La terza dose di vaccino anti Covid inizia a profilarsi sempre più all’orizzonte. Il tema è in via di discussione tra i membri del Cts, che sul punto sono però ancora in disaccordo.
Sul possibilità di una terza inoculazione di vaccino Massimo Galli, direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha pubblicato oggi un editoriale su Il fatto quotidiano, dove spiega chiaramente che “Allo stato attuale dei fatti, al di là di questi primi dati che arrivano da Israele, non c’è uno straccio di prova che lo stesso vaccino o un altro possa esser utile in soggetti fragili a cui non hanno funzionato le due dosi precedenti. Potrebbe essere forse utile per l’anziano – immunosenescenza – che ha una immunità meno valida di altri, ma chi ce lo dice se non facciamo altre sperimentazioni?“, si chiede Galli.
“Non mi piace sentir ipotesi di rivaccinare tutti a prescindere e poi casomai si capisce dopo se funziona la terza dose o meno – precisa ancora Galli –. Un’altra questione che mi disturba parecchio è quella relativa alla persistenza o meno degli anticorpi. Se Ambrogio, piuttosto che Filippo, ha una risposta diversa perché va trattato nello stesso modo di Franco? E, che piaccia o meno, un marcatore di risposta sono gli anticorpi. Sento molti spaventati dall’eventualità della verifica degli anticorpi perché capisco che preoccupi dal punto di vista organizzativo, ma io di mestiere faccio il medico e non l’agente di sanità pubblica. Bisogna considerare che il livello di anticorpi al SarsCov2 non rappresenterà magari una risposta esaustiva ma è la più semplice da trovare”.
Massimo Galli si interroga poi sul motivo per il quale Angela Merkel e Mario Draghi si siano sottoposti al test degli anticorpi prima dell’inoculazione e un ipotetico e anonimo “signor Rossi non ne avrebbe diritto? Io posso dire che mi controllo abbastanza spesso, anche per motivi di studi che stiamo svolgendo, e gli anticorpi li ho eccome. Bene, a brevissimo, tra settembre e ottobre il mio green pass, insieme a quelli di tutti i sanitari in Italia, scadrà. Sento parlare di proroga da nove a 12 mesi, ma poi il problema si ripone. Perché dovrei farmi somministrare una terza dose di vaccino se dopo tre mesi ho gli stessi anticorpi di prima? Capisco solo che Albert Bourla, ceo di Pfizer, tiri acqua al suo mulino parlando di terze dosi”.