Facilitare l’esecuzione di test di resistenza alle radiazioni su componenti e sistemi elettronici per applicazioni nei settori aerospazio, automotive ed energia all’interno di grandi infrastrutture di ricerca e sperimentazione. È l’obiettivo dell’ENEA nell’ambito del progetto RADNEXT, finanziato con 5 milioni di euro da Horizon 2020 e coordinato dal CERN, che riunisce 38 tra università, centri di ricerca, infrastrutture e industrie, tra cui le grandi facility GSI (Germania), GANIL (Francia), STFC (Regno Unito), TRIUMF (Canada), PSI (Svizzera) e il colosso europeo dell’aviazione civile e militare Airbus.
L’ENEA partecipa al progetto sia in qualità di coordinatore dell’accesso agli impianti di irraggiamento sia mettendo a disposizione il Frascati Neutron Generator (FNG), la più intensa sorgente di neutroni da 14 MeV in Europa e una delle più intense al mondo, in grado di produrre neutroni tramite reazioni di fusione deuterio-trizio, con intensità fino a 100 miliardi di neutroni al secondo.
Grazie a queste caratteristiche uniche, FNG viene utilizzato oltre che per i test di resistenza alle radiazioni (radiation hardness) – ruolo con cui partecipa al progetto RADNEXT – anche per studi di fisica ed ingegneria nucleare applicata all’energia da fusione, nonché per lo sviluppo di nuovi rivelatori di particelle. FNG si trova presso il Centro di Ricerche ENEA di Frascati ed è disponibile per aziende private ed istituti di ricerca; nei quattro anni del progetto, FNG ospiterà circa 20 attività sperimentali selezionate, per oltre 500 ore di test con neutroni.
“Il nostro obiettivo è supportare industrie, università e centri di ricerca con l’accesso gratuito alle facilities per test di radiation hardness di componenti e sistemi elettronici”, sottolinea Salvatore Fiore ricercatore del dipartimento Fusione e tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’ENEA e coordinatore delle attività di Transnational Access di RADNEXT del valore di oltre 2.5 milioni di euro, oltre il 50% dell’intero progetto. “La “radiation hardness assurance” è un’esigenza sempre più sentita nell’industria, ma anche nelle piccole e medie imprese attive in ambito aerospazio e ricerca nucleare, con un numero crescente di dispositivi esposti a radiazioni di maggiore intensità e per periodi di tempo più lunghi, e la conseguente necessità di un’opportuna valutazione della resistenza a radiazione dei sistemi utilizzati”.
Le infrastrutture di ricerca del network, costituite da acceleratori di particelle e sorgenti di radiazione, ospiteranno le attività proposte da ricercatori di istituti scientifici e industrie, valutate ed accettate da un panel indipendente di esperti. Call trimestrali selezioneranno le proposte migliori, che avranno accesso alle facility del network, con costi di utilizzo finanziati completamente dal progetto, secondo lo schema del Transnational Access. La prima call, appena conclusa, ha ricevuto oltre 30 proposte di attività sperimentali, a fronte di 10 finanziabili. La prossima call è prevista a settembre 2021.