Ha suscitato molto clamore il caso di un’infermiera dell’azienda sanitaria Ulss n.2 di Treviso, sospettata di non aver iniettato il vaccino ad alcune precise persone pur facendo figurare l’avvenuta procedura. In merito è intervenuto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha parlato di “un fatto grave in quanto si cercava di ottenere la certificazione senza l’iniezione“. “Abbiamo fiducia nella magistratura e negli inquirenti – ha aggiunto Zaia – e sembra di capire che i soggetti che si sarebbero prestati a questi gesti siano pochi. Episodi come questi, tuttavia – ha concluso – non possiamo accettarli“.
“E’ un ulteriore danno d’immagine alla professione, così facendo rischiamo di passare da eroi a truffatori“. Così Samanta Grossi, presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Treviso, in relazione all’inchiesta su una collega accusata di non aver deliberatamente iniettato le dosi di vaccino a persone consapevoli di quanto stava avvenendo. La professionista è indagata per omissione in atti d’ufficio e falso ideologico. “Spero non fossero anche previsti compensi per questo comportamento – ha aggiunto Grossi – e comunque ora apriremo un procedimento disciplinare per ascoltare la collega“.