“Il SARS-CoV-2 è qui con noi e continuerà ad esserci, dobbiamo prepararci alla quarta dose. Questa sarà la nostra vita d’ora in poi, a ondate“. Lo ha detto in un’intervista alla radio pubblica di Israele KAN Salman Zarka, il capo epidemiologo del Paese, esperto incaricato dal governo israeliano a guidare le scelte sulla pandemia. Zarka ha anche spiegato che il prossimo richiamo potrebbe essere modificato per proteggere meglio dalle nuove varianti come la Delta attualmente in circolazione. Intanto nel Paese oltre 2 milioni e mezzo di israeliani hanno fatto la terza dose, un richiamo con lo stesso identico prodotto dei primi due quindi non studiato sulla variante Delta che in questi giorni dilaga nel Paese facendo segnare tutti i record di contagi dall’inizio della pandemia, con la quasi totalità (oltre 90%) di morti e ricoverati tra coloro che avevano ricevuto entrambe le prime due dosi del vaccino (oltre 6 milioni di israeliani, cioè tutti gli over 18).
Salman Zarka ha anche detto che bisogna “imparare dalla lezione che ci ha dato la variante Delta; in primavera dopo la prima vaccinazione pensavamo di avere sconfitto il virus ed essere tornati alla normalità invece è arrivata questa nuova mutazione. Adesso dobbiamo considerare l’arrivo di altre varianti, come quella nuova che proviene dal Sud America. Pensando a questo, e alla diminuzione dell’efficacia dei vaccini già dopo pochi mesi dalla somministrazione, avremo bisogno in continuazione di richiami. Nella migliore delle ipotesi uno ogni anno come si fa da sempre per l’influenza stagionale, ma forse per questo virus anche due volte l’anno, ogni cinque o sei mesi“.
Zarka ha anche detto che entro la fine del 2021 o comunque all’inizio del 2022 Israele potrà somministrare nuovi vaccini studiati sulle varianti.
Intanto in Israele il Ministero della Salute la scorsa settimana ha annunciato che il sistema del “Green Pass” – un documento che consente l’ingresso in determinati luoghi pubblici per coloro che sono vaccinati o sono guariti – scadrà soltanto sei mesi dopo che il titolare ha ricevuto la seconda o la terza dose, sottintendendo appunto che anche dopo la terza ci sarà la quarta già tra pochi mesi. Una scelta legata proprio all’evidenza scientifica che mostra il calo dell’efficacia dei vaccini dopo pochi mesi, esattamente opposta a quella della politica italiana che invece ha approvato l’estensione della durata del Green Pass per i vaccinati a 12 mesi consentendo quindi a persone che non avranno alcuna protezione di poter partecipare a mega assembramenti ed eventi pubblici nonostante siano esposte al rischio del virus.
Intanto in Israele oggi sono 679 i pazienti positivi al Covid-19 ricoverati in gravi condizioni nei reparti di terapia intensiva del Paese, un numero enorme a fronte dei 9 milioni di abitanti. Quasi tutti (615, per la precisione, più del 90%) erano già vaccinati con entrambe le dosi da oltre 15 giorni quando sono stati ricoverati. Israele era stato il primo Paese al mondo a vaccinare in massa la popolazione tra Gennaio e Marzo, ed è stato il primo Paese al mondo a subire un’ondata di contagi, ricoveri e morti tra i vaccinati dopo 5-6 mesi a causa del calo dell’efficacia dei vaccini.
L’Italia dovrebbe guardare con molta attenzione a quello che sta succedendo ad Israele: mentre il nostro Governo insiste sulle vaccinazioni di massa anche per i giovani, ipotizzando addirittura un futuro obbligo vaccinale in caso di approvazione da parte degli organismi farmaceutici e comunque valutando a breve l’estensione dell’obbligo di Green Pass anche ad altre categorie come se il problema fosse il basso numero di vaccinazioni (in Italia ci sono più vaccinati che in Israele in rapporto alla popolazione!), sarebbe più opportuno che si lavorasse in base alle evidenze scientifiche utilizzando il Green Pass come strumento di salute e sicurezza pubblica, e non come un incentivo-ricatto per imporre il vaccino. Significa che bisogna, in un Paese che ha quasi dieci volte gli abitanti di Israele, restringere il campo dei vaccinabili alle persone a rischio Covid (fragili, malati cronici, anziani, operatori sanitari più esposti), offrendo già adesso la terza dose a chi si è vaccinato a Gennaio, Febbraio e Marzo. Altrimenti andiamo incontro inevitabilmente ad un autunno-inverno drammatico e a un terzo anno di chiusure inevitabili, e sarà per l’ennesima volta colpa di uno Stato cieco e anti scientifico che tenterà miseramente di scaricare la responsabilità sul solito capro espiatorio già individuato, stavolta, in quella minuscola minoranza di non vaccinati.