Il GOM (Grande Ospedale Metropolitano) di Reggio Calabria è uno dei migliori ospedali del Sud Italia: struttura d’eccellenza in molti settori, proprio pochi giorni fa ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Cardinale Robert Sarah, già arcivescovo di Conakry (Guinea) e prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il Cardinale ha voluto ringraziare pubblicamente il nosocomio reggino per il trattamento ricevuto, dopo aver scelto proprio la struttura di Reggio Calabria per sottoporsi a un delicato intervento urologico realizzato con una tecnica robotica di ultima generazione, il robot Da Vinci. Il cardinale ha scelto di spostarsi in riva allo Stretto di Messina dalla Città del Vaticano: l’intervento è stato un successo e ha voluto ringraziare medici, infermieri, operatori e dirigenti della struttura reggina con un’apposita conferenza stampa.
Il GOM è stato in prima linea anche nella lotta al Covid-19: ha servito e sta servendo l’intera provincia di Reggio Calabria (550.000 abitanti) come unico Covid-Hospital del territorio, e nel 2020 ha sperimentato un’innovativa cura con l’adenosina grazie alle intuizioni dei brillanti medici che lavorano nell’ospedale reggino. Sulla pandemia i numeri parlano chiaro: in provincia di Reggio Calabria, a fronte di 23.749 contagiati documentati ufficialmente su una popolazione di oltre mezzo milione di abitanti, i morti sono stati soltanto 339 per il tasso di letalità in assoluto più basso d’Italia. Complessivamente dall’inizio della pandemia nella struttura Covid-19 appositamente allestita nell’ospedale sono state ricoverate 1.454 persone. Oggi i ricoverati sono soltanto 17, tutti nel reparto di malattie infettive e nessuno in terapia intensiva.
Il dott. Sebastiano Macheda, primario proprio della terapia intensiva del GOM e sempre in prima linea nella cura dei pazienti, ha raccontato con gioia ed entusiasmo la dimissione dell’ultima paziente: “ieri mattina l’abbiamo dimessa, adesso è in malattie infettive ma ormai sta bene ed è fuori pericolo. Si tratta di una giovane donna di 40 anni gravemente obesa e non vaccinata. Sappiamo che l’obesità è una delle patologie che incidono molto sulle complicazioni del virus, che non è pericoloso per i giovani sani ma può mettere a rischio anche la vita dei giovani se hanno patologie così serie. Questa giovane donna è arrivata in condizioni molto critiche, è stata sedata e intubata, sottoposta a ventilazione meccanica. L’abbiamo curata con le regolari terapie approvate dalla comunità scientifica contro questo virus e adesso è fuori pericolo, è perfettamente vigile, ha potuto comunicare con i familiari tramite il suo cellulare anche in terapia intensiva dopo che l’abbiamo estubata. Quando è possibile ci teniamo a mantenere sempre il contatto con i familiari perchè comprendiamo quanto può essere doloroso per chi è costretto a stare a casa, avere il pensiero di un figlio, un genitore o un fratello malato a distanza“.
Il primario è molto netto sull’utilità dei vaccini, ma al tempo stesso spegne ogni allarmismo sulla pandemia: “nella mia terapia intensiva non è mai entrato un vaccinato, ma neanche un giovane sano. Abbiamo ricoverato prima della 40enne dimessa ieri un’altra ragazza di età inferiore ai 30 anni, ma anche lei era gravemente obesa e soffriva di altre serie patologie neurologiche. Altri giovani sani non ne abbiamo mai dovuti curare“. Il dott. Macheda sui vaccini ha le idee molto chiare: “è doveroso contrastare le fake news e in modo particolare le teorie del complotto. Non capisco le battaglie ideologiche come se la scienza, la medicina o la lotta alla pandemia avessero degli schieramenti che devono scontrarsi. Nessuno nasconde gli interessi economici delle case farmaceutiche, sappiamo che non lavorano gratis. Nessuno fa niente per niente, ma da qui alle teorie complottiste ce ne passa. Io non credo ai complotti, e vedo ogni giorno quanto i vaccini siano importanti come arma utile a salvare molte vite e ad evitare nuove chiusure. E’ chiaro che per il Covid-19 il fattore di rischio determinante rimangono l’età e le comorbidità. Se si contagiano i giovani non è un problema, non abbiamo mai avuto giovani sani ricoverati nei nostri reparti, anche nelle precedenti ondate quando non c’erano i vaccini e nessuno era vaccinato. Ma se sono giovani che hanno comorbidità o portano a casa il virus ai parenti anziani, i rischi aumentano. Le comorbidità che più espongono al rischio di complicazioni da Covid-19 sono l’obesità, il diabete, l’ipertensione, la cardiopatia ischemica, le broncopatie: in questi casi anche per i giovani ci sono rischi elevati. Giovani sani non ne abbiamo mai dovuti curare dall’inizio della pandemia, e se i benefici della vaccinazione sugli anziani, sui malati cronici di tutte le età e su tutte le persone fragili sono indiscutibili, si può discutere se sia opportuno o meno sottoporre alla vaccinazione i giovani sani che di rischi da Covid-19 non ne hanno. Ma in questo caso si tratta di scelte più politiche che scientifiche”.
Con estrema serietà e lucidità, ma anche grazie al suo ruolo che gli consente di avere il polso della reale situazione, Macheda pone l’accento su altri problemi sanitari che non hanno nulla a che vedere con la pandemia: “è vero che adesso la terapia intensiva del GOM è vuota di pazienti Covid-19, ma non c’è solo la pandemia e adesso la vera emergenza sono gli incidenti stradali. Stanno arrivando tantissimi pazienti con politraumi per incidenti stradali da tutta la provincia, ne abbiamo ricoverati almeno una decina nelle ultime tre settimane. Ieri sera l’ultimo triste episodio, dopo un incidente a Bocale, sono arrivati due pazienti che erano a bordo di uno scooter: uno purtroppo non ce l’ha fatta, l’altra è stata operata e ora è in rianimazione. Bisognerebbe stare molto attenti sulle strade, bisogna sensibilizzare la gente ad essere prudente, non bastano i limiti di velocità. Non abbiamo pazienti Covid-19 ma la rianimazione continua a lavorare intensamente al servizio del territorio, anche con il supporto della terapia intensiva post operatoria guidata dal dott. Massimo Caracciolo, che anche nei picchi delle ondate di Covid-19 ha dato una grossa mano“.
A confermare le dichiarazioni di Macheda è il primario del reparto di Malattie Infettive, dott. Giuseppe Foti che ribadisce come sul Covid-19 “tutto dipende dall’età. Abbiamo qualche paziente di 45 anni, ma in linea di massima tutti i ricoverati hanno più di 50 anni. Quelli di 50-60 anni sono tutti non vaccinati, mentre quelli più anziani arrivano anche vaccinati con entrambe le dosi. Sono pochi, ma ci sono: il vaccino li protegge dalle forme più gravi, anche se non ha impedito il contagio e una sintomatologia seppur non grave“. Lo scenario è molto chiaro: il vaccino aiuta gli anziani e i pazienti fragili ad evitare la morte e il ricovero in terapia intensiva; agli adulti anche il ricovero ordinario perchè pazienti di 50-60 anni vaccinati in ospedale non ce ne sono. Per i giovani il problema non si pone: “Sotto i 50 anni abbiamo avuto davvero pochi ricoveri dall’inizio della pandemia, abbiamo avuto qualcuno che aveva l’infezione ma senza mai sviluppare forme gravi o preoccupanti” conferma Foti.
Sulla situazione attuale della pandemia, il Direttore dell’Unità di Malattie Infettive del GOM è positivo: “i numeri sono al momento abbastanza contenuti. Stiamo notando che c’è una diffusione maggiore del virus nelle fasce giovanili, che però dal punto di vista clinico non determina particolari problematiche anzi la patologia è adesso meno impegnativa rispetto a quello che vedevamo alcuni mesi addietro. Probabilmente dipende anche dalla variante Delta che sta diventando dominante: sappiamo che è più diffusiva e contagiosa ma in ospedale vediamo che ha un minor impatto sull’apparato respiratorio, di conseguenza si vedono infezioni meno gravi rispetto a quelle che vedevamo qualche mese addietro. E questo vale per tutti, anche per i non vaccinati. Al momento, ad esempio, nessuno dei nostri 17 pazienti ricoverati ha bisogno del supporto casco CPAP. Qualcuno ha bisogno di ossigeno, qualcuno anche di ossigeno ad alti flussi, ma non di ossigeno a pressione positiva. Questo è confortante, rispetto al quadro dei pazienti che avevamo nei mesi scorsi“.