Sono 8000 i metri quadri che ospitano l’Orto Botanico di Messina “Pietro Castelli”, in una struttura universitaria annessa al Dipartimento di Scienze Biologiche e Ambientali.
Si tratta di uno spazio in cui l’esuberante vegetazione si spinge oltre i limiti del muro di cinta grazie al clima favorevole e alle magnifiche specie arboree ivi ospitate.
La storia dell’Orto Botanico di Messina
L’Orto Botanico “Pietro Castelli” si trova nel centro urbano di Messina e costituisce un polmone verde all’interno di una città in cui sono esigui gli spazi verdi.
Si tratta di un arboreto in cui si mescolano le specie esotiche, tropicali e subtropicali, con quelle autoctone in un mix suggestivo che grazie al clima particolarmente mite, vegetano lussureggianti e non necessitano di alcuna protezione invernale.
Dalle notizie storiche sappiamo che la data d’impianto è da ricercarsi nel XVII secolo, nello specifico nel 1638, anno durante il quale il periodo aureo dell’Ateneo messinese decretò la fondazione di un Orto Botanico: quell’Hortus Messanensis che si profilò da subito come uno dei migliori orti botanici dell’epoca grazie alla ricchezza delle specie floristiche e alla sistemazione sapiente delle stesse.
Nel 1674, tuttavia, la ribellione dei messinesi contro gli spagnoli portò alla soppressione dell’Università e alla distruzione dell’Orto Botanico.
Più tardi nel periodo tra il 1678 e il 1838 la mancanza di un Ateneo universitario vero e proprio venne parzialmente sostituita da una serie di associazioni culturali e accademie private che mantennero in vita anche la disciplina botanica grazie alla creazione di alcuni orti privati, frequentati da studiosi che più tardi sarebbero diventati docenti della rinata Università.
L’ultimo periodo di riferimento è quello che va dal 1838 ai nostri giorni, quando con decreto borbonico rinacque l’Università di Messina e con essa la questione della fondazione di un Nuovo Orto Botanico che sorse tra il 1883 e il 1889.
Le disavventure di questo spazio verde, tuttavia, non erano destinate ad esaurirsi e il terremoto del 1908 colpì con conseguenze durature l’orto che si ridusse a una superficie ampia solo un terzo di quella originaria.
Grazie a un intenso lavoro protratto per oltre un ventennio, oggi l’Orto Botanico di Messina è un ambiente ricco di interessanti collezioni, ma è anche un centro di conservazione della biodiversità e un luogo in cui attività didattica e divulgazione delle conoscenze botaniche e ambientali si adeguano costantemente al continuo incremento del patrimonio floristico e alla coltivazione di specie autoctone a rischio d’estinzione.
Le collezioni dell’Orto Botanico di Messina
Le piante dell’Orto Botanico di Messina sono raggruppate in collezioni, in relazione alle loro caratteristiche specifiche, ma anche al loro uso (piante aromatiche, piante da fibra, etc.) o all’ambiente nel quale crescono (flora mediterranea, piante succulente, etc.). Queste piante non si trovano sempre riunite in uno specifico settore dell’orto poiché si tratta di piante o specie arboree che rispondono a diverse esigenze colturali.
Sono molto ricche le collezioni di piante grasse che si trovano all’interno di una serra, qui un’aiuola ospita una collezione di Cycadee tra cui emergono esemplari significativi di Cycas.
In alcuni terrari si possono osservare numerosi Lithops, comunemente chiamati “pietre vive” e altre succulente tra cui Caralluma europea, unica specie di questo genere presente in Italia, nelle isole di Lampedusa e Linosa. Un’altra sezione è poi dedicata alle insolite forme di crescita (fasciazioni, crespature e mostruosità), con esemplari notevoli di Euphorbiaceae e Cactaceae.
Adiacente alla serra delle piante grasse si sviluppa un giardino roccioso in cui si trovano all’aperto diverse specie di piante succulente appartenenti a famiglie filogeneticamente lontane fra di loro, ma con una caratteristica comune: l’adattamento all’ambiente arido.
Nonostante appartengano tutte alla famiglia delle piante grasse e possiedano identiche esigenze ambientali, si sono differenziate in aree geograficamente lontane. Ne sono un esempio le Euforbiaceae del continente africano, le Cactaceae del continente americano, le Didieraceae del Madagascar.
Tra le ricostruzioni di alcuni ambienti particolari spicca l’ambiente umido mediterraneo che si trova in una zona ombrosa dell’orto, intorno a un piccolo laghetto. Proprio qui si trova una raccolta di specie autoctone tipiche di ambienti umidi come l’Osmunda regalis, una felce rara della flora italiana particolarmente a rischio di estinzione.
Tipico del territorio peloritano è l’ambiente di Forra (profonda gola a pareti verticali e avvicinate, tra le quali scorre un corso d’acqua), particolarmente interessante proprio dal punto di vista botanico poiché ospita specie relitte del terziario che hanno trovato rifugio nelle strette valli del messinese, resistendo sino ai nostri giorni, tra di esse alcune rare felci e numerosissime orchidee mediterranee.
I percorsi e le attività dell’Orto Botanico di Messina
L’Orto Botanico di Messina si presta ad essere fruito attraverso vari approcci. Uno dei percorsi più interessanti consente di conoscere il mondo delle piante dal punto di vista evolutivo, soffermandosi ad osservare le specie attraverso un percorso evoluzionistico che segua l’evoluzione della biodiversità del mondo vegetale.
Oltre alle felci arboree che costituiscono dei veri “fossili viventi” risalendo fino al lontano Carbonifero (ben 400 milioni di anni fa), si possono riconoscere gli Equiseti giganti (le Calamiti) i cui eredi si possono osservare intorno al laghetto dedicato alla flora umida mediterranea.
Direttamente dal Giurassico arrivano le Cicadee, accanto alle quali si trova il Ginkgo biloba che con le sue tipiche foglie a ventaglio lascia immaginare come doveva apparire un bosco dell’era Mesozoica.
L’arcaica Magnolia grandiflora è invece una delle più antiche piante con fiori che risale al Cretaceo, periodo al quale risalgono anche i Ficus tropicali e le Palme, in passato particolarmente diffusi nel Mediterraneo.
Al termine della visita all’Orto Botanico di Messina si può scegliere di compiere un percorso virtuale che consente di approfondire le conoscenze botaniche grazie ai nomi specifici e ai collegamenti con le relative schede descrittive.
Il percorso virtuale consente di esplorare l’orto attraverso alcuni brevi filmati che riprendono alcune curiosità, ma anche di pregustare la visita grazie alle panoramiche immersive a 360°.
Per le attività didattiche sono presenti raccolte di piante utili all’uomo come le piante da fibra (cotone, lino, ramiè, sisal), da olio (jojoba, ricino) dolcificanti (canna da zucchero, stevia), agrumi e piante apprezzate per i loro profumi quali piante aromatiche, gelsomini, pelargoni.