Mentre i vaccini perdono efficacia a fronte dell’avanzata di nuove varianti, e soprattutto arrivano brutte notizie sul fronte della durata degli anticorpi vaccinali che già dopo 6 mesi dalla somministrazione scendono sotto il livello utile di protezione, lo spettro della necessità di una terza dose per prolungare l’efficacia del siero diventa realtà in molti Paesi del mondo. Il primo ad averlo messo in atto è Israele, dove la situazione epidemiologica sta peggiorando in modo sempre più significativo nonostante la campagna vaccinale più grande del mondo. Più del 62% degli oltre 9 milioni di abitanti israeliani, infatti, ha già ricevuto la seconda dose del vaccino completando il ciclo vaccinale, una percentuale che sale enormemente escludendo i bambini e i ragazzi fino a 16 anni per cui la vaccinazione non è stata autorizzata (per rendere l’idea, in Italia nonostante la vaccinazione sia autorizzata già a partire dai 12 anni, siamo al 52% di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale).
Nel Paese MedioOrientale, infatti, ci sono stati 2.114 nuovi casi di coronavirus nelle ultime 24 ore. Lo ha riferito il ministero della Salute israeliano spiegando che 212 pazienti sono ricoverati in gravi condizioni. Si tratta del dato più alto da aprile. Il sito di Ynet sottolinea che il tasso di contagio in Israele è salito al 2,95%. Dall’inizio della pandemia, in Israele 6.474 persone sono morte per complicanze riconducibili al Covid-19. Le somministrazioni della terza dose vaccinale è iniziata da pochi giorni, ma soltanto 45mila israeliani l’hanno già fatta. Per il momento la possibilità di vaccinarsi con la terza dose è consentito in Israele soltanto alle persone di età superiore ai 60 anni o con sistema immunitario fragile, ma il primo ministro Naftali Bennett vorrebbe accelerare la campagna vaccinale. Secondo un sondaggio pubblicato nel fine settimana da Michal Grinstein-Weiss, direttore del Social Policy Institute presso la Washington University e visiting professor presso il Centro interdisciplinare di Herzliya, però, solo il 52% degli israeliani che hanno ricevuto due dosi del vaccino covid-19 sarebbe disponibile a ricevere la terza. Secondo la ricerca, rilanciata dal Jerusalem Post, tra le persone di età inferiore ai 60 anni, solo il 47% riceverebbe un’ulteriore dose; invece il 67% tra quelle di età pari o superiore a 60 anni. Secondo la ricerca, molti israeliani credono che, siccome la variante Delta si diffonde in tutto il Paese, il vaccino non funzioni correttamente. Solo il 59% degli intervistati ha affermato che il vaccino protegge dalle infezioni, il 69% ha affermato che previene la diffusione del virus e l’82% ha affermato che protegge dallo sviluppo dei sintomi. Secondo Grinstein-Weiss “c’è un forte calo del numero di persone interessate alla vaccinazione. E’ sorprendente, ma non c’è un reale desiderio di una terza vaccinazione“. La ricerca ha anche chiesto se i genitori avrebbero permesso ai figli di età tra i 5 e gli 11 anni di vaccinarsi. La maggioranza (54%) ha detto che non lo farebbe. Quando si tratta di bambini, secondo i ricercatori, i genitori sono preoccupati che i funzionari sanitari non conoscano ancora l’impatto a lungo termine del vaccino.
Il secondo Paese che inizierà con le somministrazioni della terza dose è il Regno Unito, sulla falsariga di quanto sta già facendo Israele. Il governo britannico di Boris Johnson si prepara, come largamente anticipato, a un piano per la somministrazione di una terza dose dei vaccini anti Covid che verrebbe riservata per ora, a partire dal 6 settembre, alla “persone più vulnerabili“: anziani, malati cronici, soggetti a rischio d’infezione respiratoria. Secondo il Daily Telegraph, il viceministro responsabile per la campagna vaccinale, Nadhim Zahawi, il quale aveva preannunciato questa intenzione già un paio di mesi fa, ha aggiornato la settimana scorsa un gruppo di deputati al riguardo, indicando l’obiettivo di garantire dopo l’estate una disponibilita’ potenziale nel Regno Unito di quasi 2,5 milioni di ulteriori dosi alla settimana in grado – se necessario – di rafforzare l’immunità a chi ne avrà bisogno: in particolare contro la minaccia legata ad attuali o future varianti del coronavirus. Un portavoce del ministero della Sanità ha da parte sua confermato oggi che l’esecutivo si sta al momento “preparando a un piano di richiami” vaccinali ulteriori e che i consulenti medico-scientifici del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (Jcvi) hanno già elaborato una prima “raccomandazione ad interim” sulle categorie prioritarie da coprire in autunno con un possibile terzo vaccino. Ma ha aggiunto che i dettagli d’una decisione finale saranno resi pubblici “a tempo debito“, anche sulla base di studi ad hoc tuttora in corso sull’efficacia immunitaria dei diversi vaccini. Il portavoce ha spiegato che il governo Johnson – ancora incerto sui paletti di un eventuale green passport vaccinale ipotizzato per fine agosto, ma già osteggiato da 43 deputati della maggioranza Tory e giudicato non necessario per “le attività quotidiane di base” pure dall’opposizione laburista – si propone di assicurare prima dell’arrivo dell’inverno che “milioni di persone vulnerabili mantengano la stessa protezione ottenuta con la prima e la seconda dose del vaccino. Contro il Covid-19 e contro nuove varianti“.
In Europa anche il governo tedesco pensa a una terza dose di vaccino contro il coronavirus per le persone vulnerabili: ne parleranno in un’apposita riunione i ministri regionali della Salute nel pomeriggio di oggi. A partire da settembre, il ministro della Salute Jens Spahn vuole offrire la terza dose agli anziani, alle persone attualmente bisognose di cure e alle persone con un sistema immunitario indebolito, proprio come Israele e Regno Unito. Coloro che sono già completamente vaccinati con AstraZeneca o Johnson&Johnson dovrebbero ricevere un vaccino mRna come richiamo. Nel Paese si discute anche dell’opportunità se estendere o meno le vaccinazioni ai minorenni. Al momento, infatti, solo gli over 18 possono vaccinarsi in Germania.
Anche in Italia si continua a discutere molto della terza dose di vaccino. Si tratta di una possibilità che “potrebbe essere valutata dalle agenzie regolatorie, visto che Israele ha detto che gli infettati non hanno sintomi e magari non sono nemmeno contagiosi. Da questo punto di vista abbiamo bisogno di molte evidenze” ha detto stamattina l’epidemiologa Stefania Salmaso, ospite di Agorà Estate su Rai 3. Secondo Salmaso “l’obiettivo adesso non è l’eradicazione e l’eliminazione del virus circolante. Non abbiamo nessuna possibilità di fare questo. Quello che vogliamo fare è ridurre questa infezione a una circolazione anche endemica, ma che non porti danno. E’ per questo – ha concluso – che bisogna assolutamente continuare a vaccinare per proteggersi e proteggere soprattutto le persone più vulnerabili“. Proprio oggi il virologo Silvestri ha parlato addirittura di “quarta dose” necessaria per chi farà la terza.
La necessità di una terza dose così presto rispetto alla somministrazione delle prime due, in alcuni casi già dopo 6-8 mesi, e la scelta dei Governi di riservarla soltanto per le persone anziane (over 60) o gravemente malate, è l’ennesimo passo avanti di scelte politiche che si avvicinano a posizioni scientifiche dopo aver deragliato inizialmente, fortemente condizionate dal panico sociale e mediatico rispetto alla pandemia. Se, infatti, con la terza dose si devono vaccinare soltanto anziani e fragili, non si capisce che senso possano aver avuto le prime due dosi per i giovani sani, che dal Covid-19 non hanno mai rischiato di morire o di finire in ospedale. La scelta di non sottoporli alla terza dose è molto significativa: è evidente che non rappresentano un problema sanitario a fronte di questo virus, anche se si esaurirà l’effetto delle prime due dosi. E quindi non lo erano neanche prima di vaccinarli. L’illusione di fermare la circolazione del virus si infrange a fronte di una realtà che vede i vaccinati vettori del contagio esattamente come i non vaccinati, e l’assoluta inefficacia delle vaccinazioni per eradicare il virus. Tuttavia, numerosi studi scientifici avevano già dimostrato questo in tempi non sospetti.