Covid-19, FOCUS sulla mortalità: è un virus killer per gli anziani, innocuo per gli under-40. E gli scienziati si interrogano sui vaccini ai giovani

Covid-19, i dati dell'Istituto Superiore di Sanità mostrano contro ogni allarmismo che per chi ha meno di 40 anni questo virus è innocuo, e anche per gli under-50 le complicazioni sono molto molto rare. La scienza si interroga sull'opportunità di vaccinare i giovani per una malattia che uccide solo gli anziani
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L’Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato i dati sulla mortalità e sulla letalità del Covid-19 in Italia. Il dato è aggiornato al 1° giugno su un totale di oltre 124.300 morti, quindi un “campione” assolutamente esteso e vasto dopo quasi un anno e mezzo di pandemia. Il dato è quindi molto completo, attendibile ed esaustivo. In base ai dati forniti con il numero di morti per classe di età e il tasso di letalità (che è il numero di morti in rapporti ai contagiati) per le stesse classi di età, emerge come questo virus abbia due comportamenti molto diversi tra i giovani/adulti e gli anziani. A morire per Covid-19, infatti, sono quasi esclusivamente gli over 60, e il tasso di letalità cresce enormemente dai 70 anni in sù, raggiungendo cifre drammatiche per gli over 90. L’età media dei morti, infatti, è superiore agli 80 anni e i deceduti con questa malattia sono persone già affette, in media, da almeno 3 o 4 altre gravi patologie pregresse (diabete, ipertensione, obesità, infarto, ictus, tumore etc.).

Al contrario, questo virus si dimostra innocuo per gli under-40 e molto poco problematico anche per gli under-50. In modo particolare, in Italia abbiamo avuto in un anno e mezzo appena 336 morti tra gli under-40. Per tutti e 336 casi si trattava di persone già affette da gravissime malattie croniche, alcuni addirittura in stato vegetativo, altri con sindrome di Down, obesità grave, diabete e ipertensione o tumore allo stadio terminale. Nei registri dell’ISS non risulta neanche una persona sana, senza patologie, tra i 336 morti italiani di Covid-19 con meno di 40 anni. E sotto i 40 anni è bassissimo anche il tasso di ospedalizzazioni.

Il dato della mortalità è molto basso anche per i quarantenni (fascia di età 40-49 anni). Anche tra gli under 50 è molto raro che il Covid-19 degeneri in forme gravi, seppur non come nelle fasce più giovani. I morti complessivi di questa fascia d’età sono 1.086, anche in questo caso tutti con gravi patologie pregresse. Se però il tasso di letalità per i giovani è talmente tanto basso da non dover considerare il Covid-19 un problema serio per la propria salute (0,00% per tutti gli Under-19; 0,01% per la fascia d’età 20-29 anni; 0,05% per la fascia di età 30-39 anni, in tutti i casi più basso del tasso di letalità della tradizionale influenza stagionale), per i quarantenni (fascia d’età 40-49) il tasso di letalità inizia a diventare un po’ più elevato, cioè dello 0,16%. Parliamo comunque di cifre assolutamente contenute.

La situazione inizia a cambiare per le età più adulte: per i cinquantenni (50-59 anni) il tasso di letalità sale allo 0,59%, che è un dato elevato, superiore a quello dell’influenza stagionale, seppur molto basso in termini assoluti. La vera impennata è per gli over-60: abbiamo una letalità, che significa morti sui contagiati, del 2,73% per la fascia d’età 60-69 anni. Significa che ogni 100 sessantenni contagiati, ne muoiono tre. Ancora più grave la situazione per i settantenni (70-79 anni), che hanno un tasso di letalità del 9,26%. Per gli ottantenni (80-89 anni) siamo al 19,92% e per gli ultranovantenni (da 90 anni in sù) siamo al 27,70%, cioè 28 morti ogni 100 contagiati.

Proprio alla luce di questi dati, la comunità scientifica si sta interrogando su quanto sia davvero importante la corsa ai vaccini in atto in alcuni Paesi occidentali (Italia in primis) per i giovanissimi, gli adolescenti e in generale tutti gli under-40, che di Covid-19 non muoiono ma – seppur in casi rari – possono avere gravi reazioni dalla vaccinazione e arrivare purtroppo anche al decesso per gli effetti collaterali del vaccino. Soltanto nelle ultime ore, infatti, in Italia piangiamo la vita di Alessia Reda, 24enne calabrese deceduta per un’embolia polmonare dopo il vaccino Moderna, e Camilla Canepa, la 18enne ligure deceduta ieri a Genova colpita da trombosi dopo il vaccino AstraZeneca. Tra i morti per il vaccino, è stata provata la correlazione tra la vaccinazione e il decesso per Stefano Paternò, il militare siciliano morto a 43 anni in Sicilia il 9 marzo poche ore dopo la vaccinazione con AstraZeneca. Paternò aveva già avuto il Covid-19 senza neanche accorgersene, da totale asintomatico, e la vaccinazione ha sviluppato una reazione anticorpale che ha scatenato il fenomeno noto come ADE che ha portato alla morte del giovane uomo.

Il paradosso di morti per vaccino nella fascia d’età in cui non si muore per la malattia per cui si vaccina sta interrogando gli scienziati e spingendo molte autorità a sospendere le vaccinazioni (per il momento solo con il siero AstraZeneca, ma dovrebbe essere esteso a tutti) per quelle fasce d’età per cui questo virus non fa paura. Anche perchè gli under-40 che hanno avuto il Covid fino ad oggi in Italia sono svariati milioni rispetto ai vaccinati (meno di 3 milioni di dosi somministrate in questa fascia d’età fino ad oggi), quindi c’è il rischio concreto che a parità di dati tra contagiati e vaccinati, siano decisamente più grandi i numeri dei malesseri, dei ricoveri e delle morti tra i vaccinati che tra i contagiati di questa fascia d’età.

Proprio ieri su Nature è stato pubblicato l’ultimo studio che sta alimentando il dibattito scientifico sull’effettiva opportunità di continuare a vaccinare i giovani.

Osservando i dati sulla mortalità e sulla letalità del Covid-19 in Italia (vedi grafici a corredo dell’articolo), basta un minimo di buon senso per non avere alcun dubbio su cosa fare e cosa invece sarebbe meglio evitare. Perchè se il rapporto rischi/benefici non lascia alcun dubbio sull’efficacia del vaccino per gli anziani, molto diverso è per i giovani che possono benissimo evitare i rischi degli effetti collaterali del vaccino considerando che non hanno alcun rischio di morte o malattia grave nel caso in cui dovessero beccare questo virus.

Tasso di letalità COVID-19 per classe di età in Italia

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