rappresentato 7 casi: questa situazione coinvolgeva un’attività di lavoro all’aperto avvenuta tra due diverse famiglie. Ci sono stati 21 focolai sui cantieri con 124 casi e 20 focolai associati alle attività sportive e all’esercizio fisico con 131 casi, anche se l’HPSC ha specificato che “non è possibile determinare dove è avvenuta la trasmissione” con certezza.
I dati dell’HPSC, forniti dopo una richiesta dell’Irish Times, sono basti su “luoghi che sono principalmente associati alle attività all’aperto, come sport all’aperto e cantieri, o focolai che citano specificatamente nei commenti che erano coinvolti un luogo o un’attività all’aperto”. Inoltre, il 20% di tutti i casi nel Paese deriva da trasmissione in comunità, in cui la fonte di infezione non è nota.
I numeri relativamente bassi di casi che derivano dalla trasmissione all’aperto in Irlanda si riflettono anche nei risultati degli studi internazionali. Uno studio di 1.245 casi in Cina ha svelato che solo 3 persone sono state contagiate all’aperto e che conversavano senza indossare la mascherina. Secondo una revisione dell’Università della California di 5 studi globali di trasmissione, le possibilità di contrarre il Covid-19 in un ambiente chiuso è 19 volte più grande rispetto ad un ambiente all’aperto.
All’Università di Canterbury, il Prof. Mike Weed ha studiato 27.000 casi di Covid-19 basati su 6.000 set diversi di dati. Uno studio era su 7.500 casi in Cina e Giappone prima del lockdown in entrambi i Paesi. Il numero di casi associati al contagio all’aperto era “così piccolo da essere insignificante”, ha scoperto Weed.
Gestione del rischio
Secondo Weed, gli assembramenti all’aperto sono sicuri se accompagnati da un’adeguata gestione del rischio. Per esempio, possono essere consentite folle agli eventi sportivi se vengono osservate le regole per il momento in cui le persone si radunano nei luoghi chiusi. “La nostra conclusione è che in molti settori e per molti formati e dimensioni, sarebbe possibile mettere in atto adeguate mitigazioni basate sulle evidenze per fornire eventi e attività all’aperto in un modo che non aggrava il rischio da trasmissione sporadica a focolaio”, afferma Weed.
Ed Lavelle, professore di biochimica al Trinity College Dublin, dichiara che i risultati sono stati “davvero notizie fantastiche e sostengono molte evidenze dagli Stati Uniti”, che hanno mostrato che le attività all’aperto sono di per sé sicure.
La Prof.ssa Orla Hegarty (University College Dublin) sostiene che il rischio all’aperto è basso “se le persone mantengono la distanza fisica, evitano conversazioni ravvicinate e prestano molta attenzione al fatto che trasporti condivisi e toilette condivise siano ben ventilati e che vi stiano per breve tempo e indossino le mascherine. Durante l’influenza spagnola, alle persone era consigliato di parlare fianco a fianco e non faccia a faccia e questo è confermato dal movimento delle particelle virali nell’aria quando le persone respirano e parlano. Il rischio di infezione è basso all’aperto perché, a meno che non si sia vicino a qualcuno di contagiato, la maggior parte del virus probabilmente verrà trasportata via e diluita nell’aria, come il fumo di sigaretta”.
L’Irlanda consentirà le attività sportive all’aperto, inclusa l’apertura di campi, campi da golf e da tennis, dal 26 aprile. Il Ministro del Turismo Catherine Martin ha annunciato l’istituzione di un fondo da 17 milioni di euro in cui le imprese che servono cibo possono richiedere finanziamenti per contribuire a pagare più posti a sedere all’aperto.
Immunologa Viola: “Allentare le misure all’aperto”
Proprio sul punto delle riaperture, si concentra il commento dell’immunologa Antonella Viola, Professoressa Ordinaria di Patologia Generale, che in un post sulla propria pagina Facebook ha scritto: “Da circa un anno ripeto che il contagio si verifica al chiuso e che all’aperto il rischio è così basso da poter essere considerato irrilevante. Un anno fa lo dicevo sulla base della logica (e degli studi pregressi ovviamente) mentre ora abbiamo i dati che ce lo confermano. Studi effettuati in Cina, in Irlanda e in varie altre parti del mondo dimostrano che il contagio da SARS-CoV-2 avviene in luoghi chiusi. Questi dati ci spingono a chiedere di allentare le misure all’aperto, ora che la bella stagione lo consente. Potremmo permettere ai ristoranti di servire solo all’aperto, con tavoli ben distanziati, o a chi si occupa di fitness di organizzare corsi di gruppo nel parco. Insomma usiamo i dati nel modo giusto: per ripartire”.