Come è nato SARS-CoV-2, il Coronavirus che ha scatenato la pandemia che affligge il mondo? Da quasi due anni ormai si cerca una risposta a questa domanda e le ipotesi sono diverse. C’è chi sostiene che sia emerso in maniera naturale passando dagli animali all’uomo e chi crede che sia il frutto di una fuga, volontaria o meno, da un laboratorio di Wuhan, città cinese da cui il virus si è poi diffuso in tutto il mondo.
Ora, grazie ad uno studio di un gruppo di ricercatori dell’Università della California di San Diego, emerge un’altra ipotesi, che allontanerebbe quella della fuga da laboratorio: il salto del SARS-CoV-2 da animale all’uomo potrebbe essere avvenuto in due occasioni indipendenti. Lo studio, ancora in attesa di revisione paritaria, è stato pubblicato su virological.org, che accoglie articoli in attesa di revisione da parte della comunità scientifica.
I ricercatori dell’università californiana hanno svolto la rianalisi di 1.716 genomi del virus pubblicati su l’archivio online Gisaid raccolti tra fine 2019 e il 28 febbraio 2020. Negli archivi, è possibile osservare la presenza di due distinte varianti del virus fin dalle prime settimane dalla sua scoperta. Le due linee, note come A e B, hanno una serie di nette differenze genetiche. La linea B, poi diventata quella dominante in tutto il mondo, è stata trovata in persone che hanno visitato il mercato dei frutti di mare di Huanan a Wuhan, che vendeva anche animali selvatici. La A si è diffusa all’interno della Cina, ed è stata trovata in altri mercati di Wuhan.
I ricercatori stanno cercando di capire se le due linee siano state una l’evoluzione dell’altra (quindi l’origine del virus resterebbe unica) oppure se le due linee abbiano avuto origini separate e siano perciò frutto di due distinti salti di specie (spillover). Il nuovo studio suggerirebbe proprio questa seconda ipotesi.
Secondo i ricercatori americani, una serie di genomi finora considerati ‘intermedi’ tra le linee A e B sarebbero stati affetti da una serie di errori, definiti ‘non insoliti’, dovuti ai software che tentano a volte di colmare alcune lacune dei codici genetici analizzati. Errori di lettura e/o trascrizione che possono avvenire in ogni circostanza e, sottolineano i ricercatori, ancor di più a inizio pandemia quando ancora non erano stati definiti protocolli precisi e si cercava di ottenere il maggior numero di dati possibili in poco tempo. I ricercatori ora intendono mettere a punto una serie di simulazioni al computer per testare in che modo uno spillover multiplo potrebbe combaciare con la diversità dei genomi di SARS-CoV-2 identificati finora.
Lo studio, preliminare e che necessita di verifiche, dovrà essere analizzato dalla comunità scientifica ma se confermato, “i risultati aggiungerebbero peso all’ipotesi che la pandemia ha avuto origine in più mercati diversi a Wuhan, e renderebbero meno probabile l’ipotesi che SARS-CoV-2 sia fuggita da un laboratorio”, si legge su Nature.