Etna, doppio parossismo in 24 ore e apertura di una nuova bocca effusiva: “Cose viste e riviste, il vulcano non fa altro che essere se stesso”

Il vulcanologo Boris Behncke ha spiegato che il doppio parossismo in un giorno e l’apertura di una nuova bocca eruttiva sull'Etna non rappresentano niente di insolito
  • eruzione etna 23 giugno 2021
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Nella lunga sequenza eruttiva in atto sull’Etna, oggi c’è stata una novità: due parossismi in un giorno, per la precisione uno all’alba e uno al tramonto. Inoltre, durante l’episodio di fontana di lava di questa sera, si è osservata l’apertura di una bocca eruttiva nell’alto versante orientale del Cratere di Sud-Est (vedi foto della gallery scorrevole in alto).

Il vulcanologo Boris Behncke, dell’Osservatorio Etneo, ha spiegato che il doppio parossismo in un giorno e l’apertura di una nuova bocca non rappresentano niente di insolito o pericoloso. “Due parossismi in un giorno, uno all’alba, l’altro al tramonto. Mi ricorda qualcosa: quando arrivai in Sicilia la prima volta, a settembre 1989, lo stesso Cratere di Sud-Est – allora molto più piccolo ma sempre potente – fece un parossismo all’alba e uno all’imbrunire, per diversi giorni. Bocche effusive che si aprono alla base sud-orientale del Cratere di Sud-Est? Cose viste, riviste, stra-riviste, anche durante diversi dei parossismi di questa primavera – ricordate “Oscar” (idea della nostra vignettista Grazia Emme), la bocchettina apertasi il mattino del 4 marzo 2021 nella stessa identica posizione? Che poi è diventato due bocche, poi quattro e persino cinque, per alcuni di quei parossismi di marzo 2021?”, spiega Behncke in un post sulla propria pagina Facebook.

Ricordiamo anche che, durante la fase incredibilmente frenetica di parossismi di febbraio 2000, in alcuni giorni sono avvenuti addirittura 3 (tre) parossismi nell’arco di meno di 24 ore. L’Etna non fa altro che sé stessa, il Cratere di Sud-Est è stato il suo “figliolo” preferito, viziato, sin dall’inizio, e continua ad esserlo, ora da giovanotto di una certa età. Resta sempre “u picciriddu della mamma“”, scrive il vulcanologo.

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