L’Ivermectina funziona contro il SARS-CoV-2 (volgarmente noto Covid-19). A dirlo non è uno strampalato gruppo di complottisti nè tantomeno qualche no-vax, bensì uno studio pubblicato sull’autorevole American Journal of Therapeutics, storica rivista scientifica che si occupa di farmacologia e terapie che adesso raccomanda proprio l’uso del famoso antielmintico ultra economico.
Le cure con ivermectina sono la principale strada per combattere la pandemia in molti Paesi del mondo: i dati che arrivano da Zimbawe, India, Perù, Argentina e Messico sono particolarmente emblematici di quanto questo farmaco possa aiutare a combattere il virus in tutte le fasi della malattia.
Lo studio sull’Ivermectina dimostra che questo farmaco inibisce la replicazione e il legame del SARS-CoV-2 con il tessuto ospite attraverso diversi meccanismi. Previene inoltre la trasmissione e lo sviluppo della malattia nelle persone esposte a pazienti infetti e porta a riduzioni del tasso di mortalità nelle Regioni in cui ci sono state campagne di distribuzione del farmaco, che vanta oltre 40 anni di utilizzo e miliardi di dosi somministrate ed è quindi acclarato che non ha alcun tipo di effetto collaterale serio.
“Sulla base della totalità degli studi e delle prove epidemiologiche presentate in questo lavoro, l’ivermectina dovrebbe essere impiegata globalmente e sistematicamente nella prevenzione e nel trattamento del Covid-19″ concludono gli autori dello studio, che sono Pierre Kory, primario del reparto di terapia intensiva dell’UW Health University Hospital di Madison, nel Wisconsin; Joseph Varon, primario del reparto di terapia intensiva del United Memorial Medical Center di Houston, Texas (il reparto con il più basso numero di morti Covid degli USA dall’inizio della pandemia); Gianfranco Umberto Meduri, ricercatore e insegnante di medicina presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università del Tennessee; Jose Iglesias, docente di medicina presso l’Hackensack Meridian School of Medicine at Seton Hall di Nutley, nel New Jersey; e Paul E. Marik, autorevolissimo scienziato sudafricano noto in tutto il mondo per i suoi studi e le sue specializzazioni sui polmoni, capo della divisione di pneumologia e terapia intensiva dell’Eastern Virginia Medical School di Norfolk in Virginia. Tutti i medici che hanno firmato lo studio sono in prima linea, nelle loro strutture, nella lotta alla pandemia.
L’Ivermectina è un farmaco semisintetico comunemente usato per trattare pidocchi, scabbia, ascariasis e altre infezioni parassitarie, che è anche molto economico e facilmente disponibile in grandi quantità.
Nei mesi scorsi, come già accaduto per l’idrossiclorochina, questo farmaco e il suo utilizzo sono stati presi di mira da vere e proprie campagne volte a sminuirne il valore, ingannando molti Stati (tra cui l’Italia) che hanno deciso di non utilizzarlo. Addirittura facebook e youtube hanno censurato molti contenuti sull’Ivermectina etichettandoli come “disinformazione medica“.
Nonostante i numerosi studi che già da molti mesi dimostrano l’efficacia dell’Ivermectina contro il Covid-19, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato di non utilizzarla per il trattamento dei pazienti colpiti da Covid-19. Il leader dell’OMS, l’eritreo Tedros Adhanom Ghebreyesus molto vicino a Xi Jinping e primo responsabile dei ritardi di comunicazione per lo scoppio della pandemia a Wuhan, non si è fatto alcuno scrupolo a bandire un farmaco che per la scienza funziona.
Adesso però in India proprio il referente dell’OMS, dott. Soumya Swaminathan, rischia la pena di morte dopo la denuncia dell’Indian Bar Association (IBA) – che non è l’associazione dei bar indiani bensì degli avvocati indiani – che lo ha citato in giudizio per le sue “fuorvianti dichiarazioni contro l’uso di Ivermectina che non hanno consentito il suo utilizzo provocando centinaia di migliaia di morti“. Nella denuncia, gli avvocati indiani chiedono al governo del Paese di “esaminare con urgenza la situazione e in particolare la serietà delle questioni coinvolte, che non riguardano solo i cittadini dell’India ma anche la sicurezza, la sopravvivenza e il benessere di tutta l’umanità“. In particolare gli avvocati intendono colpire il “divieto di cura” imposto dall’OMS “per alcune sostanze come Ivermectina la cui efficacia è ampiamente dimostrata da decine e decine di studi scientifici e di pareri di medici prestigiosi che lavorano quotidianamente sul campo contro la pandemia“. Tra i denunciati degli avvocati indiani c’è anche Tedros Adhanom Ghebreyesus, il leader mondiale dell’OMS.
In Europa l’ivermectina è utilizzata con successo contro il nuovo Coronavirus in Repubblica Ceca, mentre in Italia l’uso di questo farmaco non è consentito dai protocolli delle autorità competenti ma pochi giorni fa Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato ed esponente della maggioranza del governo Draghi, in una conferenza stampa sulla pandemia e sulle cure domiciliari ha detto che “dobbiamo prevenire future ospedalizzazioni puntando sulle terapie domiciliari, guardando anche alle nuove prospettive evidenziate da studi recenti“, sottolineando che “e’ l’unica soluzione se non vogliamo rallentare o addirittura nuovamente azzerare le attività di prevenzione e di analisi precoce di patologie esistenti“. Per la senatrice triestina Laura Stabile, componente della commissione Sanità sempre per Forza Italia, “l’evoluzione della pandemia è incerta. Bene la campagna vaccinale, ma è opportuno lavorare anche su altri fronti, migliorare le abitudini alimentari e gli stili di vita per rafforzare le difese immunitarie e soprattutto rivedere i protocolli sulle cure domiciliari. Vi sono farmaci che, da prove scientifiche, risultano molto efficaci come l’ivermectina, in Italia non ancora reperibile in commercio“.
“Nell’ultimo decennio – ha spiegato nella stessa conferenza stampa il dottor Alberto Donzelli, specialista in igiene e medicina preventiva – vari studi clinici hanno iniziato a mostrare un’attività antivirale di ivermectina che adesso si sta dimostrando utile in gran parte del mondo nella prevenzione e trattamento della Covid-19 di grado lieve, medio e grave, con efficacia maggiore se usata in fase precoce. Il nostro auspicio è che rientri tra le terapie autorizzate nell’affrontare il covid19, anche perchè le prove che supportano l’uso di ivermectina eccedono quelle utilizzate per l’approvazione di altri trattamenti a carico del SSN, che oltretutto mostravano entità di benefici minori“, ha concluso Donzelli.
Sull’ivermectina a Maggio è stato pubblicato anche uno studio del prof. Zangrillo che arriva alle stesse conclusioni (“perchè avere paura di usare un farmaco potenziale salva vita?“).
Anche nel nostro Paese, quindi, seppur in modo molto timido, qualcosa si muore. Cosa bisogna aspettare ancora per utilizzare l’ivermectina anche in Italia, di fronte a tali evidenze scientifiche?